prodotto interno LORDO

 

E’ l’edizione di oggi del New York Times.

LORDO come lordura.

Oggi il ministro dell’interno ha scritto una appassionata lettera al Corriere della Sera dimostrando di essere un galantuomo. Sbaglia su un punto: quando afferma “il suo stile di vita è diverso dal mio, certo, ma è, appunto, affar suo”.

Maroni pensa davvero che sia affar suo e morta lì?

Io, proprio perché ho dentro di me molta della concretezza delle genti del Nord, una concretezza nata da generazioni di persone che hanno costruito sè e il proprio futuro nella cultura del lavoro, penso che quello che Maroni sostiene nella parte finale della sua lettera non sia indifferente al progetto di vita di chi è “prisoner of this world that he created” come sottolinea il New York Times.

Scrive Maroni:  “Appartengo ad un partito (la Lega Nord) nato sulle ceneri della prima repubblica e delle sue astruse «convergenze parallele», un partito alimentato dalla ruvida concretezza delle genti che vivono di lavoro duro, a letto presto la sera e sveglia presto al mattino. Un partito in cui ripongono speranze e preoccupazioni milioni di persone, famiglie, giovani, imprenditori e professionisti che la crisi economica morde ai polpacci. Sosteniamo lealmente la maggioranza di cui facciamo parte ma dopo l’abbuffata di culi e tette nel caso Ruby vogliamo tornare alle cose che interessano i cittadini: chiediamo a tutti (maggioranza e opposizione) di deporre le armi della sfida quotidiana su teoremi, complotti e persecuzioni e di tornare ad occuparci a tempo pieno di quello per cui siamo stati eletti, affrontare i problemi e risolverli”.

Affrontare i problemi, risolverli e rispettare le istituzioni e la Costituzione. Il punto è questo. Prendere dei punti di corettezza istuzionale e senso civico da un condannato per mafia figlio della DC della prima repubblica è il colmo. Comunque chapeau a Maroni e a tutti quei leghisti che non ne possono più ma possono dirlo solo a tu per tu.