la storia e le telefonate in questura

Ho appena finito i guardare su Rai Storia un documentario di Gianni Bisiach dedicato alla evasione di Saragat, Pertini e altri 5 militanti socialisti dal carcere di Regina Coeli il 24 gennaio 1944 nella Roma sotto controllo nazista.

Nenni era preoccupato soprattutto per Saragat che non aveva esperienze di carcere e si diede da fare per organizzare l'evasione; pochi mesi dopo ci sarebbe stata la strage delle Ardeatine e a Regina Coeli era già un susseguirsi di fucilazioni. In quei giorni venne massacrato di botte fin ad indurre un infarto su un corpo sanguinolento Leone Ginzburg, don Morosini, anche lui a Regina Coeli venne fucilato.

Saragat ricorda: “Volle (Pertini) subito il vestito da galeotto, lo pretese. I secondini di Regina Coeli avevano di fronte a lui un complesso di inferiorità, perché conosceva il regolamento meglio di loro. Diffondeva attorno a sé una serenità che sosteneva i prigionieri in attesa di fucilazione, perché anche in carcere si comportava come se fosse stato a casa sua. Voleva che gli abiti fossero stirati bene: metteva i pantaloni da galeotto sotto il materasso in modo che al mattino la piega fosse perfetta. Aveva l’eleganza del duca di Edimburgo”.

Il Comando Militare clandestino socialista coordinato da Giuliano Vassali si rese conto che non ce l'avrebbero fatta con una azione militare e ci si orientò così su una finta scarcerazione; Vassalli e i suoi si procurano la modulistica originale del Tribunale Militare italiano e compilarono un modello di scarcerazione con tanto di timbri falsi e di firma falsa (messa dalla moglie del dr Alfredo Monaco medico del carcere).

Quando fu tutto pronto, compresa la consegna dei modelli di scarcerazione, sorse una difficoltà. Una disposizione recente imponeva all'ufficio matricola di accompagnare in Questura gli scarcerandi. Ci fu un momento di panico perché il trasferimento in questura avrebbe fatto saltare tutto.

Si optò per una finta telefonata dalla Questura al Carcere con l'ok alla liberazione immediata. La moglie di Monaco e un militante socialista clandestino si misero alla ricerca di un telefono pubblico da cui inscenare la telefonata. La linea era inesorabilmente occupata. Si scoprì che le linee di Regina Coeli erano isolate. Qualcuno si ricordò che in una caserma lì vicino c'era una connessione diretta col carcere: ingresso in caserma e finta telefonata, fatta con la dovuta autorevolezza; minacce,e blandizie. Dall'altra parte si osservava che c'erano disposizioni e di qua sono il questore, vi dico che è tutto a posto, rilasciateli immediatamente.

Tutto filò per il verso giusto e l'evasione fu scoperta dai tedeschi Kappler e Dollman solo diversi giorni dopo perché ne diede notizia Radio Londra. Pertini, di lì a qualche giorno, preso atto che non ci sarebbe stata l'insurrezione di Roma, prese la via del Nord e andò ad occuparsi di resistenza. Saragat, rimasto a Roma, sarebbe poi entrato, dopo la liberazione di Roma nel primo governo Bonomi.

Altri tempi, altri presidenti, altre telefonate.