Craxi, Amelio e la fionda
Ai tempi del Coronavirus ho finalmente visto il film di Gianni Amelio dedicato agli ultimi mesi di vita di Craxi.
Quello che penso l'ho messo nella immagine della fionda che apre e chiude il film. Craxi è stato questo per tutta la sua vita: uno che rompeva le uova nel paniere e la storia del Partito Socialista è piena di personaggi che rompevano le uova con storie e derive molto diverse (Gramsci, Mussolini, Matteotti, Pertini, …).
Difficile fare un film su di lui; c'è ancora troppa reattività; sono stato più facili i film su Moro per via del martirio, alcuni molto belli come Il Caso Moro di Giuseppe Ferrara, o Buongiorno notte di Marco Bellocchio.
Lascio dunque perdere l'aspetto politico e mi concentro su sceneggiatura e interpretazione.
Grandissima la interpretazione di Pierfrancesco Favino, indistinguibile dal Craxi vero per la professionalità dell'attore fatta di studio e di tanto lavoro e per il lavoro egregio dei truccatori.
Debole la sceneggiatura perché l'ipotetico figlio di Vincenzo Balzamo si regge solo per la sua schizofrenia (svolgendo il ruolo di postino del pensiero del padre) e i personaggi di contorno (il politico, i figli, la moglie, l'amante) appaiono inutili o ancillari con la sola eccezione della figlia Anita. Si poteva tranquillamente evitare la presenza di Claudia Gerini, mentre sarebbe stato interessante un maggiore peso per il politico riformista (comunista?) interpretato dal bravissimo Carpentieri (il protagonista di Tenerezza di Amelio).
La coprotagonista Anita, che dovrebbe essere la figlia Stefania, mi pare un po' troppo debole rispetto alla Stefania vera che, anche in questi mesi, in occasione della uscita del film si è battuta per ridare dignità a suo padre senza fare sconti a quelli che lo hanno fatto morire in quel modo.
La storia di Craxi è quella di molti tiri di fionda dentro il vecchio PSI di Di Martino, un grande progetto riformatore, la messa in discussione di un po' di santi della storia del movimento operaio e comunista (incluso Marx, ai tempi della polemica su Proudhon), l'appoggio ai movimenti di liberazione nei paesi dell'est quando altri si muovevano con cautela curiale, la scelta di non vedere o fingere di non vedere che accanto a statisti (e penso a Gianni De Michelis), a nani, a ballerine, c'erano un sacco di farabutti (come gli suggerisce Vincenzo Balzamo nel film).
Vincenzo Balzamo nel film viene fatto morire suicida anziché di infarto e svolge la parte di quelli che nel PSI (ed erano tanti) capivano la necessità di demarcarsi rispetto al corpaccione del PCI, credevano in una politica liberal socialista, nella scelta autonomista e nel primato della politica, ma mostravano disagio per l'approdo al PSI di personaggi di dubbio valore e di ancor minore visione ideale (quelli che trasformarono la politica socialista in un mercato governato dal listino prezzi dei favori). Me lo ricordo quando alla metà degli anni 70 si occupava di problematiche di riforma dello stato e delle istituzioni.
Il partito socialista mi manca, Craxi ci ha dato dentro con la fionda per rompere le vetrate che lo rendevano minoritario e subalterno al PCI ma il risultato, per eccesso di volontarismo (una vecchia questione nella storia del movimento socialista e comunista) è stato, negli anni del suo centenario, la annichilazione del PSI di Andrea Costa, Anna Kulishoff, Filippo Turati, Giacomo Matteotti, Pietro Nenni, Riccardo Lombardi. Cercò di superare la prima repubblica con i suoi riti e … siamo finiti qui.