Difret il coraggio per cambiare – recensione
Dopo aver visto Il ragazzo che catturò il vento mi sono messo in testa di guardare un po' di film africani. Si trova poco perchè li mandano ai festival europei ma poi nessuno li traduce e li distribuisce. Questo, come vedete dalla locandina, ha superato le barriere perché è prodotto da Angelina Jolie.
E' un film etiopico di 6 anni fa e ci parla di un problema che noi tranquilli europei pensavamo scomparso: il rapimento delle bambine da stuprare e poi sposare perché la tradizione vuole così.
Siamo nelle campagne non molto lontano da Addis Abeba con i villaggi di paglia e lamiera dove la giustizia è ancora amministrata dalle corti di villaggio che si riuniscono all'ombra di un grande albero e a cui partecipano solo gli adulti maschi e dove ci si muove a piedi, con l'asino o a cavallo.
La regia e la sceneggiatura sono di Zeresenay Berhane Mehari (formatosi negli USA ma tornato poi nel suo paese) e il fatto che ci siano voluti circa 10 anni sino ai soldi della Jolie per la realizzazione la dice lunga. Gli attori sono tutti etiopi. La parte più interessante del film l'ho trovata nel contrasto tra i costumi della tradizione e la burocrazia di uno stato in via di formazione (la polizia, la magistratura inquirente, il mondo della città, la magistratura giudicante).
Uomini e donne molto belli, arretratezza, strade polverose, vecchie auto della Toyota, telefoni a linea fissa, enormi macchine da scrivere e ogni tanto qualche pc portatile.
La storia è vera ed è del 1996 quando circa il 40% delle adolescenti etiope subivano la sorte di Hirut una ragazzina di 14 anni che mentre torna a piedi dalla scuola viene rapita da un gruppo di giovani a cavallo guidati da Tadele che la rapisce, sequesta e violenta per sposarla. Si tratta di una cosa talmente normale che il rapitore la mattina dopo lascia nella baracca il suo fucile mitragliatore e la porta aperta quando viene chiamato dagli amici.
Hirut cerca di fuggire portando con sè il fucile e, quando viene raggiunta, spara e uccide Tadele. Rischia di essere sgozzata sul posto e viene portata al posto di polizia dove viene subito messo in chiaro che dovrà essere giustiziata.
Il film si gioca tutto sul rapporto tra Hirut, spaventata ma determinata, e Meaza Ashenafi, una avvocato donna che ha lasciato la magistratura per fondare ANDENET una associazione che si occupa di tutela legale delle donne maltrattate sino al processo finale concluso con la assoluzione di Hirut ed è in questa successione di eventi che emergono tutti i contrasti e le trasformazioni in atto nella società etiopica.