siamo in ballo
Sulla questione libica siamo dentro sino al collo essenzialmente per ragioni di collocazione geografica ed è un bene che dopo tanti tira e molla abbiano prevalso nelle forze che fanno politica con il senso dello stato (PDL, PD, Terzo Polo) ragionamenti che guardano al futuro di quell’area e non piccoli giochi di convenienza.
L’ONU ha sancito l’inizio della fine di Gheddafi. Il rais avrebbe avuto la possibilità di una ritirata onorevole e ha invece scelto, come tutti i dittatori coriacei, di combattere sino alla fine (io non me ne posso andare perché non sono un capo di stato qualsiasi, io sono la rivoluzione).
Non voglio sparararla troppo grossa, ma visto che parliamo di 150°, faccio un parallelismo con la guerra di Crimea il capolavoro di Cavour che consentì di collocare l’Italia in formazione nel gruppo di quelli che contano.
Non è il momento di attardarsi in polemiche di tipo interno quando c’è di mezzo la politica estera ed è un bene che quelle polemiche siano lasciate ai furbini: ai leghisti che si nascondono dietro l’isolazionismo tedesco (ma noi non siamo la Germania), all’IDV e ai comunisti (più o meno ex) già pronti alle battaglie contro l’imperialismo (contro Gheddafi e contro le azioni che consentono di toglierlo di mezzo, contro i massacri di Gheddafi e contro le azioni militari che consentono di combatterlo con mezzi tecnicamente idonei).
Vi segnalo questo tempestivo intervento di Marta Dessù sulla Stampa Libia, conciliare valori ed interessi.