la botte piena e la moglie ubriaca
Faccio una premessa: non tratterò qui della intera vicenda del torturatore libico (tribunale dell’Aja, gestione da parte di G. Meloni, reticenze, …) mi limito a dire che siamo sotto ricatto (per ragioni di approvvigionamento energetico e per la presenza di uomini a rischio che abbiamo in Libia) e dunque la cosa migliore sarebbe stata mettere il segreto di stato.
Ho ascoltato Nordio e Piantedosi.
Nordio è stato bravo nel motivare giuridicamente le ragioni del suo comportamento. In buona sostanza ci ha detto: non sono un passacarte, per via del mio passato di cose giuridiche me ne intendo, il mandato di arresto nella sua prima formulazione era gravemente carente sul piano formale (errori gravi nella datazione) al punto di essere nullo e per questa ragione non ho potuto esprimere immediatamente al tribunale di Roma la mia richiesta di convalida. Quel che dico è talmente vero che uno dei tre giudici dell’Aja si è dissociato e il tribunale, in un secondo momento, ha corretto gli errori di datazione.
Tutto ok salvo che avrebbe potuto chiedere al tribunale di Roma una dilazione motivata, visto che afferma che se avesse trasmesso le carte al tribunale di Roma esso non avrebbe convalidato la richiesta di arresto per le medesime ragioni. Non lo ha fatto. Qualcosa non ha funzionato nella comunicazione tra ministro e tribunale e tra governo e corte dell’Aja.
E veniamo a Piantedosi, il burocrate di Stato, l’uomo che non rischia e non prende decisioni. Vediamo: il torturatore libico, dice, era un uomo pericoloso e pertanto per ragioni di sicurezza l’ho espulso dopo la revoca del mandato di arresto. Un momento, se è pericoloso, esistono o no esigenze cautelari che ti obbligano a trattenerlo? O che so riportarlo alla frontiera da cui è entrato in Italia?
E’ su queste cose che si è vista la assenza di Giorgia Meloni.
Il resto, le urla, Pinocchio, il gatto e la volpe, il Coniglio, …, non mi interessa e, se non ho capito male, l’opposizione si è limitata a gridare o ironizzare. Amen.