vivo o morto
Come in tutte le operazioni di intelligence la verità completa non la conosceremo mai. Le ricostruzioni giornalistiche di oggi iniziano ad essere più dettagliate e credibili ma aspettiamoci che rimangano dei punti oscuri.
E’ possibile gioire di una morte? Per essere politicamente corretti bisogna dire di no e invece, dopo averci pensato bene, dico di sì.
Non credo che le controversie internazionali si risolvano con la linea dell’ammazziamoli tutti, ma credo che non dobbiamo commettere l’errore di scambiare Barak Obama per il gendarme del mondo.
Nell’ambito di una guerra non convenzionale è stata compiuta un’azione militare andata a buon fine. Si è scelto anche di restituire alla madre acqua un cadavere ingombrante in modo che non potesse diventare oggetto di culto. L’unica alternativa possibile era quella della cremazione e dispersione delle ceneri. Ma quando ci sono di mezzo la religione e le tradizioni è difficile azzeccarla perché c’è sempre qualcuno che si sente offeso.
Il terrorista Bin Laden si era messo in guerra da sè, aveva cresciuto una generazione di combattenti-terroristi, aveva pensato l’evento 11 settembre come atto esemplare: atei e corrotti uomini dell’occidente, la pagherete, questo è quello che vi può capitare.
Qualche anno fa nel visionare il CD dedicato alla Shoah dal centro di documentazione ebraica di Milano mi sono imbattutto nella figura di Reinhard Tristan Eugen Heydrich l’organizzatore della conferenza di Wannsee del gennaio 1942 dove venne pianificata la soluzione finale della questione ebraica.
Nel maggio 1942 Heydrich mori di setticemia per i postumi di un attentato da parte di esponenti della resistenza cecoslovacca. Nel caso di Bin Laden ho gioito come nel caso di Heydrich. In suo onore il nazismo chiamò operazione Reinhard la costruzione dei primi campi di sterminio.
Anche Osama Bin Laden sarà ricordato. Il mondo è bello perché è vario. Prendo dalla Stampa questo brano di Francesca Paci: Se nel quartier generale dell’Anp a Ramallah la scomparsa di Osama è «una buona notizia, la fine di un periodo tenebroso», a Gaza Hamas denuncia «la politica oppressiva degli Stati Uniti» e, pur differenziandosi da Al Qaeda, denuncia: «Condanniamo ogni omicidio di un combattente della guerra santa musulmana». Israele esulta doppiamente: per la morte di Osama che «rende il mondo migliore» e per la «grande vittoria dei Paesi che credono nella democrazia».
Vi consiglio di leggere l’editoriale di Mario Calabresi, il figlio del commissario Luigi Calabresi assassinato sotto casa da un commando terrorista nel 1972, per riflettere sulla differenza tra macellai e persone civili “quel dolore che non si potrà mai cancellare” e nel leggerlo ricordare che chi scrive è una vittima del terrorismo.