quale modello sociale e culturale per l’Italia?
Il governo Monti ci bombarda ogni giorno di messaggi che in buona sostanza stanno a significare:
- meno tutele per i garantiti, meno posti a tempo indeterminatao, meno fissità nel posto di lavoro e nello stile di vita
- più certezza ed equità nell'accesso agli ammortizzatori sociali, più flessibilità negli stili di vita, più cambiamento, più mobilità sociale e territoriale
Certo, alcune proposte sono scandalose per chi ha introiettato la cultura dell'assistenzialismo (versante lavoratori) e per chi utilizza gli ammortizzatori sociali in maniera truffaldina (versante imprenditori).
Lavoro subordinato o parasubordinato: può benissimo essere caratterizzato da temporaneità (per interesse dell'azienda e/o del dipendente) ma in quel caso deve essere pagato di più di quello indeterminato ed essere gravato di meno sul versante fiscale e previdenziale (ci devono guadagnare in due e deve essere una scelta)
Licenziamenti ed articolo 18: c'è un meccanismo perverso in base al quale non è vero che si può licenziare per garantire futuro all'azienda; il meccanismo è farraginoso e di difficile applicazione in contesti in cui per risanare un'azienda occorrerebbero rapidità e certezza; il risultato è che l'azienda grande alla fine chiude e i lavoratori vanno lo stesso in mobilità (tutti e non solo alcuni) e l'azienda piccola non diviene mai media per non correre il rischio di misurarsi con l'articolo 18. Risultato: non si fa la massa critica necessaria a misurarsi sul mercato internazionale
Lavori stagionali: c'è una situazione indecente per cui metà della economia campa su un patto tacito tra lavoratore e imprenditore: il lavoratore lavora tutto l'anno e viene pagato in nero perché in alcuni mesi (in cui lavora regolarmente) percepisce l'indennità di disoccupazione; l'imprenditore ci guadagna in flessibilità, in evasione fiscale e in oneri previdenziali.
Mobilità professionale: ci vogliono incentivi a favore del cambio di tipo di lavoro e di luogo di lavoro. La società che può rilanciare l'Europa è quella dello studiare per l'intero corso della vita, dove studiare non vuol dire andare a scuola sempre, ma essere disposti a capire, ad approfondire, a spostarsi, ad avere nuove esperienze, a rischiare
Pagamenti e circolazione del danaro: vanno bene i limiti all'utilizzo de contante ma la vera soluzione sta nel farlo sparire o meglio ridurlo alla tazzina del caffè. L'utilizzo della moneta elettronica e dei bonifici toglie di mezzo la fase più spinosa della contrattazione tra chi acquista e chi vende un bene o un servizio. Se si usa la moneta elettronica resta una traccia e si taglia la testa al dibattito sulla convenienza per il consumatore al rilascio di un documento fiscale. Se la transazione non avviene in contanti non c'è più l'alibi del cosa ci guadagno o la proposta indecente del tipo sono 100 euro, 130 con la ricevuta. Supponiamo che qualcuno paghi in contanti nonostante il divieto e l'altro incassi in nero. Quei contanti come li spende? Tutti in tazzine del caffè?
Controlli fiscali: bene le iniziative della finanza da cui è emerso che la presenza della guardia di finanza ha fatto crescere gli incassi del 30-50% e dunque che c'era un evasione ben superiore al 50% (visto che la presenza dei controllori ha fatto certamente diminuire il fatturato vero). Bisogna semplificare, forfettizzare, ma anche colpire duramente ogni forma di evasione e di elusione. Aver avuto come ministro della economia un grande esperto di elusione non ha fatto bene all'Italia. Non è importante avere controlli capillari; è importante colpire duramente chi sgarra e togliere di mezzo quelle normative complesse che danno da mangiare ai consulenti fiscali e perpetuano l'elusione.
Mobilità territoriale e professionale. Da grandi si diventa quello che si è scelto di essere. Deve essere fatto un grande sforzo sul terreno dell'orientamento nella scuola media e nelle superiori. Bisogna avere il coraggio di canalizzare (anche se c'è chi pensa che farlo non sia politicamente corretto) e bisogna ridurre i margini di scelta anarchica attraverso scuole a numero programmato e con accessi basati su prove di ingresso. Bisogna dire con chiarezza che il modello di scuola superiore dopo la quale tutti possono fare tutto non va bene e non funziona. Come si fa a non capire che una Università in cui si considera offensivo dire che chi a 28 anni non si è ancora laureato e non ha un lavoro stabile (che non vuol dire a tempo indeterminato) debba darsi una mossa, non è una buona università e ha bisogno di riforme importanti?
Bisogna ricostruire la cultura del lavoro e della professione attraverso una organizzazione scolastica che consenta i passaggi (dall'apprendistato alla formazione professionale, alla istruzione tecnica a quella liceale) ma eviti di nascondere le differenze e di trasmettere l'idea falsa e perdente che tutto è uguale a tutto. Una società che dice che puoi fare l'Istituto Professionale e poi iscriverti a Lettere Classiche non è una società democratica: scambiare i diritti con la sostanza è quanto di più classista si possa fare e tra l'altro determina percentuali di insuccesso a non finire. Non ho voglia di studiare ma, come minimo, devo fare 20 ore su 32 di materie di area comune che non mi interessano e la parte pratico operativa non arriva mai. E' stato un errore, nel quadro delle recenti riforme, non abolire l'Istituto Professionale a favore di un sistema pubblico regionale di Formazione Professionale Triennale magari intrecciata con i contratti di apprendistato. Solo la Lombardia si è mossa in quella direzione e mi auguro che le altre Regioni decidano presto a che gioco vogliono giocare.
Non so se queste cose le potrà fare il governo Monti. Monti e Fornero stanno mandando dei segnali che interpretano un modo diffuso di sentire tra la gente. Le forze politiche sono in ascolto o pensano ancora una volta di riciclarsi? Io mi auguro che questo governo riesca a lavorare bene e a lungo perché ogni giorno che passa fa aumentare la constatazione che la seconda repubblica è finita e che la terza non nascerà sulla base di lanci di monetine o di personale politico alla Di Pietro – Berlusconi – Beppe Grillo. Chissa.