dai libri alla TV
Non so se sia un segno dell'età, ma ultimamente mi sto dedicando più alla visione delle serie TV che ai libri e alla carta stampata in genere e, dopo questa indigestione ho deciso di farci sopra qualche ragionamento.
Ho iniziato con la visualizzazione della lunghissima serie di Un passo dal cielo che inizialmente sembrava essere l'occasione per gialli leggeri in un contesto ambientale di alta montagna e di rapporto con la natura (forestale, arrampicatori, veterinari, lupi, cavalli, la palafitta sul lago di Braies). Sin dall'inizio era presente un po' di clima da fotoromanzo e poi, man mano, questo clima da fotoromanzo ha preso il sopravvento al punto che nella fase calda degli amori contrastati tra la fotomodella spagnola e il vice questore Nappi utilizzavo la apposita funzione di avanzamento di 10 s per saltare le mielose ed inutili parti sdolcinate.
Poi, con la trasformazione del corpo forestale dello stato in carabinieri forestali e con la sostituzione dei protagonisti la parte ambientale si è sempre più ridotta e un passo dal cielo è diventato un fotoromanzo movie pieno zeppo di pubblicità più o meno occulte dall'Alto Adige al Cadore. Buon per loro, ma la settima stagione, attualmente in corso mi è bastata per 10' e ho chiuso nonostante parti piacevoli legate alla interpretazione di Janniello e alla saggezza proverbiale di Huber.
In precedenza mi sono guardato le vicende del commissario Nardone della mobile di Milano (l'inventore della squadra mobile) per una immersione nella Milano anni 50 e ho ritrovato tratti di cronaca della mia infanzia a partire dall'infame quotidiano del pomeriggio La Notte che anche mio papà acquistava e che dunque vedevo girare per casa. Uno spaccato interessante del come vivevamo e chi eravamo.
Su suggerimento di mia moglie sono passato alla serie del vicequestore Schiavone. I romanzi di Manzini, editi da Sellerio, me li ero letti in sequenza un paio d'anni fa ed ero rimasto affascinato sia dalla sceneggiatura (che ben si prestava ad una traduzione televisiva), sia dai personaggi comprimari (i collaboratori alla questura di Aosta e gli amici malavitosi romani), sia dal protagonista un intelligente e moderno Robin Hood con una visione di cosa sia giusto netta e schematica che porta un servitore dello stato a vivere costantemente dentro e fuori dai vincoli della legge.
Intelligenza, acume, sentimento, contrasto tra cultura del nord e mondo romano, complessità e contraddizione del mondo del ministero degli interni, figure femminili interessanti e affascinanti, a partire dal fantasma della moglie Marina che fa da psicoanalista di Rocco, sdoganamento della Marijuana, un medico legale assolutamente unico (Fumagalli), una bella figura di PM, in parte condizionato da Rocco ma ligio al suo essere magistrato e che, dunque, non fa sconti.
La serie di Schiavone, bella, nulla toglie alla necessità e utilità di leggere gli originali cartacei. Ora sono alle prese con la Basilicata di Imma Tataranni, altro bel personaggio in cui la intelligenza si mischia con una interpretazione femminile fuori dal comune (tra ruoli di magistrato, madre, moglie e figlia). Vi saprò dire.
PS. sulla app di RaiPlay la pubblicità è davvero fastidiosa; va beh all'inizio e alla fine, ma la intromissione anche se metti in pausa o sbagli un tap è eccessiva. Si può ovviare usando il browser, munito di blocco della pubblicità non solo sul PC ma anche sullo smartphone.