la prolusione di Bagnasco
Ho fatto un collage di estratti divisi per problematiche. Chi si aspettava, come molti giornalisti, una predica contingente è rimasto deluso.
Non io. Da ateo riconosco alla Chiesa un suo spazio di autonomia ed è sempre sbagliato tirare i cardinali per la tonaca. Dicono le cose che ritengono rilevanti all’interno del loro spazio di autonomia.
libertà religiosa ed intolleranza
La libertà religiosa è un bene essenziale: ogni persona deve poter esercitare liberamente il diritto di professare e di manifestare, individualmente o comunitariamente, la propria religione o la propria fede, sia in pubblico che in privato, nell’insegnamento, nelle pratiche, nelle pubblicazioni, nel culto e nell’osservanza dei riti. Non dovrebbe incontrare ostacoli se volesse eventualmente aderire ad un’altra religione o non professarne alcuna.
Fa piacere sentire che atei ed agnostici non sono più equiparati a nemici del popolo o figli di un dio minore.
Per questo motivo ai diritti di natura religiosa, l’ordinamento internazionale assegna lo stesso status del diritto alla vita e alla libertà personale, a riprova della loro appartenenza al nucleo essenziale dei diritti dell’uomo, a quei diritti universali e naturali che la legge umana non può mai negare.
Forse il discorso andrebbe un po’ storicizzato per capire da dove e perché vengono oggi gli attacchi alla libertà religiosa. Bagnasco cita l’Egitto e l’Iraq ed io aggiungo il Pakistan, l’Arabia Saudita e l’ Afghanistan ed osservo che la libertà religiosa appare come un portato dell’affermarsi dei principi delle due rivoluzioni di fine 700 (quella francese e quella americana) mentre all’interno delle religioni monoteiste, dove prevalgono concezioni arcaiche del mondo, dominano l’intolleranza culturale e quella religiosa.
edonismo, carità, spirito plurale
La cultura della seduzione ha indubbiamente raffinato le aspettative ma ha soprattutto adulterato le proposte. Ha così potuto affermarsi un’idea balzana della vita, secondo cui tutto è a portata di mano, basta pretenderlo. C’è una verità, forse non troppo detta, ma che la gente ha intuito abbastanza presto: si stava vivendo al di sopra delle proprie possibilità. Bisogna allora imprimere una moderazione complessiva dell’andamento di vita, senza dimenticare – anzi! – tutti coloro che già prima vivevano sul filo e oggi si trovano sotto.
Queste critiche stanno sulle scatole a tanti liberal ma non a me.
Anziché una somma di tanti “io”, sicuramente legittimi e forse un po’ pretenziosi, occorre insediare il plurale che abita in ogni famiglia, il plurale di cui si compone ogni società. Non sarà un’operazione facile, ma occorrerà convertire una parte di ciò che eravamo abituati a considerare nella nostra esclusiva disponibilità, e metterlo nella disponibilità di tutti. E naturalmente chi nel frattempo aveva accumulato di più, qualcosa di più ora deve mettere a disposizione. Conversione degli stili di vita. Ora ci siamo arrivati.
Un tempo certe cose le dicevano il socialismo e il cristianesimo. Ora è rimasto il solo cristianesimo ad educare al solidarismo e a sottolineare che bisogna intervenire sugli stili di vita (è una delle tragedie della bancarotta del comunismo che, fallendo sul piano del progetto politico, ha fatto finire all’angolo molti principi del solidarismo non religioso). La stampa laica ti dà subito del fanatico se critichi certe cose; dice che non rispetti la privacy, vista come diritto a fare quel che si vuole senza limiti o freni.
non rubare
Anche la crescente allergia che si registra nei confronti dell’evasione fiscale è un segnale positivo, che va assecondato. Adesso più che mai è il momento di pagare tutti nella giusta misura le tasse che la comunità impone, a fronte dei servizi che si ricevono. Bisogna snellire e semplificare, ma nessuno è moralmente autorizzato ad autodecretarsi il livello fiscale. Chi fa il furbo non va ammirato né emulato. Il settimo comandamento, «Non rubare», resiste con tutta la sua intrinseca perentorietà anche in una prospettiva sociale.
