Dolore e Furore – Sergio Luzzatto
Dolore e furore è un testo di quasi 800 pagine che segna, a parer mio, una svolta nella pubblicistica sul terrorismo rosso italiano. Si tratta di una svolta perché l’approccio è da storico e con taglio abbastanza distaccato sia che si parli dei terroristi sia che si parli delle istituzioni dello stato.
Si tratta di un bel lavoro fatto da uno storico italiano, originario di Genova ma che vive e lavora negli Usa, frutto di un grande lavoro di documentazione sui materiali disponibili, di ricerca diretta e di interviste a molti dei protagonisti (comprimari e/o protagonisti, condannati e/o rimasti nell’ombra).
Tutta la prima parte è dedicata all’analisi della infanzia di Riccardo Dura e al contesto sociale e culturale della Genova dei primi anni 60 (gli emarginati, le istituzioni per i minori come la terribile navescuola-collegio Garaventa, le fabbriche in quella che era, con MIlano e Torino, la capitale dell’industria italiana, il mondo cattolico tra il cardinale Siri e don Gallo, la sinistra rivoluzionaria dominata da Lotta Continua e diretta da Andrea Marcenaro, il mondo della Università con Faina e Fenzi, cui si aggiungerà il cognato Senzani, l’avvocato Arnaldi, alla fine suicida, il chirurgo figlio del sindaco comunista della liberazione Gelasio Adamoli.
Sulla personalità di Dura segnalo la lunga lettera che Riccardo scrive alla madre durante il servizio militare, una sorta di lettura del sè tra costruzione del carattere, timidezza, critica alla madre che non gli ha consentito di crescere.
Sulla personalità di Dura segnalo la lunga lettera che Riccardo scrive alla madre durante il servizio militare, una sorta di lettura del sè tra costruzione del carattere, timidezza, critica alla madre che non gli ha consentito di crescere.
La madre è la responsabile di due ricoveri in Ospedale psichiatrico e poi del confinamento sulla Garaventa, la nave scuola-collegio dalle regole severissime ancorata nel porto di Genova su cui Riccardo passa la sua adoloscenza prima di incominciare ad imbarcarsi.
Si imbarcherà sino al 75 quando entrerà in clandestinità. Le BR a Genova nascono dall’azione di semina da parte di Mario Moretti e Rocco Micaletto come si faceva anche nella sinistra rivoluzionaria: una città era considerata strategica e si inviavano compagni capaci e affidabili a impiantare il lavoro politico. Nel nostro caso il terreno di coltura è dato dal disfacimento della sinistra rivoluzionaria, in particolare di Lotta Continua e il promoter è un docente universitario di Storia, Faina che poi, in rotta con le BR formerà una sua organizzazione terroristica in polemica con le BR sul modello di organizzazione (Azione Rivoluzionaria).
Si passa dalla XXII ottobre, la banda di Rossi filiazione dei GAP di Feltrinelli al sequestro Sossi (nel 74)i, all’omicidio di Coco e della sua scorta (nel 76), a quello di Guido Rossa (nel 79), ai numerosi attentati ai Carabinieri di cui è protagonista il capocolonna (l’ignoto Dura entrato nelle BR), sino alla irruzione e uccisione di 4 BR tra cui Dura che sarà riconosciuto come tale dalle BR solo dopo che Andrea Marcenaro che ne aveva riconosciuto il cadavere minaccerà di renderne nota l’identità. La scoperta del covo fa parte delle informazioni provenienti dalle confessioni a Dalla Chiesa di Patrizio Peci.
Dura, senza se e senza ma, è il respnsabile diretto dell’assassinio di Guido Rossa che originariamente avreebbe dovuto essere gambizzato. Così fu, ma Dura intervenne a fare due colpi di grazia non previsti. I due colpi di grazia che segnarono l’inizio della fine delle BR a Genova. Secondo una testimonianza diretta di Enrico Fenzi, Riccardo Dura che entro la colonna veniva soprannominato Pol Pot ebbe modo di dichiarargli: «Io, se mai vinceremo, non voglio cariche, onori, nulla. Voglio solo che mi sia dato l’incarico di far fuori i nemici, tutti quelli che devono essere fatti fuori. Sarà un duro lavoro, perché saranno svariati e svariati milioni di persone che andranno eliminate. Ecco, io questo vorrei fare, dopo».
Perché Dura lascia LC ed entra nelle BR? Come diventa un capo? Come si modifica la sua personalità sino a trasformarsi in una spietata macchina da guerra. Alcune cose si capiscono altre no, ma certamente la repressione della fase adolescenziale aveva prodotto un carattere chiuso, freddo al limite della spietatezza. Non si spiega altrimenti l’uccisione di Guido Rossa su cui le stesse BR dovettero poi impostare una sorta di autocritica per eccesso di zelo dovuta ad un fallo di reazionbe da parte dell’operaio comunista.
Dopo la uccisione di Dura la colonna genovese, ormai semidistrutta, viene ereditata dai cognati Fenzi e Senzani e la parte finale del libro riguarda la ascesa di Senzani che prenderà il posto ell’arrestato Marioi Moretti (fronte delle carceri, assassinio del fratello di Patrizio Peci, rapimento Cirillo).
Decisamente da leggere e la lettura mi ha fatto venir voglia di indagare la riflessione sul sè che ha fatto il padre fondatore Renato Curci (alla prossima)
Sergio Luzzatto
Dolore e Furore – una storia delle Brigate Rosse
Einaudi Storia pp. LII – 708 € 38,00 ISBN 9788806256746