la scuola che verrà e qualche suggerimento sulla wifi

Ormai è chiaro: quest’anno le scuole non riapriranno.

E negli anni prossimi? Con le prossime edizioni dell’epidemia (o qualcuno crede che questa sia l’ultima?) ci faremo ancora trovare impreparati? Chiuderemo di nuovo le scuole per mesi, fidandoci della Didattica a Distanza, come surrogato basato su volontariato e improvvisazione?

Che ci piaccia o no, dovremo affrontare enormi problemi di ripensamento dell’intera struttura scolastica, ma forse sarà un’opportunità per superare alcune rigidità del sistema. In fondo non è detto che dovremo giocare in difesa per sempre…

Magari capiremo che il problema vero non è eliminare le classi-pollaio, ma superare l’idea stessa di classe. Magari la Didattica a Distanza (DaD) ci farà capire meglio il valore e i limiti della lezione frontale, dei lavori di gruppo, dei metodi di valutazione. Nulla va esaltato o demonizzato; tutto va inserito in un progetto unitario e sfruttato per le proprie potenzialità.

Magari l’editoria scolastica saprà cavalcare l’onda e fornirà alle scuole nuovi strumenti di lavoro. Magari nasceranno nuove professionalità fra i docenti e (molto, molto magari!) persino il sindacato del gettone telefonico capirà che alcuni docenti meriteranno un serio incentivo economico per le competenze acquisite e messe a disposizione dei colleghi.

Per ora, in questa fase iniziale di emergenza di lungo periodo, il problema principale, cioè la punta dell’iceberg che ormai tutti vedono, è l’aspetto materiale del Digital Divide. Tutti hanno capito che alcune famiglie non possono permettersi di acquistare un PC/tablet per ogni figlio o che non hanno la connessione internet.

Non è detto che questo sia il vero problema principale. In realtà esiste anche un enorme Cultural Divide (famiglie che possono aiutare i figli e altre che non ne hanno gli strumenti culturali o, semplicemente, non hanno tempo). In realtà c’è anche un enorme Social Divide (ragazzi isolati in casa cui viene negata la socialità scolastica, fondamentale soprattutto per le fasce d’età minori).

Tuttavia, per quanto riguarda il solo aspetto materiale del Digital Divide, esistono già alcune soluzioni che, oltretutto, aiutano a sviluppare nuove forme di collaborazione.

STRUMENTAZIONE HARDWARE

Per fornire alle famiglie disagiate un PC o un tablet sono in corso varie iniziative:

  • scuole che prestano gli strumenti in comodato alle famiglie (a volte li fanno recapitare a casa dai Carabinieri!)
  • associazioni di quartiere o parrocchiali che raccolgono vecchi PC e tablet da dare alle famiglie
  •  aziende, o sottoscrizioni pubbliche, che finanziano l’acquisto di PC e tablet

CONNESSIONE INTERNET

Per evitare la spesa di una rete fissa con connessione web esistono alcuni metodi:

  • dire alle famiglie di usare un telefonino come hotspot internet. Per evitare di “finire i Giga” si può fare pressione sulle compagnie telefoniche perché lancino un programma tipo “100 Giga per la scuola”. Oltretutto si farebbero una pubblicità intelligente.
  • alcune scuole e associazioni di quartiere stanno invitando i cittadini a mettere a disposizione del condominio la password del wifi per le famiglie che ne hanno bisogno

CONNESSIONE: UNA PROPOSTA AGGIUNTIVA

Mettere a disposizione del condominio la password del wifi presenta però un problema: se un vicino di casa utilizza il mio router, la mia connessione rallenta. Per evitarlo, in molti casi si può fare anche in un altro modo che evita questo limite. Ecco come fare:

  • verificare se fra le reti wifi disponibili ce n’è una chiamata “Vodafone-WiFi”. Se esiste significa che un vicino di casa, chiamiamolo Mr. X, ha Vodafone e si è iscritto alla Vodafone Community. Non occorre sapere chi è questo vicino
  • trovare un amico, Mr. Y, che ha Vodafone (non occorre che sia un vicino di casa; può anche abitare in un’altra città, persino all’estero) e chiedergli di iscriversi (gratuitamente) alla Vodafone Community. In questo modo Mr. Y, dovunque si trovi nel mondo, potrà utilizzare la connessione di 14 milioni di Mr. X, anche senza conoscerli, utilizzando semplicemente le credenziali della Community assegnate a Mr. Y
  • chiedere a Mr. Y di condividere le sue credenziali d’uso della Community (non la sua password wifi) e, con queste, usare il WiFi di Mr. X

E’ un metodo perfettamente legale (è questo lo spirito della Community). Oltretutto non si rallenta neanche la connessione di Mr. X, perché Vodafone-WiFi sfrutta una parte di banda del router di Mr. X non utilizzata.

In caso di azioni illegali fatte usando questo metodo, Mr. X non è responsabile; il responsabile è chi ha le credenziali della Community (in questo caso Mr. Y).
Se ricordo bene, Mr. Y può rendere note le sue credenziali della Community (diverse dalla sua password wifi) anche a più amici; infatti mi pare che, con le stesse credenziali, si possano attivare contemporaneamente circa tre connessioni web, anche distribuite in diverse località del mondo.