Germania anno zero: Roberto Rossellini
Il film è l'ultimo (1948) della trilogia del neorealismo e, a differenza di Roma Città aperta e di Paisà, non l'avevo mai visto. L'ho guardato subito dopo Paisà e l'ho trovato decisamente mmigliore. Mentre in Paisà abbiamo una serie di episodi che raccontano della risalita degli anglo americani dalla Sicilia all'Emilia con personaggi italiani di vario tipo e umanità a fare da contrappunto, qui c'è la tragedia e la sofferenza del popolo tedesco dopo la disfatta.
La famiglia Koehler vive nella Berlino distrutta e affamata dell'immediato dopoguerra ed è formata da un padre anziano consumato dalla malnutrizione, da una figlia bionda, Eva, che sopravvive frequentando gli americani, da un fratello che ha fatto il soldato nella Wehrmacht, che si nasconde per paura e dunque non ha nè documenti nè, aspetto più importante, tessere per il cibo e da Edmund, un ragazzino biondo dai tratti bellissimi che dimostra fisicamente i suoi 12 anni, ma che viene buttato in un mondo in cui devi diventare adulto in fretta.
La famiglia, come in molte città distrutte dalla guerra, coabita in casa di un padrone duro e ripugnante che fa la borsa nera. Edmund perennemente alla ricerca di qualcosa da mangiare incontra il suo vecchio maestro, nazista e omosessuale-pedofilo che vive con altri nazisti e che gli butta lì l'idea che i deboli devono soccombere ed i forti sopravvivere.
Edmund fa esperienze di furtarelli, incontra una ragazzina più grande di lui che gli piace, vende e baratta cose in proprio e per conto terzi; si fa via via più deciso e autonomo (ma anche anaffettivo).
In una parentesi felice in cui il padre va per qualche giorno in ospedale e si tira un po' su mangiando ogni giorno, Edmund lo va a trovare e di fronte alle imminenti preoccupazioni per il ritorno a casa, si ricorda degli insegnamenti del maestro e ruba una boccetta di veleno dal carrello dei medicinali.
Il padre a casa ricomincia le sue lamentazioni sull'essere di peso ed Edmund, alla prima occasione, gli prepara un the avvelenato; il padre muore. Edmund è orgoglioso, va dal maestro e gli confessa ciò che ha fatto; questi lò scaccia terrorizzato ed Edmund si rende conto di ciò che ha fatto. Vaga tra le macerie di Berlino, si arrampica sul campanile di una chiesa e si butta di sotto.
Film crudo, realista fino allo stremo che, a differenza di Paisà, non dà spazio a sentimenti di ripresa: tristezza, dolore, tragedia. Ad un certo punto compare sulla scena del maestro un generale nazista che gli porta via l'ultima conquista. Sembra quasi che Rossellini abbia deciso di farla pagare non solo ai nazisti ma all'intero popolo tedesco: non c'è futuro per voi.
Il mio voto: 8