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Come ho vissuto Berlusconi — 1 commento

  1. Berlusconi era eccessivo, ma non direi un genio. Uno che è nato al posto giusto nel momento giusto. Un principe Machiavellico che ha avuto virtù e fortuna, e pertanto è difficile giudicare. Più facile è giudicare il Berlusconismo, cioè lo “indotto” politico e culturale della sua figura. Da principio ha abbindolato parecchi liberali, anche socialisti. Poi, secondo me, i più accorti hanno capito che la Libertà di Berlusconi è quella che impera oggi, che io definisco il “cazzomiparismo”, cioè un tale degrado semantico da farne confondere il senso con la volontà di potenza, diremmo, con la facoltà di “fare quel che cazzo mi pare”. Ovvio, era la sua libertà, quella di chi ha anche i mezzi. Pannella, da passionale, se n’era innamorato (anche dei suoi soldi per la causa liberale, sed munda mundis nel suo caso), ma poi l’ha mandato a quel paese molto presto. Sempre un lungimirante. Gli sono rimasti accanto quei liberali opportunisti, effetti e mezzi della sua libertà, pagati, direi stipendiati lautamente dalla sua riconosciuta generosità. Come tante persone di spicco, si è lasciato intorno la feccia. Aveva proprio ragione Shakespeare, del quale ho letto in questi giorni, nei post, a proposito della sua morte, l’avvio del Giulio Cesare, dei grandi uomini, del male che ad essi sopravvive, e del buono che si portano insieme alle ossa…
    Chi gli è rimasto vicino da amico, per la sua decantata empatia, non ne è certo un erede culturale o politico.

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