#(de)meriti# – di Bruno Petrucci
Una nota rivolta soprattutto ai miei amici del 68’: molti ritengono che l’arrivo di Draghi sia merito di Renzi.
Se, certamente, le sue azioni hanno contribuito a costruirne le condizioni, io non gli riconosco il merito, così come non riconosco alle Brigate Rosse il merito di aver spinto maggiormente gli italiani sulla via della democrazia.
La logica di Renzi, sempre che ce ne sia stata una, è piuttosto quella del tanto peggio tanto meglio. Ha creato condizioni di caos, che hanno portato alla necessità di un “salvatore”. Quanto poi alla sua capacità strategica, non vorrei ricordare tutte le puttanate che ha fatto e che l’hanno portato a sprofondare nell’isolamento.
Ne ricorderò solo una: l’elezione di Mattarella. Quando avvenne ricordo che esultammo ed io non potei che ammirare la sua grande capacità tattica. Eppure quella mossa sancì il suo isolamento, perché indispose Berlusconi che, nel suo stesso piano, doveva essere il migliore (e forse unico) alleato nel progetto di riforma costituzionale.
Da lì iniziò (o forse si completò) il suo isolamento e furono gettate le basi per la sua disfatta. Grazie a quella mossa abbiamo uno dei migliori presidenti della repubblica, ma il prezzo pagato è stato enorme e per lui ancora più grave.
Quindi vorrei che non avessimo fede in questi grandi condottieri che agiscono come i furbetti del quartierino e dimenticano troppo spesso gli interessi generali per la soddisfazione del proprio smisurato EGO. Per quello che vale, la carta di credito della mia fiducia verso Renzi è oggi completamente esaurita.
C’è poi un discorso da fare verso i 5S e l’alleanza con il PD. Questa formazione ha pagato e continua a pagare un prezzo elevato all’ideologismo senza direzione, al semplicismo esasperato e oggi alla resa dei conti con la realtà.
Pure io non credo che questo paese possa trovare un equilibrio stabile solo nella costruzione di un grande centro leggermente orientato a sinistra. Non ci credo perché è troppo vicino all’immagine della DC, non ci credo perché inesorabilmente si torna sempre alla contrapposizione destra-sinistra. Si torna ad essa perché di fatto l’involuzione della destra l’ha spinta verso posizioni estremiste e pesantemente reazionarie e catto-razziste.
Credo invece che si debba puntare ad un partito democratico di stampo americano, che abbia al suo interno tutte le componenti della sinistra, in cui debba prevalere quella moderata non per scissione ma per capacità di leadership. In una tale struttura devono esserci le componenti estremiste e populiste e quindi una buona parte dei 5S, sia come espressione politica sia come elettori. Altrimenti la maledizione di Livorno si perpetuerà e saremo sempre minoritari.
Spero anche che ci sia un’evoluzione in senso democratico ed europeista della destra, ma questo dipenderà solo dall’evoluzione del suo elettorato e dalla crisi economica.
Ugualmente ho rabbrividito di fronte alle uscite di Conte sull’avvocatura del popolo o sul “sarà un anno bellissimo” o sulle tante altre che adesso non ricordo. Una volta si usava dire “la classe non è acqua”, però il termine classe non è molto politically correct e quindi lasciamolo stare.
Resta il fatto che Draghi è una persona che ispira fiducia e che gode della fiducia del gotha mondiale dell’economia ed ovviamente della politica non populista. Draghi ha un’immagine, e non solo quella, di servitore dello stato, di chi serve in silenzio, parla solo quando deve e per ottenere risultati e soprattutto di chi è capace di ottenerli. Senza paura di confronti, un’immagine che non sfigura accanto a quelle di personaggi ormai mitici, come Falcone e Borsellino.
Non ha mai espresso le sue preferenze politiche e questo lo rende adatto ad un incarico che richiederà freddezza e indipendenza. Spero che ci riesca, il nostro presidente è stato chiarissimo nella descrizione delle difficoltà che incombono sul paese e che rischiano di mandarci in default, se non si trova un governo capace di mediare ed allo stesso tempo di indicare le strade più percorribili.
Nessuno meglio di lui può fare da tramite con l’Europa e garantire ai paesi che ne fanno parte che non spenderemo più di 200 miliardi in caramelle, lecca lecca e fritture di pesce, come è stato costume almeno negli ultimi 20-30 anni se non di più. Se ce la farà non lo so, e secondo me non lo sa nemmeno lui, però ci prova, perché credo che sia consapevole del piano inclinato su cui stiamo scivolando e ama questo paese, come tanti di noi.
Non potrà risolvere i problemi oggettivi che ci sono, non potrà riportare i turisti cinesi, americani o anche solo italiani, non potrà evitare chiusure drammatiche, ma forse potrà aiutarci ad accompagnarci fuori dalla pandemia, a risollevarci il più in fretta possibile, ad evitare che sulle spalle della “next generation EU” gravi un debito tale da non risollevarci più. Debito che, vorrei ricordarlo, è stato aggravato da troppi governi (e non mi riferisco solo agli ultimi due) che hanno guardato molto al presente e poco al futuro, portandoci nelle varie crisi con un fardello sempre più pesante che invece i populisti ed i cittadini ingenui hanno voluto solo attribuire all’Europa ed ai suoi supporter come Monti.
E quindi “grazie Draghi” e spero che questo popolo sia capace per una volta di capire che ci sono operazioni dolorose che non dipendono da chi si assume l’onere di farle ma dalla situazione oggettiva. Ancora una volta, ricordo come è stato crocefisso il governo Monti che dovette impedire il default del paese con lacrime e sangue e poi fu incolpato da tutti, grandi condottieri inclusi, di aver agito contro l’interesse del popolo.