Carlo Parietti – un carissimo compagno – di Vincenzo Vita
Si è spento, con crudele anticipo del destino, Carlo Parietti. Sabato un carissimo compagno, che ha fatto parte del collettivo de il manifesto nella seconda metà degli anni settanta, è stato tradito da un corpo da tempo affaticato.
Carlo nacque nel Monferrato (e un po’ sabaudo è sempre rimasto) nel 1950, per arrivare a Milano quando nacque il Quotidiano dei lavoratori, la testata dell’organizzazione della nuova sinistra Avanguardia Operaia (Ao). Per poi trasferirsi a Roma, quando la minoranza della stessa Ao si unì alla maggioranza del Partito di unità proletaria per dare vita al nuovo Pdup per il comunismo. E così iniziò una breve ma intensa partecipazione alla redazione de il manifesto, periodo fondamentale ricordato con nostalgia all’indomani della scomparsa di Rossana Rossanda. Seguì la presenza nella segreteria nazionale dello stesso Pdup diretto da Lucio Magri, come responsabile della commissione operaia. Sulla scorta di quella esperienza iniziò la lunga attività nella Cgil, di cui fu componente dal 1982 del comitato esecutivo.
Fu segretario della federazione della ricerca nel 1984, responsabile dell’ufficio stampa dal 1989 al 1994, presidente della casa editrice – Ediesse- della confederazione dal 1994 al 1997. Infine, ricoprì il ruolo di responsabile dell’agenzia europea dei quadri (Eurocadres), attività svolta con passione e creatività, diventando il riferimento della discussione su categorie di lavoro cui storicamente non si era prestata la dovuta attenzione. A quell’elaborazione contribuì il rapporto stretto e significativo intrattenuto con Bruno Trentin, come ha raccontato in queste ore con stima e affetto Andrea Ranieri.
Una vita politica e sindacale varia e complessa ha segnato i tratti costitutivi della personalità di Carlo Parietti: un intreccio bello e originale tra un’ispirazione comunista mai abbandonata e la capacità di tradurne i valori in pratica quotidiana fatta anche di piccoli passi e di senso di responsabilità. Negli interventi e nei numerosi contributi Carlo non era mai banale. Studiava, si preparava, pensava a lungo, prima di redigere testi avvolti in una scrittura precisa e felice. Insomma, era sempre rimasto un rivoluzionario come in gioventù, capace però di sorvegliare passioni e scelte. Un riformista vero e tranquillo, tanto flessibile nelle forme quanto coerente nella coscienza e nei valori.
Sono state le attitudini forti a suscitare un coro di messaggi, di mail, di post (la moda del tempo, che amava anche Carlo visto che scorrendo la pagina Facebook si ricava un romanzo) densi di parole sincere di stima e di affetto. Purtroppo, la vita di Carlo Parietti si è conclusa in un periodo brutto e sgradevole per quel mondo del lavoro e dei lavori cui ha dedicato l’esistenza. Meritava, Carlo, di vedere qualcosa di meglio. Tuttavia, un percorso così importante rimarrà intatto in chi l’ha conosciuto e nel cuore della cara compagna Elisabetta Ramat; nonché del figlio Guido, che potrà essere orgoglioso del padre.
– di Vincenzo Vita – da Il Manifesto