la crociata antifascista non serva a parlare d’altro

Oggi ho postato su Facebook le note che pubblico anche qui sotto per esternare un disagio e per cercare di rimettere la discussione con i piedi per terra. Nel mio paese d’origine, Villasanta, è in corso da qualche anno una discussione kafkiana sulla necessità di scalpellare la lapide con i nomi dei caduti delle due guerre perché tra quelli della seconda guerra figurano due iscritti al Partito Fascista Repubblicano (gli iscritti erano otto in tutto) che furono fucilati a Vimercate, dopo un processo sommario, nei giorni immediatamente successivi alla Liberazione. Il loro inserimento nella lapide fu autorizzato da un Sindaco democristiano in una logica del tipo vogliamo ricordare tutti i caduti.

Mi è capitato di suggerire a quegli scalpellatori assatanati che sarebbe più corretto, produttivo e antifascista fare una piccola indagine su quella fucilazione senza sostanziale processo. Lo scrivo perché indagando in maniera dilettantesca su uno dei due ho scoperto che nella seconda metà degli anni 30 era semplicemente uno di quei giovani esuberanti che diedero vita al CAI e che poi nel momento delle scelte presero strade diverse, ci fu chi diventò repubblichino e chi partigiano, ma pochi anni prima li vediamo insieme a organizzare le iniziative del CAI (e questa è una delle tante piccole tragedie della guerra civile).

Io sono figlio di quei momenti (nato nell’ottobre 46), concepito quando mio padre che per un anno e mezzo aveva fatto il segretario del PNF con la condizione niente violenza e niente Brigata Nera, dopo regolare processo venne assolto e negli atti del processo ho trovato, dopo la morte anche della mamma, un po’ di vicende da piccolo caso Perlasca. La storia la trovate qui e si tratta del primo capitolo della mia autobiografia.

Quest’anno compio 72 anni e dunque mi è facile calcolare l’età della Repubblica. Si fa un gran parlare di vietare di qui e vietare di là e io penso che se c’è una cosa di cui non corriamo alcun riischio è quello del rigurgito fascista. Penso pertanto che, sul piano giuridico, si debba tener fede a quanto prevede la norma costituzionale che si concreta in due leggi dello Stato, la legge Scelba e la legge Mancino perché non basta dire siccome Casa Pound  è fascista quelli di casa Pound non devono parlare perché l’ho deciso io. In proposito vi rimando alla lettura di (in)tolleranza.

Ciò che contraddistingue lo Stato Democratico è che non ci si fa giustizia da sè e che c’è un limite alla libertà di espressione: non sono ammesse la propaganda attiva, la organizzazione e la pratica della intolleranza e questo dovrebbe valere per tutti. Su questo piano sono totalmente d’accordo con il pensiero del massimo teorizzatore della società aperta K. R. Popper.

Tornando a Facebook e a Monticiano oggi ho preso atto di una polemica che va avanti ormai da alcuni mesi tra la LIsta Civica che ha vinto le elezioni (Monticiano uniti per il Rinnovamento) e quella di Centro Sinistra (Progetto Monticiano) che le ha perse sul filo di lana. Polemiche con petizioni e interpellenze su c’eri o non c’eri a quella manifestazione? Condanniamo il Fascismo o condanniamo il Totalitarismo? Bisogna organizzare attivamente la campagna contro la agibilità politica delle forze neofasciste? Quando uno è neofascista? Se approvi questa mozione sei antifascista, ma se non la approvi … ti abbiamo smascherato. Grande e inutile dispendio di energia da ambo le parti.

Sono cose interessanti sul piano storiografico e politico, se le si affronta in maniera non strumentale, ma la mia impressione è che non sia questo il caso. Monticiano è medaglia d’oro della Resistenza e nel 44 ha subito un eccidio di un gruppo di giovanoi renitenti e sbandati prossimi a raccordarsi con la costituenda Brigata Spartaco Lavagnini. La retata e il successivo eccidio facevano seguito alla uccisione di un milite fascista e di lì a qualche mese ci fu la rappresaglia con uccisione di persone ritenute, a torto o a ragione, fasciste.

