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Lenin e l’Antirivoluzione russa – di Roberto Massari (recensione) — 3 commenti

  1. "e) adottò tutti i provvedimenti necessari per una rapida estinzione del loro ruolo e soprattutto della loro autonomia, a partire dagli ultimi due mesi del 1917, cioè subito dopo l'avvio della dittatura monopartitica del bolscevismo." Questa è una citazione diretta dal libro di Massari. E da questa, sembrerebbe che Lenin si sia praticamente sforzato di eliminare il ruolo e l'autonomia dei soviet, avendo cme suo scopo principale il loro annientamento.
    Ora, mi sembra in tutta sincerità che le fotni storiche non dimostrino affatto questa volontà. Ed anzi, i bolscevichi furono sempre piuttosto aderenti al "principio" dei soviet in quento organismi di governo proletario. E vi sarebbero numerosissime fonti a conferma di questo, citate, tra gli altri, da Brouè e  Jean.Jacques Marie. Che Lenin abbia voluto esautorare i soviet, piuttosto che l'esautorazione, peraltro parziale, fosse dovuta al semplice fatto che nessun regime vive "ordinariamente" in una guerra civile (centomila volte peggiore di una guerra internazionale), mi sembra davvero pretestuoso e politicamente strumentale. E lo dico avendo letto molto il Massari. In più, se già Lenin aveva di fatto eliminato i soviet, per quale motivo Stalin dovette eliminarli a sua volta? Eliminò forse solo un fantasma? Un evanescente retaggio della rivoluzione già sotterrato? E se è così, perchè la necessità di riscrivere la Costituzione dell' Unione nel 1936 in cui i "soviet" venivano ridotti a mere circoscrizioni elettorali? In pratica, se fosse come dice Massari, la controrivoluzione di Stalin non sarebbe mai esistita.
    Ma basterebbe leggere con attenzione quanto scritto nella citazione riportata: dagli ultimi due mesi del '17 sarebbe inziata….la "dittatura monopartitica del bolscevismo"! Benissimo. Ma c'è davvero qualcosa che non torna: fino al maggio-giugno del 1918, ed alla loro rivolta, i socialpopulisti (cosiddetti "SR") di sinistra mantennero posizioni di potere e di direzione anche se già dal marzo erano usciti dal governo. Ebbene sì, perchè anch'essi fecero parte del Soviet dei Commissari del Popolo in coalizione con i bolscevichi, ed anch'essi sostennero l'abolizione della assemblea costituente. In più, mi pare non si ponga la docuta attenzione sulla democrazia di partito del bolscevismo, che fu di importante rilievo politico e sociale, se pensiamo anche alla frazione denominata "Opposizione dei Lavoratori" che pubblicamente e apertamente protestava contro le decisioni del governo leniniano. Insomma, questa è già una grave mancanza da parte di Massari.
    All'inizio dell'articolo, poi, si parla di "annientamento del mondo contadino". Apro solo questa piccola parentesi per cercare di dimostrare quanto queste affermazioni siano sommarie, generiche, e in definitiva anti-storiche: in Ucraina, dove la popolazione contadina povera era ancor più maggioritaria che in Russia, e dove essa conviveva con larga parte di contadini "medi", i bolscevichi guidati da Rakovsky ed in collaborazione con il Partito Borotbista, partito politico di opposizione e filonazionalista, introdussero i Komnezamy, da non confondere con i Kombedy, che raccolsero i contadini sia poveri che medi raggiungendo all'inizio (1920) la quota di 1.360.000 aderenti, per poi passare, nel gennaio 1925, a 2.000.000 di contadini iscritti. Tutt'altro, mi sembra, che un "annientamento".
    Poi, certamente, se l'intento è quello di "liberarsi" degli "aspetti scomodi" di una rivoluzione…. Tenetevi questo mondo pieno di oppressione e sfruttamento, nel quale, evidentemente, state più che bene. 

  2. Ho la impressione che tu abbia scritto un po' di getto limitandoti a guardare il post su Facebook invece che la recensione e men che meno a riflettere sulla struttura del libro di Massari.

    Non si tratta di convertire il + in -, su questo sono d'accordo, ma bisogna piantarla di rapportarsi alla rivoluzione bolscevica sempre con un atteggiamento del tipo secondo cui le cose che non andavano erano, tutto sommato, deviazioni di tipo secondario. Tra le altre cose Massari, maggiore esponente di "Utopia Rossa", cioè di un gruppo di intellettuali che da tempo riflettoino e producono sul tema del "comunismo libertario" non può essere certamente considerato un "nemico" della rivoluzione russa.

    Non è solo Kronstadt, non è solo la Ceka, … viene fuori un comportamento pratico, per tutto il 17 e la fase iniziale del 18 in cui la tanto decantata "dittatura del proletariato" variamente interpretata, o la estinzione dello stato prefigurata in Stato e Rivoluzione, diventano un sistema autoritario esclusivamente diretto dal partito e in nome del partito, con giri di valtzer tipici di chi non abbia una stratergia (tutto il potere ai soviet, sì ma solo se abbiamo noi la maggioranza, e dopo che l'abbiamo conquistata i soviet non servono più); come è capitato con l'Assemblea Costituente, come è capitato con la incapacità di affrontare la questione contadina per via del fatto che i contadini continuavano a preferire i socialisti-rivoluzionari.

  3. "Massari sostiene, e me lo ha confermato anche a voce, che la rivoluzione russa, fatto salvo l'esperimento soviettista che vide sostanzialmente estranei i bolscevichi nel 1905 e che riguardava soviet con caratteristiche diverse da quelli del 17, inizia a febbraio e termina a novembre del 1917 quando inizia ad opera di Lenin la fase della antirivoluzione, antirivoluzione che si può considerare conclusa già nella primavera del '21. Per Massari la antirivoluzione è una forza di opposizione al processo rivoluzionario che nasce al suo interno e che ad un dato momento si oppone a tale processo perché animata da interessi divergenti e scrive pertanto di antirivoluzione leniniana e di successiva controrivoluzione staliniana." (Cereda)

     

    Claudio, il fideismo giovanile in Lenin vero rivoluzionario non può essere sostituito da un fideismo senile che ribalta il segno + in – e fa di Lenin un "antirivoluzionario".

    La storia ( anche della rivoluzione russa) non si può fare con questi manicheismi. Vorrei sapere se Massari in questa sua analisi ha preso in considerazione almeno le tesi di Luigi Cortesi (Storia del comunismo) e se le ha smontate. Io resto ancorato ad una visione quantomeno problematica. Non mi piace il rosso sostituito dal nero. ( Cfr. http://www.poliscritture.it/2018/08/26/trockij-kronstadt-e-la-violenza-politica/)
     

     

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