La lunga notte del 43: Florestano Vancini
La Lunga Notte del 43 (1960) è il film di esordio di Florestano Vancini (nativo di Ferrara) ed è tratto da un racconto di Giorgio Bassani (Cinque storie ferraresi). La sceneggiatura, oltre che di Vancini è di Pier Paolo Paqsolini e, sul piano delle curiosità, compare nel film anche una giovanissima Raffaella Carrà (17 anni e ancora con il nome vero di Maria Pelloni) che interpreta la sorella di uno dei protagonisti.
Nel guardarlo si tenga presente che, alla sua uscita, il film fu dichiarato "vietato ai minori di 16 anni" per la crudezza della vicenda e perché al centro di essa c'è un adulterio. Non attendetevi scene di sesso: qualche bacio e la protagonista in sottoveste. Ci si renderà così conto di come era l'Italia a cavallo tra anni 50 e 60. Formale e bigotta figlia di quel fascismo che, in questo film vediamo ben riciclato nella vicenda del federale di Ferrara.
Nella Ferrara dell'autunno 43 si intrecciano due vicende:
- Pino Barilari (Enrico Maria Salerno), titolare di una storica farmacia del centro, passa le giornate alla finestra dell'appartamento, sopra la farmacia, di fronte al Castello. E' paralizzato alle gambe per gli effetti della sifilide che lo porteranno alla morte. L'origine venerea del male si scoprirà solo alla fine. Ha una giovane moglie (Anna, interpretata da una conturbante Belinda Lee, che morirà in un incidente nel 61 e per questa ragione è sconosciuta ai più). Anna passa le giornate tra la cassa in farmacia, qualche uscita per la città e una compassionevole vicinanza a questo marito reso paranoico dal suo male. Al cinema, dopo anni, incontra Franco Villani (Gabriele Ferzetti), innamorato di un tempo e figlio di un avvocato antifascista di Ferrara. Franco è rientrato dopo lo sbandamento dell'8 settembre e non gli ci vuole molto a far riaccendere l'amore di Anna che vede in Franco l'occasione per riflettere sui suoi errori, su quel matrimonio senza speranze e prospettive e per riprogettare una vita (o almeno una speranza di vita).
- Carlo Aretusi (Gino Cervi), detto "Sciagura", è ringalluzzito dal rilancio del partito fascista repubblichino che si sta ricostituendo in quei giorni. Sogna i vecchi tempi (quelli del 19-22) e ambisce a sostituire il federale fascista di Ferrara, Console Bolognesi da lui considerato un burocrate imbelle. Lo fa ammazzare da un suo collaboratore per prenderne il posto e butta la responsabilità sull'antifascismo. Fa venire delle squadracce da Padova e Verona e per rappresaglia fa fucilare 10 notabili antifascisti prelevati di notte nelle proprie abitazioni (l'episodio è reale). Tra essi c'è l'avvocato Villani e Pino Barillari, sveglio alla finestra come in tante notti, assiste alla fucilazione. Anna quella notte era uscita di nascosto e si trovava a casa di Franco. Ne esce quando i fascisti vengono a prndere l'avvocato Villani e quando rientra si trova di fronte i cadaveri e intravvede il marito alla finestra.
Pino Barilari è chiuso nel suo mondo e non reagisce nemmeno alle provocazioni di Anna che cerca di fargli ammettere di aver visto gli assassini; Sciagura va da Pino e questi (per difendere la moglie!?!) finge di aver dormito e afferma di non aver visto nulla, mentre Sciagura rievoca i vecchi tempi, quelli in cui Barillari stava con i fascisti; Franco Villani è sconvolto, non vuole sapere come sia andata, molla Anna e scappa in Svizzera. Anna torna a casa in tempo per vedere Sciagura che esce dalla casa del marito e fugge sconvolta.
Molti anni dopo Franco ricompare a Ferrara con moglie francese e figlio. Pino è morto, di Anna nessuno sa più nulla e in compenso gli compare di fronte Sciagura che discute delle sorti della Spal (la storica squadra di Ferrara) al bar come se nulla fosse e anche Franco fa finta di nulla. Il film si distacca dal racconto di Bassani in cui c'è il processo e Barillari testimonia di non aver visto nulla.
Le interpretazioni della Lee. di Salerno e soprattutto di Gino Cervi sono perfetti. Anche Ferzetti è molto bravo nel ruolo dell'uomo senza qualità. La voce di Belinda Lee è la stessa di chi ha doppiato per anni Ingrid Bergman.
Non è un film politico, come ci si aspetterebbe dal titolo; è un film su una tragedia umana dentro la tragedia della guerra civile e in più c'è tanta Ferrara come nelle storie di Bassani. I fascisti hanno vinto, il perbenismo domina, Anna dove sarà?
Il mio voto 8; 10 a Gino Cervi