la svolta: felice di far parte degli “Italiani senza cervello”
Questo risultato mi ricorda quello del 1974 (divorzio) seguito da quello del 75 (elezioni amministrative) e dalle politiche del 76 che portarono il PCI al suo massimo storico. Poi non ci fu la capacità di costruire il progetto che andasse dalla maggioranza relativa a quella assoluta.
Mi spiego: gli Italiani hanno detto alcune cose importanti (è bene che ci rifletta anche il centro sinistra). Butto lì quattro impressioni a caldo senza mettermi a leggere prima dichiarazioni e commenti di altri; così le idee sono più fresche e genuine.
- non si insultano gli avversari
- chi perde al primo turno non deve minimizzare, ma avere il coraggio di proporre una svolta (da questo punto di vista il ballottaggio assomiglia ad un rito inutile)
- si vota in maniera laica e il risultato del voto indica la sfiducia verso il progetto del centro destra da tempo chiuso in se stesso; gli slogan sull'estremismo degli avversari non pagano così come le promesse fatte da Berlusconi a Napoli che assomigliavano alle campagne di Achille Lauro con una scarpa prima delle elezioni e l'altra dopo
- si guarda lo spessore dei candidati e, da questo punto di vista, il risultato di Napoli è emblematico (come avevo già osservato De Magistris è stato percepito come la possibilità di svolte radicali rispetto al sistema bassoliniano e al malgoverno del ceto politico di centro destra in Campania)
- la Lega non si può permettere di fare il cane da guardia dell'immobilismo (ne vedremo delle belle)
- questo governo e il suo leader non sono più credibili ma la possibilità di essere alternativi è legata all'emergere di un progetto politico riformatore, positivo ed alternativo che non è ancora nato
- il III polo non è riuscito ad essere progetto di prospettiva ed ora gli rimane solo la possibilità di giocare le sue carte nel centro destra se il centro destra dovesse entrare in crisi di progetto
- contano le persone quando votano e contano le persone quando fanno i dirigenti politici (in questo le primarie vere sono importanti)
- evitiamo di caricare di attese la scadenza referendaria; l'istituto referendario è in crisi; cerchiamo di portare gli Italiani a votare ma facciamolo laicamente
Sto ascoltando il primo discorso di Pisapia: ha iniziato ricordando i militari feriti in Afghanistan, ha apprezzato la disponibilità al dialogo della Moratti, ha detto di essere di famiglia napolitan milanese e dunque di essere doppiamente contento. Il tono era un tono da "non politico", di una persona emozionata e felice. Godiamocela e ricordiamoci che da domani bisogna amministrare bene e lavorare per il progetto Italia (abbiamo vinto a Desio, ad Arcore, a Limbiate e persino a Gallarate).
ore 20
Il PD si muove in modo cauto e da partito dell'alternativa. Invece Vendola ha sbracato, ancora più di Di Pietro. Ha preso il microfono in piazza Duomo e ha dato la stura a tutto quello che non si dovrebbe dire in queste occasioni e che Pisapia, non a caso non ha detto (i nostri fratelli zingari, i nostri fratelli musulmani, la Gelmini indegna di fare il ministro, …).
Un consiglio: attento agli orgasmi, soprattutto in Lombardia dove per spostare i voti ci vogliono anni di duro lavoro e di testarda affermazione della solidarieta e della serietà.
Già che ci siamo parliamo dei referendum: quelli sull'acqua sono molto diversi tra loro (1 sì e 1 no), quello sul legittimo impedimento è complesso (1 sì perché Berlusconi se l'è meritato, ma il problema è serio), quello sul nucleare è facile ma qui vado contro corrente come nell'87 (1 no perché penso che la politica energetica di un paese non si debba fare con i referendum). Ma non è questo il punto. Finché non cambia la legge ci vuole il 50% di quorum in un paese in cui vota tra il 60 e il 70% e dunque non ci vuole nulla a far mancare il quorum (basta un partito del 30%).
Impegnamoci dunque nel referendum (che è un fatto di democrazia), ma evitiamo di caricarlo di aspettative. IL risultato di oggi, se viene presentato come spallata e non come capacità di governare il territorio, ci porterà alla sconfitta invece che alla vittoria.
Date un'occhiata al numero di consiglieri eletti dal PD nei diversi comuni: vedrete cosa c'è dietro la vittoria di oggi.