qualche osservazioni nel merito del ddl Zan – di Roberto Ceriani
A chi non è capitato almeno una volta di dire: "Ho visto un film bellissimo; bisognerebbe proiettarlo in tutte le scuole"? È una piccola tentazione autoritaria, un peccato veniale, che ci induce a voler plasmare gli studenti a nostra immagine e somiglianza.
Di solito è un desiderio innocuo che dimentichiamo dopo qualche giorno, ma sarebbe meno innocuo se il soggetto di questa tentazione fosse lo Stato.
Questo infatti accadeva negli anni Trenta, quando il Governo decideva di proiettare nelle scuole i film sulle glorie dell'antica Roma (e gli studenti vedevano i soldati romani con l'orologio al polso che mangiavano patate…).
Senza voler fare parallelismi fuori luogo, bisogna dire che purtroppo il fu DDL Zan cadeva in una tentazione simile. Infatti all’art 7 comma 1 prevedeva per il 17 maggio l’istituzione di una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia ma poi, invece di limitarsi a questa lodevole iniziativa, purtroppo aggiungeva il comma 3:
In occasione della Giornata nazionale... sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile per la realizzazione delle finalità di cui al comma 1.
Le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa di cui al comma..., e del patto educativo di corresponsabilità, ... provvedono alle attività di cui al precedente periodo compatibilmente con le risorse...
Nel linguaggio burocratese ministeriale si usa l'indicativo per esprimere un obbligo, quindi il comma 3 significa “Le scuole… devono provvedere a organizzare cerimonie, incontri….
Se una legge impone di fare una cosa è implicito che chi non la fa venga punito, ma se una scuola non provvede chi viene punito? Il Preside? E se il Preside provvede, ma un insegnante non provvede chi e come punisce l’insegnante? E se una scuola decide compattamente di provvedere e un gruppo di genitori integralisti si oppone, cosa succede al Preside e agli insegnanti? Cosa succede ai genitori?
Sembrano domande oziose, ma chi conosce le scuole sa bene che sono quotidiani problemi concreti di ordinaria amministrazione. Ma chi ha scritto quella legge è mai entrato in una scuola di oggi? Ha almeno una vaga idea di cosa sia la progettazione didattica? O forse è rimasto ai tempi del "bisogna terminare il programma ministeriale"?
Esistono 151 giornate dell'ONU, 17 giornate europee e 36 giornate nazionali. Per alcune di esse il Ministero o gli uffici scolastici locali a volte inviano alle scuole note del tipo “Si ricorda il valore della giornata X… Le scuole sono invitate a…”. Non mi risulta però che esistano norme con la forza di legge che dicano alle scuole cosa devono fare durante queste giornate. La differenza formale non è poca; in didattica la differenza sostanziale è enorme!
In realtà, a fianco dell’indicativo, il testo scrive anche “nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa di cui al comma…, e del patto educativo di corresponsabilità…”. Tradotta dal burocratese all’italiano, la frase significa “Le scuole devono fare questo e quello, ma se non lo fanno va bene lo stesso!". Capolavoro di ipocrisia o caso psichiatrico di dissociazione schizofrenica?
Ammettiamolo: è un testo di legge scritto molto male! Sembra fatto apposta per regalare a Salvini l’occasione di gridare “Teniamo lontani i bambini...”
Il furbo Matteo gradisce molto i regali e li valorizza benissimo a suo uso e consumo, ma forse era meglio pensarci bene prima di offrirgli un’occasione così ghiotta già pronta prêt-à-porter!
Per difendere i diritti degli omo-trans-eccetera sarebbe stato meglio cancellare il comma 3 per diversi motivi:
- – dà spazio alle volgari insinuazioni salviniane
- genera nelle scuole conflitti interni e reazioni di rigetto
- apre un inutile contenzioso nelle scuole e con le famiglie
- non cambia di una virgola i diritti degli omo-trans-eccetera
La didattica è un processo delicatissimo che chiede grande rispetto delle situazioni specifiche, delle progettazioni locali, dei tempi e dei modi per portare avanti progetti e contenuti. Intervenire per legge in questo processo non è il classico elefante in cristalleria: è l'invasione di una mandria di elefanti!
Per accompagnare costruttivamente il processo di sviluppo di una coscienza civile su un tema così delicato, sarebbe stato meglio rispettare alcuni passaggi obbligati:
- nascita più o meno spontanea di progetti didattici in più scuole autonome per aiutare i giovani al rispetto di tutte le forme di sessualità (sta già avvenendo in molte scuole)
- coordinamento di questi progetti per progettare modelli didattici utilizzabili anche da scuole non ancora "contaminate"
- inviti da parte di alcune istituzioni locali (ex-provveditorati, uffici scolastici regionali) a sviluppare progetti simili
- invito del Ministero a fare altrettanto in tutte le scuole
Non sarebbe stato un processo semplice. Avrebbe richiesto qualche anno, come già è avvenuto per altre forme di educazione "innovativa". Sarebbe stato un percorso non lineare, difficile e dal risultato incerto. Invece volerlo imporre per legge è un percorso lineare, facile e dal risultato sicuro: il fallimento!
Avere bruciato il terreno, cercando inutilmente di saltare le tappe formative con una imposizione di legge è stato il modo migliore per bloccare per anni lo sviluppo di una didattica educativa su questi temi molto delicati. Non so se l'On. Pillon sarà abbastanza educato da ringraziare chi gli ha permesso di ottenere questo immeritato “successo”, ma spero che chi veramente vuole difendere i diritti di tutti gli orientamenti sessuali lo faccia pensando un po’ di più all’obiettivo e un po’ meno a voler misurare la propria forza.