un’estate anomala – di Anto J. Mariani
Riponiamo non poche speranze in questa estate appena cominciata.
Vorremo che facesse da spartiacque: il prima, con la sua parte strana, alle spalle; il dopo, tutto da decifrare, più in là. In mezzo, il caldo e i tempi lunghi, accompagnati dal frinire delle cicale. E, poi: disinibirsi e lasciarsi andare; conoscere e conoscersi; stupire e stupirsi; trovare e trovarsi; andare e tornare. Ma, anche negoziare (che non è solo un trattare e un trafficare, ma è anche occupazione e attività) contrapposto ad oziare.
Ecco il punto dove volevo arrivare: l’ozio. Sono preoccupato per questo elemento: i mesi dello stare a casa e del procrastinare forzato delle attività sono stati contrassegnati dall’attesa non dall’ozio. Nell’attesa c’è stress, c’è preoccupazione, c’è il punto di domanda, c’è uno scaricarsi delle pile; nell’ozio, invece, c’è ben altro: se lo svestiamo dall’interpretazione negativa legata alla pigrizia, all’inerzia, al poltrire e al languire, otteniamo una connotazione col segno più (momento di quiete e di riposo in grado di ricaricarci di motivazione e di energia). Ne consegue che è nell’ozio – non nell’attesa – che è possibile trovare il ricostituente adatto per la necessaria ed indispensabile ripartenza, su cui ora puntiamo tutto.
Dobbiamo prenderne atto: siamo arrivati sul finire di giugno talmente squinternati e sfibrati che non sappiamo che pesci pigliare. Insomma, quell’”insieme ce la faremo” sembra fare ancor più acqua di prima. E’ indispensabile l’uomo che più di qualsiasi altro incarna la ripartenza: Alex Zanardi. Con la sua frase confortante come poche: “se ce l’ho fatta io…”. Devi farcela anche ‘sta volta, perché tu sei il nostro miglior incoraggiamento.