Siamo dunque in un comune dove c’è un callo scoperto perché sono ancora vivi figli e nipoti di entrambe le parti e una certa reattività la comprendo. Ma quello che mi riesce indigesto è l’uso dell’antifascismo per parlare d’altro o per tentare di dimostrare che gli altri (quelli che hanno vinto le elezioni) non sono antifascisti e dunque …

Forse ci farebbe bene rivedere insieme il film di Luigi Comencini, la ragazza di Bube, tratto dal romanzo di Carlo Cassola, che nel 1963 fu largamente girato qui a Monticiano nei pressi di Ponte a Macereto. Perché la Amministrazione Comunale non organizza qualcosa?


la mia schematica nota


1) mai strumentalizzare l’antifascismo per non affrontare i problemi di tutti i giorni

2) ricordarsi sempre che ciò che ha contraddistinto i primi 50 anni del ventesimo secolo è stato il totalitarismo di cui il fascismo è una delle forme di espressione

3) il comunismo nelle sue varie forme realizzate, o meglio non realizzate direbbero i teorici del comunismo, è stato storicamente una forma di totalitarismo.
L’uso del termine totalitarismo non è un trucco per evitare di parlare di fascismo o di comunismo o di nazismo.
Hannah Arendt ci ha scritto sopra un’opera monumentale, le origini del totalitarismo, oltre ad altri scritti sul tema della democrazia e sulle specificità dei singoli totalitarismi, e la Arendt è oggi il riferimento sul piano dello studio storiografico e dell’inquadramento più generale

4) il comunismo italiano, quello che ha dato un grande contributo nella guerra di Spagna, nella guerra di liberazione, nella costruzione della costituzione, nella ricostruzione dell’Italia negli anni 50 e 60, non può assolutamente essere assimilato al totalitarismo, anche se ha avuto un rapporto ambiguo e complesso, sul piano storico, con il comunismo internazionale.
Tale rapporto ha cominciato a incrinarsi ad opera di Enrico Berlinguer (ma Togliatti, che pure aveva inventato la via italiana al socialismo, è morto a Yalta in Crimea dove i dirigenti comunisti andavano a passare le vacanze)

5) è sbagliato parlando del totalitarismo sovietico dimenticare che, se il nazismo è stato sconfitto sul piano militare, il contributo determinante è stato dato dalla Unione Sovietica che è stata invasa anche dagli Italiani, che ha resistito, che ha vinto ma che hai avuto più di 10 milioni di morti (più della Shoah).
Non a caso, ancora adesso in Russia quando il comunismo sovietico non esiste più, il riferimento alla seconda guerra mondiale è un elemento diffuso e vissuto dalla popolazione e si parla non a caso di “grande guerra patriottica“.
Le democrazie occidentali in quella occasione si sono alleate in un grande fronte antinazista che comprendeva la Russia di Stalin (in proposito dare un’occhiata ai diari di Churchill).

6) la guerra civile è una delle cose peggiori che possano accadere ad un popolo e la maggioranza degli storici italiani, con riferimento alla resistenza, dopo il contributo di un grande storico comunista, Claudio Pavone, usa ormai il paradigma della guerra civile.
Ciò non vuol dire che fossero tutti uguali, c’era una parte che aveva ragione e una parte che aveva torto, ma di guerra civile si è trattato, e proprio qui a Monticiano ne abbiamo avuto un esempio con la rappresaglia seguita all’assassinio dei Martiri di Scalvaia.
Io mi rendo conto che per qualche amico e compagno ci sono delle ferite che non si rimargineranno mai, ma se dopo 74 anni non riusciamo a costruire una riconciliazione vuol dire che la resistenza è stata inutile.

7) più che fare commemorazioni abbiamo un grande dovere, quello di spiegare, quello di raccontare ai giovani che non ne sanno nulla e che spesso mancano delle coordinate storico cronologiche più elementari, come si può ben vedere osservando in televisione la trasmissione L’eredità.
Io ho passato gran parte della mia vita nella scuola e considero la dimensione educativa e quella della istruzione la cosa più importante. Facciamolo e piantiamola con i piccoli litigi e le piccole ripicche.
Facciamolo insieme il percorso di costruzione dei valori della democrazia e poi dividiamoci, se è necessario, sui programmi e sulle cose da fare in politica amministrativa e nella politica più generale, ma non usiamo mai l’antifascismo per parlare d’altro.