anatema – spiega il sesso in V elementare
La Cassazione ha deciso il 9 gennaio, ha depositato la sentenza il 3 aprile e, improvvisamente, oggi ne parlano TV e quotidiani: misteri della fede. La sentenza della corte d’appello di Bologna su cui era stato presentato ricorso era del novembre del 2022 e aveva stabilito la correttezza della decisione di licenziare una insegnante.
I fatti sono del settembre 2019 e riguardano un quinta elementare. C’è un litigio tra alunni e volano insulti a sfondo sessuale. La maestra, una supplente alle prime armi, dopo aver riportato la calma fa quanto probabilmente avrei fatto anche io. Prende spunto dalle parole a sfondo sessuale che sono state usate per verificare che gli alunni sapessero di cosa parlavano ed improvvisa una lezione di educazione sessuale.
Riporto dalla sentenza:
La Corte territoriale ha ritenuto che la contestazione effettuata fosse sufficientemente specifica, anche in relazione al colloquio avuto il giorno precedente con la Dirigente Scolastica e che i fatti emersi evidenziassero l’adozione da parte dell’ insegnante, dopo pochi giorni dalla presa di servizio, di comportamenti inappropriati, in quanto essa aveva affrontato in classe argomenti legati alla sessualità ed alla procreazione senza alcuna pianificazione o coordinamento con le altre colleghe ed in un contesto inadatto, in quanto immediatamente susseguente ad una lite tra due bambini, il tutto con l’effetto di provocare grave turbamento e disagio negli alunni, come riscontrato sia dai genitori all’uscita da scuola, sia da altra insegnante, chiamata dagli stessi bambini nell’immediatezza del fatto.
La Cassazione ha solo stabilito che la sentenza della Corte d’Appello era corretta in termini logici e procedurali (è il suo lavoro), ma è sul merito che mi interessa dire la mia. Gli alunni di V elementare hanno 11 anni e, secondo le statistiche, la questione della sessualità in età adolescenziale è un problema da affrontare perché non è vero che le famiglie, quelle rimaste turbate, se ne occupano e i ragazzini utilizzano a livello verbale e pratico il metodo fai da te.
Riprendo da ADN Kronos Salute che a sua volta presenta i risultati di una indagine condotta dall’Osservatorio ‘Giovani e sessualità’ di Durex in collaborazione con Skuola.net,:
“Cresce l’età del primo rapporto sessuale: il 38,7% dei giovani dichiara di averlo avuto tra i 17 e i 18 anni – un aumento rispetto al 2022, quando la fascia preponderante era 15-16 anni – ma c’è anche chi riferisce di aver avuto la sua prima esperienza prima dei 13 anni (11,6%), in crescita del 4,1% rispetto all’anno scorso. Meno di un giovane su due (43,4%) utilizza sempre il preservativo, dato che appare ancora più preoccupante se confrontato con i risultati passati, evidenziando una costante decrescita dal 57% del 2019. La fascia 11-13 anni è quella che preoccupa di più, con un 55,6% che dichiara di non utilizzare nessun metodo contraccettivo.
Il quadro è questo; le forze di destra si oppongono a che la scuola si occupi di queste problematiche e lo fanno in nome di una generica opposizione alla diffusione della cultura gender (???) che deve essere una cosa proprio brutta se impedisce di fare della informazione ed educazione sessuale a scuola.
Ma quel che mi colpisce nella sentenza delle toghe è la motivazione che fa di quella spiegazione un fatto anomalo, aver trattato argomenti legati alla sessualità ed alla procreazione senza alcuna pianificazione o coordinamento con le altre colleghe ed in un contesto inadatto, in quanto immediatamente susseguente ad una lite tra due bambini.
Non sono in grado di giudicare se quella supplente abbia fatto una spiegazione adeguata. Nelle sentenze e nel dibattimento ricorrono contestazioni sul tema ovulo e spermatozoo sì, pene e vagina guai. Tra le altre cose, magari gli epiteti fossero stati pene e vagina; come si sa nel turpiloquio si usa ben altro.
In questo caso si è trattato di informazione sessuale, ma quante volte ad un docente capita, prendendo spunto da una discussione in classe o da un fatto di cronaca locale o nazionale, di dover dire oggi non parliamo di logaritmi, limiti o derivate perché la vostra attenzione è sulla violenza, o sul bere e allora ne parliamo.
Lo si fa senza attendere la convocazione di un Consiglio di classe che programmi l’intervento perché la scuola si fa tutti i giorni e il bravo docente è colui che sa stare sul pezzo. Al prossimo consiglio di classe, se è il caso se ne parlerà, e nella attesa si avverte il Coordinatore a cosa fatta.
post scriptum del 6 maggio 2024
Facendo manutenzione sul sito, partendo dai primi post del 2009 è saltato fuori questo episodio del 2010 ( a-normalità a Salò) che ha coinvolto una ragazzina di II media e due compgni di classe. La ragazzina ha accettato di avere un rapporto orale con uno di essi in cambio della disponibilità a fare da tramite verso un compagno che le piaceva.
Il fatto è avvenuto mentre il docente, che stava interrogando, non si è accorto di nulla. Nei suoi confronti è stata comminata una sospensione dal servizio di 10 giorni e non ci sono stati ulteriori risvolti penali. E c’è ancora chi si scandalizza se si fa della educazione sessuale? E chi la fa viene licenziato?