Elly Schlein – stessa dinamica di Renzi?
Lo ammetto, il titolo è molto provocatorio, ma il riferimento non è alla Schlein e nemmeno a Renzi, bensì al PD. Come ai tempi di Renzi c'è stato una specie di sussulto tra dirigenti ed elettori sfiduciati, con la parola d'ordine vediamo di cambiare (ma questa volta in senso opposto). E infatti alle primarie ha votato, pare, non più del 10% di chi aveva votato nei circoli (gli iscritti) mentre, in maggioranza, hanno votato gli elettori di area, quelli che votano PD e quelli che non lo votano più, equamente divisi tra quelli che non vanno a votare e quelli che votano per i 5 stelle.
Non ho mai dato credito al rischio delle primarie con voto eterodiretto anche se questa tesi è stata ed è sostenuta da alcuni. Sono già state scritte pagine intere sulla assemblea di condominio cui partecipano e decidono i passanti. Il giudizio è pesante, ma vuole sottolineare il verificarsi di un evento paradossale, non previsto da chi scrisse le regole per le primarie. Chi le scrisse pensava ad un nuovo modo di legittimare il partito e invece è successo che chi ha votato alle primarie ne ha delegittimato in maniera pesante il gruppo dirigente centrale e locale. Naturalmente una parte di quel gruppoi dirigente ha fiutato l'aria e ha fatto delle giravolte inaspettate come nel caso di qualche parlamentare che conosco che ha applicato l'antico adagio secondo cui il fine è nulla, il movimento è tutto; per la serie agevolare l'aria che tira.
Elly Schlein e i suoi supporter hanno fiutato l'aria. E' vero, sono stati importanti gli appoggi incestuosi da parte di personaggi che nulla hanno a che fare con la cultura della Schlein, ma i democristiani, in queste cose fanno da sempre scuola.
Così Eddy Schlein ha avuto un consenso plebiscitario da parte di uno schieramento che comprende dirigenti già riformisti, dirigenti già radicali, dirigenti che indossano il giubbotto di salvataggio anche quando vanno a dormire, sostenitori di una visione feticistica del partito, sotenitori della linea del "dobbiamo epurare il partito da tutte le quinte colonne renziane". Improvvisamente, da parte di persone che hanno gestito il PD in questi anni, si sente dire abbiamo sbagliato a governare senza vincere le elezioni. Diciamo che, come ai tempi di Cossutta e Bertinotti, è stata fondata rifondazione democratica.
Si tratta di una scelta politica legittima che, di fronte alla lunga marcia attraverso l'opposizione, sceglie di riconquistare una fetta del proprio elettorato, quello che sulle note del populismo era rifluito verso i 5 stelle e verso Fratelli d'Italia. Immagino che nei prossimi mesi vedremo da parte dei supporter della Schlein una politica in cui si mischieranno una lettura esasperata del tema dei diritti al rivendicazionismo sociale. Mi aspetto posizioni ideologiche e retrò su tematiche quali la questione energetica a partire dal mix di nucleare e fonti intermittenti.
Fratelli d'Italia per governare deve sperimentare un misto di temi identitari (si vedano la questione migranti o quella della scuola) con scelte impopolari, ma giuste, come le strette legate agli incentivi e agli sprechi-truffa da 5 stelle. Per ora Giorgia Meloni finge di lasciar razzolare i suoi che fanno il lavoro sporco e si occupa di leadership internazionale ma governando, comunque si rende vulnerabile il consenso di chi in questi anni si era bevuto le sparate qualunquistiche della Meloni del mai questo e mai quest'altro.
Nel PD ci sarà un inevitabile rimescolamento delle carte e delle politiche per adeguare le scelte parlamentari (e gli uomini che le sorreggono) alla linea della nuova segreteria e se qualche uomo o donna per tutte le stagioni verrà messa da parte mi pare il minimo. Non mi aspetto scissioni, ma mi aspetto che chi in questi anni è rimasto dentro il PD a difendere l'idea del partito a vocazione maggioritaria, ne tragga qualche conseguenza sul piano personale, così come mi apetto il rientro in pompa magna di quelli che si erano temporaneamente messi fuori parcheggiando la vacca in corridoio.
In un quadro di questo genere occorre che l'asse Renzi Calenda si trasformi in un partito in carne ed ossa: basta con terzo polo e al suo posto un nome (italiano), un simbolo che rinvii al pragmatismo e al rinnovamento, un riferimento all'Europa affrontando i due temi caldi della unità politica e della politica di difesa. Prima delle regionali i vertici decisero malauguratamente di attendere il dopo elezioni europee e, visto l'esito, si è capito che invece i tempi devono essere ravvicinati se si vuole arrivare alla scdenza del voto libero-proporzionale con una prospettiva credibile e sperimentata.
Due parole sul nome: mi rendo conto che Renew Europe fa figo ma per favore si eviti l'ennesima anglofonia sinonimo di subalternità linguistica e culturale. Nulla di male se si aggiunge ad un simbolo nazionale il riferimento all'Europa, non è obbligatorio il nome Italia, ma l'uso della lingua italiana sì.
La scelta del PD di diventare un partito della sinistra-sinistra per ricostruire lo zoccolo duro implicherà una fase in cui sul piano politico generale il centro-riformista dovrà praticare l'equidistanza (autonomia) sia verso il centro destra, sia verso il resto dello schieramento di opposizione. Mi auguro che ciò non significhi rotture, ma collaborazione nei contesti locali in cui lo schieramento unitario progressista ha saputo tenere il punto anche perché in quegli ambiti i 5 stelle, privi di una organizzazione politica degna di quel nome, non incidono.
Sulla Schlein ho poco da dire; non mi piacciono le forzature che incarna sul tema dei diritti, non mi piacciono la sua storia e la sua provenienza politica (e mi riferisco al filone civatiano e alle sardinate più o meno occupypd). Con le sardine non si arriva a governare l'Italia nemmeno in quaresima.