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Raoul Martini – di Guido Morano — 6 commenti

  1. Molto bello e commovente quello che hai scritto. Raoul parlava di te , soprattutto dopo che ti sei ammalato e ogni volta rimaneva stupito quando gli dicevo che non ti conoscevo . Risposta ” non è possibile, ma davvero non lo conosci? Sei sicura ? Guido!?”. Ero sicura. Ci conoscevamo da 40 anni e ci siamo sempre sentiti amici , anche negli ultimi anni quando le nostre strade lavorative si erano divise, un’ amicizia e un affetto non invasivi ma profondi. Una persona che sentivo che c’era anche se all’apparenza talvolta sembrava sfuggente. Ho sempre ammirato in lui la sua instancabile capacità e lavorativa , supportata da una determinazione non comune ma in grado di far apparire tutto leggero e divertente.

  2. Potrei scrivere pagine sul Raoul Martini. Le sue qualità umane e le sue capacità professionali. Ripensando ai tre anni al Marie Curie (uno ripetuto due volte) i ricordi si affastagliano rischiando di confondersi fra mito e realtà. 
    Correva l'anno della maturità '95-'96, sabato mattina tante ore in laboratorio di chimica analitica, ore importanti sopratutto per quei pochi audaci che decidevano di "portare" Analisi alla maturità. Raoul arrivava avvolto nel suo  trench grigio, borsa di cuoio e Borsalino calato sulla testa. Misterioso ma cristallino, sfuggente ma presente. Sapevi che c'era, che potevi contarci sempre ma non sapevi mai ne dove ne quando. Scansava l'idea stereotipata del professore per incarnare quella più libera e libertaria dell'insegnante. E c'è una bella differenza. Schietto,spiritoso, di tanto in tanto fastidiosamente tagliente, sempre autoironico. Pronto al confronto aperto e a volte anche duro. Per questo mi sono sempre fidato inconsciamente di Raoul, nonostante da studente mi facesse ribollire il sangue per la sua elegante strafottenza. Anzi no. Non Nonostante ma Grazie alla sua elegante strafottenza. 
     
    Sabato mattina
    Raoul: " Oggi interroghiamooooo….Pappini"
    Io: ( erano settimane che gli chiedevo senza successo di essere interrogato)  "Prof mi chiamo Papini,con una P sola. Sono settimane che mi offro e lei non mi interroga,  oggi non voglio farmi interrogare"
    Raoul: " E io ti metto quattro"
    Io: "faccia come vuole Prof"
    Gelo in classe
    Raoul ripiega su un compagno di classe chiedendogli un argomento ignoto. Spettrometria di massa (mi pare).
    Il compagno di classe non sa, non ricorda, cincischia. 
    Raoul: "Pappini (…) tu che sai tutto, parlami di questa tecnica analitica"
    Io: "Non posso Prof perchè l'argomento lei non lo ha spiegato"
    Raoul: " Impossibile, ora controllo sul registro."
    Mi avvicino alla cattedra, Raoul sfoglia il registro, mi lancia un'occhiata, io abbozzo un sorriso un po' beffardo. L'argomento non c'è. Raoul riprende a sfogliare il registro dall'inizio. Arriva sul fondo. Niente. Alza lo sguardo su di me che mi sembra un primo piano di uno spaghetti western di Leone…
    Raoul: " Caz** non l'ho spiegato?!
    Scoppiamo tutti a  ridere e Raoul con noi.
    Quel giorno il sottoscritto….Pappini…si prende un otto.  Senza sapere la lezione, ma avendola Capita.
    Perchè Raoul era cosi. Un insegnante non un professore. Un Maestro che insegnava la Vita anche quando apparentemente …non insegnava la lezione.
    Grazie. Per tutto.
    Pappini.
     
     
     
     
     
     
     

  3. Ciao Guido, molto bello il tuo scritto.
    Ti segnalo che Raul è stato tra i fondatori della CONAL (controlli alimentari) e non della CONAD
    Un abbraccio

      • Emozionante questo articolo, ho avuto la fortuna di conoscerlo per tre anni quando insegnava al Marie Curie di Milano, ero suo studente; che dire persona unica, autentica. Studiare e imparare con lui era bello e divertente, lo ricordo commosso.
        Grazie

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