non so, non c’ero e se c’ero dormivo

Nella discussione in corso sulla opportunità o meno di fare festa il 17 marzo c'è un convitato di pietra: una legge dello Stato regolarmente approvata dal Parlamento.

Si tratta dell'art. 7 bis del D.L. n. 64/2010, convertito in legge dal Parlamento con legge  n. 100/2010. Dice l'articolo:

Il giorno 17 marzo 2011, ricorrenza del 150° anniversario della proclamazione dell'Unità d'Italia, è dichiarato festa nazionale.

Io mi rendo conto che il Governo ha tante cose a cui pensare; mi rendo conto che Emma Marcegaglia ha i suoi problemi di compatibilità, ma è possibile che dormissero tutti quando venne approvata la legge? E' possibile che il ministro Gelmini non si sia accorta che doveva inserirla nel calendario nazionale delle vacanze?

I leghisti non sono felici, dimenticandosi che tra i 1000 di Garibaldi la maggioranza eano bergamaschi; gli imprenditori fanno i conti su quanto costa. Ma ce lo ricordiamo il comunicato del Presidente del Consiglio del 28 gennaio 2011 (prendo il testo dal sito del governo in modo che nessuno possa dire che ho capito male)?

In apertura dei lavori il Consiglio dei Ministri si è soffermato sugli effetti civili della giornata del 17 marzo 2011, festa nazionale per il 150°anniversario dell’Unità d’Italia. Poiché tale qualificazione comporta l’implicita ed eccezionale inclusione della ricorrenza fra quelle ordinariamente festive, il Consiglio ha ritenuto obbligatorio di conseguenza (e solo per quest’anno) estendere alla giornata del 17 marzo 2011 le regole in materia di orario festivo, limitazioni su determinati atti giuridici, disciplina che regola l’imbandieramento degli edifici, il trattamento economico da corrispondere ai lavoratori dipendenti e le sanzioni amministrative pecuniarie in caso di inosservanza.

E' vero che la Lega ha il mal di pancia, che la Russa e i suoi amici hanno preso il Buscopan perché non possono dire che hanno il mal di pancia complementare a quello della Lega; ma dove siamo finiti? Io obbedirò come Garibaldi, ma il ridicolo è ridicolo.