ai fisici piace guardare fuori dalla propria stanza – di Daniele Marini
Un modello statistico non avrà mai la capacità predittiva di un modello basato su equazioni. Il modello statistico non spiega il funzionamento del processo, ne descrive soltanto la evoluzione.
Purtroppo da quel che leggo i virologi stanno trascurando le teorie biologiche più esplicative, tra questi le teorie evoluzionistiche e di selezione basate su mutazioni.
Se dico che il virus sta mutando e scopro che i soggetti asintomatici hanno meno probabilità di infettare altri, posso facilmente riconoscere in questo il comportamento di un organismo soggetto a mutazione; il mutante più favorito è quello che non uccide il proprio organismo ospite, permettendogli di replicarsi.
All fine il virus mutato vincente sarà meno aggressivo del virus originario. Naturalmente le conclusioni "politiche" le lascio a chi ha voglia di farle.
RIcordo anche che i processi di mutazione e selezione richiedono molte generazioni, e questo spiega perché le epidemie si comportano con una fase di crescita molto accelerata e una fase di rallentamento fino alla scomparsa molto più lenta.
Ora quel che ho scritto non è legge, è una ipotesi teorica, ma da questa ipotesi un bravo virologo potrebbe impostare una ricerca per verificarla. Osservo anche che i modelli epidemiologici non tengono conto, per quel che ne so, ma potrei sbagliarmi, delle possibili mutazioni dei virus infettanti. Sarebbe bello invece verificare un modello per dimostrare che quando il picco viene raggiunto si sta anche esaurendo la generazione di virus più aggressiva e si sta diffondendo una mutazione meno aggressiva. C'è spazio per anni di ricerche e per decine di pubblicazioni.