come sarà il dopo? – CoronaMilano2

14 marzo AdC (anno del coronavirus)
Milano: la nonna prepara la torta fatta in casa. A vari km di distanza la nipote di 11 anni copia tutte le operazioni guardando sul tablet cosa sta facendo la nonna che le spiega i trucchi culinari.

A sera la mamma-figlia torna dal lavoro in ospedale, dove ha lottato tutto il giorno contro il virus. Trova sul tavolo la torta preparata dalla figlia-nipote.

Un po’ di pazienza fino a mercoledì 18, quando è previsto il picco: 92.000 contagi con 360.000 quarantenati (fonte Il Sole 24 ore). Poi dovrebbe iniziare la lenta discesa.Teniamo duro e restiamo in casa. We shall overcome!

…ma come sarà DOPO? E poi, dopo quando? fra 15 giorni? fra due mesi? fra 1 o 2 anni? Ma siamo sicuri che esisterà un dopo? o forse dovremo rassegnarsi a un lunghissimo DURANTE che ci accompagnerà per decenni e, volenti o nolenti, ci obbligherà a conviverci?

Sono le stesse domande che ci ponevamo a inizio anni ’80, quando scoppiò l’emergenza AIDS. Ricordate? Però, almeno a quei tempi, potevamo consolarci dicendo che era roba da gay e drogati. Oggi invece siamo dentro tutti fino al collo, anzi fino al polmone.

Anche allora pensavamo al DOPO; pensavamo dopo 1-2 anni, quando tutto sarebbe finito… Non potevamo immaginare che ora, dopo 40 anni, siamo ancora immersi nel DURANTE… E’ vero, per l’AIDS abbiamo qualche cura, facciamo un po’ di prevenzione, ma Lui è sempre lì, subdolo e vigliacco, pronto a resuscitare e colpire appena abbassiamo la guardia… Sarà così anche con l’odioso signor Covid?

E poi, anche ammesso che esisterà un dopo, come sarà questo dopo? Riprenderemo le vecchie abitudini come se nulla fosse stato? Lavorare, studiare, viaggiare, amare, litigare… Penseremo a questi giorni (mesi? anni?) come a una strana pausa fra due normalità successive? Penseremo all’oggi come a una specie di intervallo fra il primo e il secondo tempo?

O forse vivremo in un altro mondo? In un mondo in cui le relazioni sociali, professionali e amichevoli saranno completamente diverse da quelle di oggi? Un mondo in cui alcune distanze umane saranno accentuate, mentre altre relazioni diventeranno più strette e più profonde?

Cosa e quanto avremo imparato sul lavoro a distanza? E sulla didattica a distanza? Li penseremo ancora come strumenti da usare solo In Case of Emergency? O invece saremo capaci di integrarli in originali relazioni blended che apriranno il campo a nuove modalità professionali?

Sappiamo poco di cosa ci attende, ma almeno una cosa è certa: avremo in tasca meno soldi! Però non sappiamo quanti anni durerà l’inevitabile crisi economica che ci aspetta. Come in tutte le crisi alcuni guadagneranno e tanti perderanno, ma CHI saranno i pochi fortunati e CHI i tanti che dovranno ricominciare da zero?

Quanti licenziamenti? quante migrazioni forzate? solo da Sud a Nord? quanta delinquenza organizzata? saranno solo questi il prezzo da pagare a questo maledetto virus? Quanti populismi si faranno facile strada promettendo e accusando a destra e a manca? Quante divisioni sociali dovremo pagare all’altare di questo subdolo ospite inatteso?

E la SCUOLA, già, la scuola che fine farà? Faremo finta di nulla e torneremo a fare lezione in aula, assegnando compiti a casa e verificando l’apprendimento con le solite noiose interrogazioni?

E’ vero che le attuali esperienze di didattica a distanza sono in gran parte improvvisate, ma questo offre il convento e lo offre al meglio. Sembrano cento fiori pronti a sbocciare; qualcuno sarà bellissimo, ma altri sfioriranno anzi tempo.

Molte di queste esperienze si basano sugli aspetti più arretrati della didattica tradizionale: lezione frontale (o videale?), assegnazione di compiti, studio individuale… Oggi questo “passo indietro” è un prezzo inevitabile, ma domani saremo capaci di trasformare queste meritevoli esperienze d’emergenza in un nuovo modo di fare didattica?

Sapremo utilizzare il web per superare i vincoli fisici di vecchie aule con banchi, cattedra, pareti e porte chiuse per costruire nuove forme di insegnamento/apprendimento? Per progettare nuove modalità di interazione fra studenti fisicamente lontani fra di loro anche migliaia di kilometri? Sarà il web il coniglio dal cappello che favorirà nuove modalità di ricerca didattica e nuovi stili di apprendimento basati sulla ricerca condivisa?

Giorni fa un Preside intelligente mi diceva un po’ sottovoce di vergognarsi a dire che forse un giorno dovremo ringraziare il Coronavirus, ma perché dovremmo dargli torto? In fondo una volta davamo ragione al troppo dimenticato Mao Tse-tung quando diceva “Grande è la confusione sotto il cielo; la situazione è favorevole”. E se fosse così anche oggi? E se veramente “tutto andrà bene”?


Il precedente articolo del viaggio di Roberto Ceriani a MIlano farmacia e Esselunga – CoronaMilano 1