pensare la scuola perché poi …

When in trouble, go big! “Nei momenti di crisi è ora di pensare in grande!”. Su questa linea si sviluppa questa interessante intervista a Emanuele Contu, Dirigente Scolastico dell’Istituto “Puecher Olivetti” di Rho (Milano). Il rischio è non tornare a settembre.

L’emergenza Covid ha chiuso le scuole, ma siamo sicuri che riapriranno a settembre? In quali condizioni? Il Preside ci ricorda che “...stiamo parlando di 8 milioni di persone tra studenti, docenti e personale, quotidianamente concentrati in spazi limitati e spesso in strutture poco adeguate già per una situazione ordinaria”.

Per ora si sopravvive con la Didattica Distanza, ma “E’ molto diverso fare DaD con studenti di 15 anni o con bambini di 7” tuttavia “non abbiamo dei dati di dettaglio né elementi che ci diano una fotografia delle differenze tra scuola e scuola”.

Sappiamo però che “Questa situazione ci ha mostrato che le povertà educative finiscono per coincidere con le povertà sociali”. Infatti “Per molti ragazzi l’unico ponte col resto del mondo sono stati professori e compagni. Molti dei miei docenti mi raccontano che al termine delle videolezioni ricevono una semplice richiesta: 'prof facciamo due chiacchiere?'”

In questa situazione nuova gli insegnanti devono “procedere in generale in maniera più lenta con una selezione più attenta dei contenuti e degli argomenti… e fare una riflessione attenta sull’utilizzo del tempo che hanno a disposizione”. Per fortuna però gli insegnanti hanno dimostrato una grande capacità di apprendere: “hanno dimostrato la capacità di reinventarsi e si sono rimboccati le maniche. Si è costruito così un patrimonio che servirà anche dopo”.

Purtroppo però “il lavoro degli insegnanti come al solito non sarà valutato, perché non esiste ad oggi un metodo per farlo, così come non esiste per i dirigenti”. Questa situazione paradossale, unica nelle grandi organizzazioni private e pubbliche, pone “Il tema delle carriere. Gli insegnanti dentro la scuola non sono tutti uguali, ma di fatto lo sono da un punto di vista contrattuale. Io ho nella mia scuola 180 docenti, è possibile che siano tutti inquadrati contrattualmente allo stesso modo? Non esistono organizzazioni di questa complessità così gestite”.

Allora come uscirne? Il DS intervistato chiarisce che “Sarebbe invece importante avere delle figure che anche formalmente abbiano un inquadramento professionale diverso e possano, per esempio, dedicare parte del proprio orario di lavoro in supporto agli altri colleghi.

Ma dirigere significa essere abbastanza grandi da avere allo stesso tempo i piedi in terra e la testa fra le nuvole, quindi l’intervista si conclude con i sogni a occhi aperti di un DS capace di guardare avanti: “Sogno scuole realmente autonome che possano assumere le proprie decisioni con responsabilità. E’ assurdo che non si possa avere voce in capitolo sulla selezione del proprio personale: non si capisce come si possa costruire il progetto di un istituto se non si sa chi ci lavorerà”.

Sogno una modalità di valutazione per gli stessi istituti e per i presidi. Sogno che le tecnologie non siano un di più, e l’opportunità che stiamo sperimentando lo dimostra.
Vorrei una scuola molto più flessibile rispetto all’organizzazione interna dei tempi e degli spazi, e dei percorsi di studio, con una personalizzazione molto più marcata. Non si capisce perché tutti gli studenti debbano imparare le stesse cose e non si possa pensare a percorsi personali”
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Un’intervista interessante. Da leggere con attenzione guardando avanti. Ne consiglio la lettura a tutti gli insegnanti, agli studenti, alle loro famiglie e a molti sindacalisti.