Che distanza dalle giustificazioni che il buon Silvio, ma anche la Lega, danno delle piccole e grandi truffe fiscali viste come una difesa verso un sistema pubblico percepito come inefficiente ed oppressivo.
la famiglia
L’intelligenza collettiva ha il dovere di riscattare l’istituto familiare dalle visioni ristrette e impacciate in cui è stato relegato. I riconoscimenti che nell’ultimo periodo sono giunti da istituzioni insospettabili alla famiglia italiana quale soggetto-baluardo della finanza nazionale e salvadanaio in grado di riequilibrare la finanza pubblica agli occhi delle autorità europee, acquistano oggi il valore di una riabilitazione culturale della famiglia stessa dinanzi a quei grandi poteri da cui è stata spesso ignorata.
Va da sé che una ricognizione lucida della condizione nazionale deve portare il Paese a darsi una politica familiare preveggente, che mantenga la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, e aperta alla vita, quale base per rilanciare il Paese, e rilanciarlo sul proprio caratteristico equilibrio esistenziale, dunque senza ossessivi cedimenti alla struttura del «soggetto singolare».
Sottoscrivo sul piano dei valori. Poi in politica ci si gioca e nella società democratica si deve affrontare la complessità dei problemi (la diversità, la laicità). L’importante è però avere una direzione di marcia.
le cose di questi giorni
Come ho già più volte auspicato, bisogna che il nostro Paese superi, in modo rapido e definitivo, la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni. Si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci – veri o presunti – di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza.
La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale. La vita di una democrazia – sappiamo – si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative.
Chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta, come anche la nostra Costituzione ricorda (cfr art. 54).
Dalla situazione presente – comunque si chiariranno le cose – nessuno ricaverà realmente motivo per rallegrarsi, né per ritenersi vincitore. Troppi oggi – seppur ciascuno a modo suo – contribuiscono al turbamento generale, a una certa confusione, a un clima di reciproca delegittimazione.
Pubblico decoro, stili di vita, sobrietà, correttezza, autolimitazione, disciplina, onore. Stiamo parlando di cose serie o sono cose da lasciare ai santi perché tanto noi operiamo con i fanti? E’ la domanda che ponevo ieri al buon Maroni. A certe cose ci crediamo o pensiamo che facciano parte della sfera del privato e appartengano alla dimensione del relativismo culturale? Non basta dire io non faccio così; bisogna dire non si fa così.
Faccio una domanda, e la faccio sommessamente (ma fermamente) ai credenti impegnati nel centro destra: ma Nicole Minetti nel Listino del Presidente, una cosa inventata per far eleggere i tecnici migliori (ma poco noti) per garantire una efficace amministrazione, cosa ci sta a fare? A me non interessa se è o no l’amante di Berlusconi. Voglio sapere da Formigoni cosa ci sta a fare? Che esperienza ha? Perché merita 18 mila euro al mese?
saggezza e virtù
Bisogna che nel suo complesso il Paese ringiovanisca, torni a crescere dal punto di vista culturale e quindi anche sociale ed economico, battendo i catastrofismi. Cambiare in meglio si può e si deve.
Le cortine fumogene svaniscono, arroganze e supponenze portano a poco. I sacrifici che i cittadini stanno affrontando acquistano un senso se vengono prospettati obiettivi credibili e affidabili. Tra questi, c’è l’orizzonte di una maggiore giustizia sociale e di una modernizzazione effettiva in ogni articolazione pubblica, anche quella a beneficio dell’utenza più larga, specialmente se perseguita nel rispetto delle regole, e respingendo il malaffare e le intimidazioni di ogni mafia.
Come è obiettivo inderogabile l’avvio delle riforme annunciate, applicandosi in un’ottica puntigliosamente coinvolgente tutte le forze politiche, ciascuna secondo la misura intera nella parte assegnata dai cittadini. Bisogna avere fiducia nelle nostre qualità e potenziare la capacità elaborativa di ogni sede responsabile, affinando l’attitudine a captare umori e orientamenti per poterli comporre in vista di una mediazione d’insieme la più alta possibile. Un Paese complesso richiede saggezza e virtù.
Le cose che ha detto anche Emma Marcegaglia ieri da Fazio. Certo oggi abbiamo di fronte qualche impedimento che rallenta il progresso.
Dimenticavo; nell’intervento di Bagnasco c’era anche uno spunto interessante sulla necessità di passare dalla scuola come comunità educante alla società come comunità educante. Anche questo è un’idea su cui riflettere tutti e per cominciare ad uscire da una prospettiva di statalismo diffuso.