il governo delle certezze – finalmente si cambia registro
Ci sarà modo di parlarne con calma ma una cosa è certa: quando questo governo dice che una cosa bisogna farla, poi la fa.
Si sta ironizzando sulla scelta di proporre al Parlamento una proposta accompagnata da un verbale in cui le parti sociali entrano nel merito analiticamente delle diverse questioni. Bene: queste serve ad evitare di far volare gli stracci il giorno dopo.
Le nuove regole saranno uguali per tutti: era ora e sarei stato più drastico nell'eliminare gli assurdi previlegi in vigore per alcune tipologie di crisi aziendale: piccola azienda "cazzi tuoi", grande azienda del sud 4 anni.
Voglio fermarmi un attimo sulla questione del licenziamento per ragioni economiche e di quello per ragioni disciplinari. In entrambi i casi sono favorevole ad avere sancito il diritto-dovere del giudice ad entrare nel merito. Certo non è detto che il giudice valuti per il meglio ma abbiamo un terzo che valuta e lo farà nell'ambito della legislazione sul lavoro che consente procedure rapide.
Licenziamento per motivi economici: non è possibile il reintegro se è acclarato che si tratta di ragioni economiche e si discute solo di quantificazione dell'indennizzo. Si apre da qui la strada per salvare sul serio, attraverso ristrutturazioni appoggiate su tempi certi, le aziende in crisi con possibilità di farcela. Immagino anche che passerà da qui la possibilità di intervenire sui casi di scarso, scarsissimo, inesistente rendimento. Conosco bene come vanno le cose nel pubblico impiego e so di cosa parlo visto che nel pubblico impiego questa cosa non si può fare e consentirebbe invece di dare la mossa a persone che vivono per la conservazione del posto e non sanno cosa sia il lavoro mentre i giovani capaci e meritevoli fanno i precari.
Licenziamento per motivi disciplinari: il giudice potrà decidere il reintegro solo nei casi più gravi e negli altri casi ci sarà solo un risarcimento.
Per il lavoratore che vada dal giudice, il reintegro è previsto solo se il motivo è inesistente perché il fatto non è stato commesso o se il motivo non è riconducibile al novero delle ipotesi punibili ai sensi dei contratti collettivi nazionali. In tutti gli altri casi di inesistenza dei motivi addotti dal datore di lavoro, il giudice dispone soltanto un indennizzo da 15 a 27 mensilità e mai il reintegro.
Non trovo nulla di strano nel fatto che nei contratti si fissino delle regole di comportamento e che alla loro violazione corrispondano dei provvedimenti. Il giudice sarà chiamato a valutare se c'è stata corrispondenza tra la regola contrattuale e la sua applicazione. In questi anni ho dovuto gestire casi di vergognoso svillaneggiamento di regole dalla malattia alle assenze ingiustificate sino alla truffa nei confronti della amministrazione. Non posso entrare nel merito di casi necessariamente coperti dalla privacy ma, per parlare del caso finito sui giornali, ce lo ricordiamo quello del dipendente del settore privato in malattia beccato alla manifestazione con i sindacalisti che lo difendonoi ricordando che non tutte le patologie richiedono di stare a casa?
Intervenire sulle regole vuol dire dare certezze da ambo le parti: più diritti per i bisognosi e meno automatismi per gli esperti in elusione. Parlo della elusione della sostanza delle regole; perché non esiste solo quella in ambito fiscale.
Adesso si apre una bella partita nel PD perché il buon Bersani si trova di fronte alla necessità di scegliere e non potrà cavarsela mettendo i veti rispetto al passaggio in Parlamento. Scelte difficili, ma necessarie perché l'elettorato vorrà sapere se sta per votare il partito di Ichino o quello della FIOM (annessi e connessi).
Dice Bersani a proposito del goveno «Non ha cercato con convinzione l'accordo. I patti non erano questi, i patti erano che si sarebbe tentata l'intesa in tutti i modi». Ma siamo sicuri che l'intesa non sia stata cercata? E' difficile trovare un'intesa quando dall'altra porte si pone un vincolo di natura ideologica.
Prosegue Bersani: «Prepariamoci, perché adesso si apre una fase non facile. La questione sociale esiste e potrebbe aggravarsi nei prossimi mesi. Chi protesta, chi non ce la fa più a fare sacrifici va ascoltato».
Domanda: cosa c'entrano le tutele assurde di natua ideologica con la situazione sociale? Forse occorrerebbe uno sforzo per separare la pula dal grano (per usare una metafora evangelica) e migliorare le tutele reali, cioè le cose che agevolano la creazione di lavoro e lo sviluppo, invece di impuntarsi su questioni di principio e poi accusare gli interlocutori di non aver mediato.
Il solito Stefano Fassina dichiara: «Il governo rifiutando le aperture fatte dalla segreteria della Cgil alimenta una tensione sociale che non fa bene a nessuno. Quando parlava dell'articolo 18 in conferenza stampa Monti sembrava Sacconi». Monti sembrava Sacconi? Anatema. Sacconi è il male qualunque cosa dica e chi mi legge sa quanto lo abbia criticato sulle questioni bioetiche. ma qui si cade nel ridicolo o forse nell'antico sillogismo secondo cui ex-socialista = socialfascista.
Sembra, dalle prime dichiarazioni, che la nuova linea di resistenza diventerà quella di affidare sempre al giudice il possibile reintegro anche per motivi economici. A me sembra una battaglia di retroguardia, l'ennesimo tentativo di far decidere della sensatezza economica a chi non ha le conoscenze per farlo. Si abbia una volta tanto il coraggio di affermare quanto dice un noto proverbio lombardo Ofelè fa el to mesté (Pasticciere, fai il tuo mestiere). In rete trovate anche la interpretazione, per chi non avesse capito: Lo si dice a chi si improvvisa esperto e cerca di fare ciò che non è esattamante in grado di svolgere. Vale come consiglio per tenere lontani gli inesperti da materie e lavori che non sono in grado di affrontare, ma anche in senso spregiativo, per sottolineare che è meglio che ciascuno si occupi delle cose di cui realmente è competente.