Orizzonti di gloria: Stanley Kubrick
Stasera ho rivisto per l'ennesima volta il film di Stanley Kubrick del 1957 (trovate qui una scheda con la ricostruzione della vicenda) con un grande Kirk Douglas. Il film è fatto e interpretato da anglo americani ma descrive, entro le linee francesi, una delle tante tragedie del I conflitto mondiale. I riferimenti sono reali anche se poi ci si è costruita sopra una fiction.
Nel documentarmi ho scoperto che ogni mondo è paese, e così come in Italia abbiamo atteso a lungo prima di vedere il film della resistenza antiitaliana dei libici dedicato a Omar al-Mukhtar, i francesi hanno visto "Orizzonti di Gloria molti anni dopo il 1957.
Ogni volta che lo rivedo rifletto sulla fortuna della mia generazione: la prima a non aver avuto a che fare con un conflitto mondiale, ad aver vissuto nel secolo delle guerre e dei totalitarismi senza averne avuto esperienza diretta. Speriamo che questa fortuna prosegua.
- L'esercito di classe di questo film è l'esercito vero della I guerra mondiale, come esisteva in entrambi gli schieramenti; i Francesi stavano con l'Italia e questi generali crudeli, codardi e raffinati sono gli stessi delle nostre battaglie dell'Isonzo. A vederli all'opera si capisce come mai la rivoluzione bolscevica abbia avuto successo nel 1917. Il popolo è visto come una massa priva di coscienza che intende solo le leggi del terrore e al più si fa blandire da un po' di fanatismo (leggasi patriottismo). Durante il processo ai tre imputati di "codardia di fronte al nemico" (scelti in realtà a caso per "dare un esempio") quando il difensore fa presente che uno dei tre è un pluridecorato per atti di eroismo la risposta del pm è che la presenza di precedenti atti di erooismo è irrilevante rispetto alla codardia attuale.
- Le battaglie insensate come "la conquista del formicaio" le trovate, sul fronte opposto, in "niente di nuovo sul fronte occidentale" viste dai tedeschi, o in "uomini contro" tratto da "un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu. L'obiettivo non ha alcun valore strategico ma serve alla gloria degli ufficiali e a tener vivo lo spirito di corpo dei soldati. Più morti ci sono e meglio è; anzi i morti servono a creare il mito dell'eroe, da imitare.
- La gerarchizzazione è assoluta; il colonnello teme il generale; il tenente codardo e vigliacco teme il colonnello; il caporale cede al tenente che lo ha scelto per morire perché tanto la sua parola (falsa) conta di più della mia (vera).
- Non c'è spazio per la pietà di fronte alla necessità di dare un esempio; uno dei tre viene fucilato legato alla barella e incosciente a causa di un grave trauma cranico procuratosi nella notte precedente a seguito di una sbronza presa per cercare di rimuovere la coscienza della fucilazione imminente; il generale che comanda lo stato maggiore sa che il generale di divisione è un pazzo e che ha chiesto la decimazione solo per coprire le proprie responsabilità; sa che costui, inascoltato, ha ordinato all'artiglieria di sparare sulle proprie trincee per indurre i anti a "saltare fuori". Così si appresta a rimuoverlo ma prima occorre comunque dare l'esempio. E lo fa con un'aria tra il buono e il sornione.
- Credo che nel nostro esercito e in nessun esercito (tranne forse in quelli di qualche dittatura del terzo mondo) esistano più figure del genere. Ma sono esistite e nel mio piccolo ho conosciuto nel 70/71 qualcuno di questi sadici mentre facevo il servizio militare.
- Oggi le guerre si fanno in altro modo, con l'elettronica e l'informatica. Sono meno drammatiche sul piano individuale e più devastanti su quello pratico. Tutto sommato un progresso c'è stato ma giova studiare la storia per ricordare e per capire che che il tarlo della disumanità non c'è mica stato solo con Stalin e Hitler.
Una notazione finale sul titolo: "path" è stato tradotto con Orizzonti. Credo che "cammini" o "percorsi" sarebbe stato più rispondente al film. Ognuno, in questo film ha i suoi percorsi di gloria, della sua gloria, quella infame dei generali e quella piena di onore dei tre fucilati.
Il mio voto: 9.5