l’ammuina dell’articolo 18 – dedicato a chi non vede, o finge
Il PD finge di non sapere che le proposte che sono saltate fuori erano inscritte nella scelta, meritoria, di appoggiare l'operazione Napolitano-Monti e adesso si lacera sul da farsi.
i giornalisti ma anche i politici fingono o forse non conoscono la differenza tra un decreto legge e una legge delega. Il Decreto legge è motivato da necessità ed urgenza e deve avere una ambito di applicazione ben definito. E' chiaro che se si sceglie questa strada il Parlamento, entro 60 giorni e su un tema del genere, sarà chiamato a dare la fiducia sul testo così come è o al più accettare un maxiemendamento che contenga le modifiche concordate. Non si faccia dunque la manfrina sul Parlamento che …
Se si sceglie la Legge Delega il Parlamento interviene definendo gli ambiti della Delega. Tutto il dettaglio è rinviato ai Decreti Legislativi che sono di competenza e pertinenza del governo. L'iter è più lungo perché i decreti devone necessariamente passare una serie di controlli tesi a verificare che si sia rimasti entro i paletti della delega. La domanda è: il governo Monti ha il tempo per farcela? Già in molte occasioni i governi di centro destra e di centro sinistra hanno lasciato scadere le deleghe.
Grande dibattito sulla applicazione o non applicazione dei provvedimenti sul lavoro anche agli statali. Per chi non lo sapesse con il DLGS 150 del 2009, più noto come Decreto Brunetta, sono stati previsti sia i licenziamenti disciplinari (rendendo il processo più efficiente e rapido) sia il trasferimento dei lavoratori in esubero ad altri comparti. Di più il decreto è piuttosto preciso sia nell'eneunciare le diverse fattispecie e i corrispondenti rovvedimenti, sia nel definire le procedure.
Cosa c'è di più chiaro nel fatto che il processo disciplinare riguarda alcune fattispecie e quello economico ne riguarda altre? Eppure si discute del rischio che l'imprenditore faccia fuori i lavoratori che odia usando motivazioni economiche. Qui siamo al fogliettone ottocentesco rispetto alle logiche aziendali.
La finanza interviene sul cantiere per il prossimo concerto di Laura Pausini e, nonostante i morti recenti (Giovanotti e Pausini) scopre che su 20 lavoratori presenti ben 15 sono in nero. L'organizzatore chiarisce che era solo un problema di inquadramento e che non c'erano problemi di sicurezza. Intanto la CGIL fa le manifestazioni sull'articolo 18 e io mi chiedo ma una struttura così forte e organizzata, non sa, non ci vede o fa finta di nulla?
Massimo Gramellini sulla Stampa di ieri se la prende giustamente con i politici che fanno le cose a loro insaputa (Diliberto che non ci vede, Emiliano che la mette sul pelo delle cozze, Rutelli che denuncia di essere stato ingannato, Scajola che si distrae, ….): il concerto del bla bla bla
A Bellusco (provincia di MB) ennesimo caso di bullismo alla scuola media con uso di Facebook. Un piccolo teppista buca le gomme di due professoresse. Tutta la scuola ne parla (a voce e su FB) perché il tipo se ne vanta pubblicamente. La voce arriva alle professoresse e una convince una alunna a mostrarle i post di Facebook in modo di poter disporre di qualche pezza d'appoggio inequivocabile. Urla e strepiti del genitore della ragazzina per violazione della privacy. Mi aspetto anche, prossimamente l'ennesimo invito a tenere le distanze tra docenti ed alunni e a non dare l'amicizia in FaceBook.
Un vescovo fa la parte del segretario della FIOM e scopre una cosa osservata da Marx circa 160 anni fa e cioè il rischio che, nella società capitalistica, il lavoratore sia considerato alla stregua di una merce. Ma va? Peccato che le alternative si siano rivelate fallimentari sia sul piano della efficienza economica sia su quello delle libertà. Su questo terreno la soluzione non si trova con la buona volontà della dottrina sociale cristiana o con la deregulation selvaggia ma attraverso un sistema di regole e relazioni industriali correttamente impostate. E' proprio su questo punto che trovo deboli le argomentazioni dei sosenitori dei diritti assoluti e del modello FIOM.