numeri … numeri … e disperazione – di Bruno Petrucci
27-Marzo notte
Curve che s’impennano, morti che aumentano. E poi le scene dei reparti d’infettivologia che non si reggono più e uno si chiede come facciano a reggere gli operatori sanitari. Qualcuno oggi ricordava i semplici operatori sanitari, che rischiano la pelle come i medici, come gli infermieri, rischiano solo per pulire e portare via le immondizie, magari con meno protezioni, ma muovendosi in quegli ambienti quasi saturi di Corona Virus.
Quante volte dovremo ringraziare queste persone che lottano davvero in condizioni drammatiche per strappare qualcuno alla morte? Mi piacerebbe che uno di quegli stronzi che andavano a menare i medici nei quartieri peggiori di Napoli, uno, uno almeno andasse lì e dicesse “scusa dottò, so stat proprio nu strunz”. Vabbe’ “fa bene e scordate, fa male e piensace”.
I morti, già i morti. Il mio amico Claudio ha pubblicato una ricerca seria, molto seria, (l’ho condivisa) fatta dal sindaco di Nembro, che paragonava il picco di mortalità di questo periodo con quello degli anni precedenti: 158 contro 35, quindi i decessi anomali dovrebbero essere circa 120. Quindi quanti sono i deceduti per Corona Virus? Direi almeno un centinaio, per essere molto ottimisti.
E invece sono 31, perché gli altri non sono nemmeno entrati in ospedale ma sono morti a casa loro, senza tampone, e quindi da polmonite. Non si possono fare estrapolazioni, soprattutto dove gli ospedali non lavorano (ancora) al di sopra della loro capacità operativa e non si lascia (ancora) la gente a morire senza soccorso, però di sicuro i morti sono molti di più, così come i contagiati asintomatici e quindi gli auto-guariti. Sì è difficile fare affidamento sui numeri, quando sono falsati. Però, dai, un numero parziale ma su un campione così ampio può avere ancora significato, anche nell’incertezza che ci avvolge.
Perciò vi propongo la tabella degli incrementi dei contagiati totali, da cui si evincono almeno 2 fatti:
- Il primo è quello che dicevo ieri, non si può fare affidamento su un solo punto. Guardate ad esempio la variabilità di Sardegna, Calabria o Val d’Aosta, per non parlare del Molise o dell’Abruzzo: più sono piccole le popolazioni è più i numeri sono ballerini.
- Secondo, non ci soffermiamo sui singoli numeri, ma sui colori, perché più da lontano osserviamo, migliore è la ricostruzione dei dati su larga scala.
Il 19/3 c’erano 8 regioni con un incremento dei contagiati totali superiore al 30%, 4 regioni >20%, 3 >15%, 4>10% e solo una, il Veneto minore del 10%. Ora guardate l’ultima riga, quella di oggi: 1 regione >20%, 5 regioni tra 10 e 15% e 14 regioni con crescita inferiore al 10%.
La Lombardia, il focolare dell’infezione, ad esempio, presenta percentuali di crescita tra il 5.4 ed il 6.9% dal 22/3 ad oggi con un solo valore superiore (ieri) del 7.9%. Intendiamoci, dietro una crescita media del 6% ci sono numeri allucinanti di contagiati attuali e di morti, ma c’è una tendenza al ribasso lenta, con controtendenze, però c’è.
Come un universo che mentre si espande rallenta e perde forza di propulsione. E noi, in questi numeri, per quanto parziali, sottostimati ecc, ecc, dobbiamo vedere l’aspetto positivo, di miglioramento, perché prima o poi quelle maledette curve rallenteranno visibilmente e poi si fermeranno ed alcune scenderanno fino ad azzerarsi. Si può credere, bisogna credere e nel frattempo piangere per gli inferni delle terapie intensive e dei morti nelle case che nessuno chiama “Vittime di Corona Virus” e che sono morti solo ….. di polmonite. Buona notte.