da una famiglia poco amata a Villasanta uno sversamento di petrolio per coprire le truffe
Il Giorno di oggi pubblica questo articolo esemplare di Stefania Totaro in cui si ricostruisce la vicenda del travaso di un serbatoio di gasolio direttamente nel Lambro.
Vi ricordate le ipotesi di 2 anni fa: azione per speculare sull'area oggetto di una operazione di riconversione disinquinamento, incidente, malfunzionamento dei protocolli di sicurezza.
Nulla di tutto questo: una porcata voluta, progettata e realizzata. Sarebbe utile far uscire la notizia dalle cronache di provincia visto che 2 anni fa l'evento andò sulle TV nazionali.
C’era anche un’ipotesi di corruzione di un funzionario dell’Agenzia delle Dogane di Milano nelle indagini della Procura di Monza sullo scempio ambientale della Lombarda Petroli di Villasanta, l’ex raffineria dismessa e trasformata in sito di stoccaggio di idrocarburi da dove nella notte del 22 febbraio 2010 vennero sversati nel Lambro almeno 2.400 tonnellate di gasolio e oli combustibili.
I pm Donata Costa e Emma Gambardella, che in concomitanza con il secondo anniversario del terribile evento ambientale hanno chiuso l’inchiesta indagando di disastro doloso (un reato che prevede una pena fino a 12 anni di reclusione) i titolari della Lombarda Petroli, Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, hanno poi deciso di chiedere l’archiviazione dall’accusa di corruzione per il funzionario pubblico. Perché, secondo l’accusa, il dipendente dell’Agenzia delle Dogane di Milano, «incaricato del controllo e della verifica quadrimestrale della quantità di prodotti petroliferi depositati presso la Lombarda Petroli», non era complice, bensì veniva «distratto dai dipendenti della Lombarda Petroli presenti in sede di verifica che, fingendo di collaborare con lui nella misurazione, lo inducevano in errore circa i quantitativi di prodotto contenuti nei serbatoi», dove veniva introdotta acqua «al fine di simulare la giacenza di prodotti in realtà già usciti dal deposito».
Lo stesso sistema, secondo l’accusa, utilizzato anche la notte dello sversamento quando «allo scopo di coprire i vistosi ammanchi di prodotti petroliferi che sarebbero inevitabilmente emersi alla chiusura dell’impianto prevista a distanza di qualche mese, facevano fuoriuscire nel piazzale della Lombarda Petroli almeno 1.600 tonnellate di gasolio e almeno 812 tonnellate di olio combustibile» e dopo «fingendo di coordinare i soccorsi, versavano acqua sugli idrocarburi presenti sul terreno (manovra non prevista nel Piano di Sicurezza) con lo scopo di aumentare i quantitativi del prodotto disperso e far perdere le tracce degli ammanchi, così causando la tracimazione del prodotto nel collettore collegato con la pubblica fognatura e così provocando un grave episodio di disastro ambientale». Perché i prodotti petroliferi «tracimavano nel collettore, raggiungevano il depuratore di Monza e poi il fiume Lambro, il Po e l’Adriatico con inquinamento ambientale delle acque e delle coste con morìe di pesci, molluschi e uccelli».
Sei complessivamente gli indagati a vario titolo nell’inchiesta. Di disastro doloso sono indagati, oltre a Giuseppe e Rinaldo Tagliabue, anche il direttore dello stabilimento della Lombarda Petroli, Vincenzo Castagnoli, mentre di omesso controllo il custode Giorgio Crespi. Con i Tagliabue e Castagnoli sono indagati anche il dipendente incaricato di tenere la contabilità fino al luglio 2008, Maurizio Viganò e quello successivo, Alfredo Pilotti, per avere «predisposto una contabilità parallela e segreta riportante le reali quantità di oli minerali giacenti presso la Lombarda Petroli» per «sottrarre all’accertamento oli minerali con l’evasione dell’accisa» per un importo complessivo quantificato in circa 375mila euro e di Iva sull’accisa pari a circa 75mila euro.
Questo articolo è sempre di Stefania Totaro ed è stato scritto nei giorni immediatamente successivi quando in tanti avevano interesse a far circolare notizie fuorvianti.