Il sangue dei vinti: Michele Soavi
Il Sangue dei vinti (2008) è liberamente ispirato ai libri di Pansa dedicati alle tragedie della guerra civile e in particolare a quelle accadute dopo il 25 aprile. Li ho letti a suo tempo e mi incuriosiva l'avventura del film.
Il film è stato un flop dal punto di vista del botteghino ed è stato stroncato dalle recensioni su due piani: quello tecnico (sarebbe un polpettone in stile fiction-TV) e quello politico (avrebbe osato andare al di là della equidistanza e sbilanciarsi a favore dei repubblichini).
Sono troppo inesperto del primo tema per avventurarmi in considerazioni su dialoghi e piani sequenza. Io l'ho visto con piacere (mi ha preso) e non mi ha disturbato la scelta di parlare della tragedia del periodo 43/45 attraverso il filo di una storia. C'è chi ha scritto che il commissario interpretato da Michele Placido dovrebbe finire nel girone dantesco degli ignavi: a me è sembrato un funzionario dello stato, innamorato di una idea astratta di giustizia e messo in crisi dal trovarsi in una guerra ed una guerra civile che non avrebbe voluto vedere o vivere.
La asimmetria del film a favore dei repubblichini c'è sicuramente, ma nei libri di Pansa è voluta (voglio raccontarvi un altro aspetto della verità) e nel film ce la vedo in due cose: nell'omicidio-suicidio dei genitori (Giovanna Ralli Philippe LeRoy) che reagiscono così al rischio di essere ammazzati da una "scheggia partigiana impazzita" perché hanno generato una figlia che sta con i repubblichini, nella benevolenza nei confronti di Lucia, la sorella che, dopo aver perso il marito con cui andava a Roma in viaggio di nozze durante una incursione area, rientra nella casa dei genitori, vive lo spaesamento e sposta il suo odio per ciò che è accaduto sui temi della fedeltà e dell'onore andando ad arruolarsi nelle brigate repubblichine. Sarà lei ad uccidere inconsapevolmente il fratello partigiano e sarà lei a subire gli oltraggi della folla in attesa della morte.
Il fratello partigiano, di fronte al massacro pilotato dei genitori, si limita a dire che si farà un'inchiesta; la sorella repubblichina tiene un diario e gioca con i fiori vedendo in loro la vita e la speranza che rinascono.
Mi è già capitato più volte di vedere all'Eredità (la trasmissione a quiz di Marco Conti) che precede il TG1, giovani nati dopo gli anni 50 (spesso laureati) dimostrare una totale ignoranza sulle tragedie del nazifascismo che qualcuno colloca addirittura negli anni 50 e 60. A me pare che queste siano le vere tragedie del nostro paese, la rimozione o peggio l'assoluta ignoranza.
Per questa ragione mi va bene tutto ciò che può avvicinare alla coscienza di ciò che è stato per capire che la guerra prima e la guerra civile poi (in cui la responsabilità dei fascisti è piena e indiscutibile) ci sono state, sono state una tragedia e dovremo fare in modo di non avercele più.
Il mio voto: 7.5