maturità 2020 – di Roberto Ceriani
Sul sito del MIUR sono usciti i dati sugli esiti degli Esami di Maturità 2020 e l'’esame post-Covid, con commissioni interne, mostra interessanti novità.
Per ogni regione (manca la Valle d’Aosta), la tabella mostra le percentuali di studenti che hanno conseguito un voto finale nella fascia indicata. ESEMPIO: in Piemonte il 20,9% dei ragazzi ha conseguito un voto finale compreso fra 61 e 70. Per ogni fascia di voti sono evidenziate due caselle:GIALLO: regione in cui la percentuale di tale fascia è massima,MARRONE: regione in cui la percentuale di tale fascia è minima
ESEMPIO: la massima percentuale di ragazzi con 100 e lode (5,2%) è in Puglia, la minima (1,4%) è in Lombardia. Le colonne successive mostrano, per il 2020 e per il 2019, le percentuali sintetiche di ragazzi con voti inferiori a 70, oppure maggiori di 90. A grandi linee potremmo classificarli come “gli scadenti” e “gli eccellenti”.
Dal confronto fra il 2019 e il 2020 si vede subito come nel 2020 i voti siano mediamente aumentati (effetto Covid? effetto Commissione interna?). Rimangono tuttavia alcuni elementi costanti nel tempo. Per esempio, in ambedue le annate le percentuali di eccellenti (>90) risultano massime in Calabria e minime in Lombardia.
Fra le due annate, in quasi tutte le regioni i voti bassi (<70) sono scesi del 10-15% e i voti alti (>90) sono cresciuti del 10-15%.
Il divario fra i voti di alcune regioni del Nord, in particolare della Lombardia, e altre regioni del Sud, in particolare Puglia e Calabria, è una costante di tutte le annate degli ultimi 20 anni. E’ un dato in pieno contrasto con gli esiti documentati dalle prove Invalsi e dalle indagini OCSE-PISA.
Fino a qualche anno fa ogni anno si gridava allo scandalo, con una ritualità che ricordava i periodici scandali sulle dichiarazioni dei redditi degli anni ’80: sorpresa, sconcerto, dibattito, analisi, proposte… seguiti ogni volta da ottimi nulla di fatto. Oggi non se ne parla più. Il contrasto fra i voti medi del Nord e del Sud è considerato talmente normale che nessuno ci fa più caso.
IDEA: e se prendessimo sul serio i dati e li considerassimo una base di partenza per una riflessione sulla scuola? In fondo si tratta solo di guardare i numeri dal punto di vista di un osservatore esterno non prevenuto. Se immaginiamo un osservatore imparziale che utilizza i dati per capire la realtà, leggendo i dati questo osservatore può formulare due ipotesi:
- IPOTESI 1 – “Gli studenti del Nord sono meno preparati di quelli del Sud”. In questo caso siamo di fronte a un’emergenza nazionale e occorre porvi rimedio con un piano straordinario di finanziamento per le scuole del Nord. Visti i risultati, possiamo dire che i fondi europei PON finora hanno prodotto un enorme successo al Sud. Adesso, per non accentuare queste differenze, occorrerà trasferire a Nord i fondi PON destinati al Sud. Ma forse non basterà; per rimediare alle gravi carenze delle fallimentari scuole del Nord occorreranno anche altri finanziamenti specifici, fino a quando i risultati degli esami saranno simili sull’intero territorio nazionale.
- IPOTESI 2 – “Il Sistema Scolastico italiano di fatto è regionalizzato”. In questo caso sarà dura ammetterlo, ma occorre essere realisti. Potrà piacerci o no, ma se è così è meglio prenderne atto e fare una piccola riforma: ogni regione gestisca il suo sistema scolastico e il Ministero si limiti a definire alcuni obiettivi minimi nazionali e a finanziare le regioni in proporzione al numero di studenti. Forse ci sarà il rischio di aumentare le differenze fra le regioni della qualità scolastica (oggi chiaramente migliore al Sud), ma una gestione oculata delle risorse e un po’ di sana concorrenza dovrebbero aiutare a trovare un punto di equilibrio soddisfacente.
P.S. – In linea del tutto teorica, il nostro osservatore potrebbe anche formulare l’IPOTESI 3: “Esiste un Sistema Scolastico unico nazionale, con valore legale nazionale del titolo di studio, ma i criteri di valutazione sono diversi nelle diverse regioni”.
Ovviamente si tratta di un’ipotesi completamente assurda e priva di ogni fondamento. Anzi, è meglio evitare anche solo di parlarne. Infatti, se a Bruxelles si venisse anche solo a ipotizzare una cosa del genere, scatterebbe una reazione anti-italiana in almeno 20 Paesi europei che penserebbero che da noi si sbattono via i soldi per mantenere un Sistema Scolastico sgangherato, inutile e ingiusto.
Le conseguenze per noi sarebbero drammatiche: l’Europa ci porterebbe via il MES e il Recovery Fund! Magari ci sbatterebbero anche fuori dall’Euro e manderebbero a Roma la Troika Didattica con il compito di allestire appositi Campi di Rieducazione Professionale per gli insegnanti italiani.
Alla Ipotesi 3 è meglio non pensarci: è già abbastanza difficile la scelta fra le ipotesi 1 e 2..