la bilancia
Non c’è ancora il testo completo ma la riforma della giustizia è stata approvata in Consiglio dei Ministri e, se non ho capito male, essa si concreterà in una serie di leggi necessarie per la piena attuazione. In altri termini si modifica la Costituzione con una legge costituzionale e si articolano poi i prìncipi con 10 provvedimenti specifici su:
- legge per la separazione delle carriere;
- legge per l’organizzazione degli uffici dei pm;
- legge per l’istituzione dei due Csm ;
- legge per l’istituzione della Corte di disciplina;
- legge per i criteri di trasferimento dei magistrati da parte dei Csm in caso di sedi vacanti;
- legge sui rapporti fra pm e polizia giudiziaria;
- legge sui criteri per l’esercizio dell’azione penale;
- legge sull’inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado;
- legge sulla nomina elettiva dei magistrati onorari;
- legge sulla responsabilità civile dei magistrati.
Il fuoco di fila, il plauso e i dubbi sono già incominciati. Per esempio ho letto stamane sulla Stampa un articolo di Carlo Federico Grosso Conflitto tra Poteri dello Stato fortemente critico e, secondo me, ispirato ad un forte spirito conservatore che non coglie il fatto che, quando si fa una modifica della Costituzione, la si fa sul serio e dunque un po’ di stravolgimento del consueto è inevitabile.
Il Sole 24 ore con la riforma è soprattutto un’operazione politica ben congegnata la mette un po’ più sul politichese saggio e sottolinea che la mossa corrisponde ad un piccolo capolavoro politico di Berlusconi perché scava in profondità anche su cose su cui il centro sinistra dovrebbe assentire e in qualche modo ridà un senso alla legislatura.
Non sono un esperto nè di Costituzione nè di finezze giuridiche, ma su alcuni degli argomenti oggetto della riforma ho le mie opinioni:
- Totalmente d’accordo con la inappellabilità delle assoluzioni in primo grado. E’ una questione di civiltà giuridica. Ma se poi … se poi … La mia risposta è si impari a fare i processi. Meglio un colpevole a spasso che 10 cittadini tormentati dai tre gradi di giudizio.
- Totalmente d’accordo sulla responsabilità civile dei magistrati che avevo votato anche al referendum e lo dico da pubblico dipendente che ce l’ha. Lo so che loro si muovono su un terreno più scivoloso ma, sono molto tutelati, hanno molto potere e io ho ancora presente il processo Tortora e ho anche presenti alcuni pm esperti di inchiesta eclatante
- Totalmente d’accordo sul rivedere il funzionamento dei Consigli Superiori; di tutti i Consigli Superiori che sono spesso organismi inutili ed inefficienti (ho presente quello dell’Istruzione). La cosa andrà fatta tutelando l’autonomia dell’Ordine Giudiziario, definendo bene poteri ed obblighi e prevedendo anche azioni di surroga in presenza del porto delle nebbie; ma va fatta.
- Tendenzialmente d’accordo sulla separazione delle carriere tra giudici e PM anche se vedo i rischi di un uso politico della pubblica accusa; mi pare di capire che negli USA la cosa funzioni. Per altro ho imparato dall’esperienza che i poteri, tutti i poteri, sono sensibili al potere e dunque metterli in concorrenza non mi dispiace. Berlusconi ha insistito sulla metafora della bilancia con accusa e difesa sui due piatti e il giudice che fa da giogo. L’idea mi piace ma ci aggiungerei la necessità di togliere di mezzo la miriade di lacci e lacciuoli su cui, da sempre, giocano gli avvocati per far finire in nulla i processi (anche i suoi).
- Molto d’accordo su una cosa che non c’è: la riduzione dei gradi di giudizio o comunque la attenuazione della presunzione di innocenza sino al termine del III grado. Mi piacerebbe di più il solo I grado seguito eventualmente dalla sola Cassazione e dalla ricelebrazione del processo in presenza di elementi nuovi di natura sostanziale (in caso di condanna); nuovo processo non processo solo sulle carte (come è l’appello).
- Molto d’accordo su una cosa che non c’è: risistemare con investimenti e con scelte di organizzazione il funzionamento della intera macchina creando le condizioni materiali per approvare (a questo punto) la legge sulla ragionevole durata dei processi stabilendo, contestualmente, anche un regime di responsabilità in caso di sforamento.