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Commenti

suicidio — 3 commenti

  1. Mi fa molto piacere il tuo apprezzamento, Claudio, dato che vivemmo quel momento nello stesso tempo e modo, ma poi ci siamo perduti .. evidentemente non del tutto.
    I diritti, anche quelli individuali e privatissimi sono sempre un fatto politico. Quindi non è indebito dire che affermando quel diritto (e certamente Lucio non sarebbe sorpreso dell’eco avuta dal suo gesto) egli ha fatto anche una scelta politica, e di combattimento. E Lucio ha sempre amato il combattimento.
    Come sempre su una materia di irresolubili contraddizioni.
    La morte non è solo essenziale alla vita, ma persino un dovere verso la vita. Anche per chi è laico la morte non è la fine di tutto: essa permette che altri vivano.
    E tuttavia se tutti scegliessimo il suicidio, il suo senso si rovescerebbe: non più la morte individuale che facilita la vita della specie, ma minaccia alla sua stessa prosecuzione.
    Come sempre materia di rapporto tra quantità e qualità. L’equilibrio non è dato, non è decidibile a priori. Lo scopriremo solo morendo e sopravvivendo.
    Poi mi interesserebbe confrontarci sulle scelte politiche. La mia pista è che tentare di costruire una nuova cultura comunista fosse ormai fuori dalla storia; e che il tentativo di prendere la direzione del Pci fosse fallimentare non solo per la notevole capacità di resistenza del Pci stesso, ma perché si mirava alla direzione appunto del passato anziché del futuro. Resta estremamente interessante, benché difficilmente utilizzabile, la straordinaria capacità di Lucio di tentare la costruzione di un sistema di pensiero, combinando piani tra loro diversi di cultura non solo politica, di analisi economica, di scelte politiche tattiche e strategiche. Credo che a questa inconscia consapevolezza sia dovuta l’attenzione alla persona verificatasi in questi giorni, al di là del gesto esiziale. Tutti sapevamo che egli aveva tentato qualcosa di grande. Credo che anche chi non condivideva sia stato un po’ dispiaciuto del mancato successo. E in fondo è questo il sentimento che gli è stato indirizzato sempre, e da tante parti diverse, in ogni momento della sua vita pubblica.

    • Sulla vicenda distinguo due piani diversi:
      1) quello del suicidio con tutte le implicazioni di dolore prima (per chi si suicida) e dopo (per chi resta); tutte le persone razionali con cui ho parlato sono rimaste allibite dallo stile da “grillo parlante” – il suicidio che manda insegnamenti, proprio no.
      2) la vicenda politica di quella generazione: tanto affetto, qualche rimpianto ma la lucida coscienza che la sconfitta del comunismo stava scritta nella storia dell’umanità e che non era il caso di cercare altre vie; certo è facile dirlo ora e infatti ci abbiamo speso una vita; ma io sono contento di averlo fatto

      • Al funerale è stata letta la lettera autografa di addio di Lucio Magri:
        La mia morte è cominciata da tempo. Quando Mara è scomparsa ha portato via con sè tutta la mia voglia di vivere, ed ero già pronto a seguirla. Lei lo ha intuito e in extremis mi ha strappato la promessa di portare a termine il lavoro che avevo avviato negli anni della sua sofferenza e che in altro modo era anch’esso in punto di arrivo.
        La promessa è più un atto di amore, il regalo di un tempo supplementare. Era uno stimolo e un aiuto per dare una conclusione degna al destino che ci aveva fatto casualmente ma più volte incontrare e poi dato tanti anni di felicità totale. Era anche un appuntamento, o almeno così lo ho vissuto ogni giorno. Ora posso dire che la promessa la ho mantenuta al meglio che potevo. Il libro è stato pubblicato anche in Spagna, Inghilterra, Argentina e Brasile.
        Nel lungo e doloroso intermezzo ho avuto modo non solo di riflettere sul passato ma anche di misurare il futuro. E mi sono convinto di non avere ormai nè l’età, nè l’intelligenza, nè il prestigio per dire o per fare qualcosa di veramente utile a sostegno delle idee e delle speranze che avevano dato un senso alla mia vita.
        Intendiamoci, non escludo affatto che quelle idee e quelle speranze, riformulate, non si ripresentino nella storia a venire: ma in tempi lunghi e senza sapere come e dove. Comunque fuori dalla mia portata.
        Per tutto ciò mi pare legittimo, anzi quasi razionale, soddisfare un desiderio profondo che anzichè ridursi, cresce. Il desiderio di sdraiarmi a fianco di Mara per dimostrarle che l’amo come e più che mai, e dimostrare che la morte è stata capace di spegnerci, ma non di dividerci. Può essere solo un simbolo, ma non è poco.”
        .
        Dopo aver letto questa lettera di un “laico stanco” mi pare che siano state proprio fuori luogo le strumentalizzazioni.

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