grazie Minoli
Peccato che RAI Storia sia un canale per amatori. La trasmissione che Minoli ha dedicati ieri sera al decimo anniversario dell'assassinio di Marco Biagi valeva diecimila dibattiti con i politici in studio.
- i falsi dibattiti sulla riforma del lavoro
- la purezza e linearità di questi riformisti emiliani venuti fuori dalla tradizione socialista
- lo schifo e la intollerabilità di questi personaggi delle Brigate Rosse con le loro inchieste preparatorie scritte in perfetto stile militare
- il chiamarsi fuori (con ruoli diversi) di quei politici che gli stavano intorno e che non hanno fatto nulla (o hanno fatto poco) di fronte alle continue sollecitazioni di Biagi sulla questione della scorta e delle minacce telefoniche che riceveva: da Sacconi a Maroni a Casini.
- le dichiarazioni indegne e vergognose di Scajola a cadavere caldo sul fatto che Biagi puntava in realtà, con il suo allarmismo, a garantirsi il rinnovo dei contratti di consulenza
- la umanità e tranquillità della moglie
- le responsabilità morali di Cofferati che ha pensato bene di sottrarsi alla intervista (dieci anni dopo)
- la ricostruzione della dinamica dell'omicidio con il ruolo delle tre staffette e dei due assassini materiali (Galesi e Morandi)
- l'eroismo del poliziotto (Perri) morto nel tentativo riuscito di bloccare Galesi e la Lioce
- le indagini che consentirono, partendo dal biglietto da visita della società di informatica che aveva fatto manutenzione al PC della Lioce, di associarla all'omicidio D'Antona e arrivare poi a beccare l'intero gruppo
Da Modena 24
Marina Orlandi si era chiamata a silenzio dopo la morte di suo marito il professor Marco Biagi. Ora, alla vigilia del decimo anniversario dell'uccisione del giuslavorista ha deciso di parlare e l'ha fatto nella trasmissione della Rai “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli, che è stata trasmessa nella serata di mercoledì. La vedova di Biagi ha voluto ricostruire la vita personale e professionale dell'uomo fino all'uccisione, per mano delle Brigate Rosse, il 19 marzo del 2002.
- Ho cominciato a temere per la sua vita dal giorno in cui è stato ucciso D'Antona, e da quel giorno, infatti, la paura iniziò a crescere, di pari passo con quelle telefonate anonime sempre più frequenti, a casa, come in facoltà.
- Minacce di cui in tanti erano a conoscenza, eppure non c'era nessuno a guardagli le spalle.
Della scorta i due coniugi parlarono proprio la sera prima della morte di Biagi.
- Eravamo a cena e Marco mi chiese: cosa posso fare? La scorta non me la danno.
- Usò parole durissime nei confronti di chi non voleva dargliela".
Per quanto riguarda la vita privata di suo marito Marina Orlandi ha detto: “Un pomeriggio gli chiesi che cosa volesse fare da grande.
Lui mi rispose: i miei due desideri sono insegnare alla Johns Hopkins e far parte un giorno delle commissioni ministeriali che stendono le nuove norme sul lavoro.
Sogni che si sono avverati. Ma lui non immaginava che proprio uno di questi avrebbe segnato il suo destino”.