III repubblica – legge elettorale (7) – di Claudio Cereda
Il risultato elettorale con la formazione di un sistema tripolare, seppur non ancora stabilizzato, mi induce, nella contingenza in cui ci troviamo, a ragionare sulla opportunità di modifiche alla legge elettorale che siano in grado di garantire un risultato in grado di garantire la governabilità, un peso significativo dei cittadini-elettori nel processo di individuazione delle candidature, uno spazio che non annulli completamente la rappresentanza delle forze piccole (di peso inferiore al 10%) che con l'uninominale secco non avrebbero quasi mai dei rappresentanti.
Il mio ragionamento si basa sulla impossibilità nella nuova legislatura di incardinare un governo dotato di una maggioranza politico programmatica sufficientemente solida e congruente alla volonta popolare e dunque che il Capo dello Stato dia il via libera ad un governo a termine con lo scopo di riformulare la legge elettorale in senso maggioritario.
Non prendo in esame la proposta originaria del PD, quella del maggioritario di collegio con doppio turno, pensato in modo che si possano salvaguardare in prima battuta i diritti di tutti e si vada al secondo ad una coalizione basata sui apparentamenti perché, a detta di molti, quel meccanismo (poco amato al di fuori del PD) sarebbe sensato solo dentro un sistema presidenziale o semipresidenziale e queste cose richiedono una revisione costituzionale di cui potrebbe occuparsi solo un parlamento eletto con mandato costituente.
La mia proposta è questa:
- uninominale di collegio con collegi corrispondenti grosso modo ai 2/3 dei parlamentari da eleggere; il numero di parlamentari da eleggere determina indirettamente la dimensione dei collegi medesimi che verrebbero a corrispondere per un corpo elettorale di 50 milioni e 400 deputati a circa 125 mila elettori cioè ad una dimensione provinciale o sub provinciale; naturalmente al senato i collegi sarebbero grosso modo grandi il doppio
- primarie di collegio garantite/certificate dallo stato per la scelta dei candidati e raccolta delle firme per la partecipazione alle primarie in numero pari al 2% del corpo elettorale del collegio. Gli elettori per partecipare alle primarie si iscrivono in registri presso le segreterie comunali e tale registrazione concorre al raggiungimento delle soglie per la presentazione delle candidature. Non sono ammesse scorciatoie di alcun tipo per le forze già presenti in parlamento mentre la iscrizione ai registri deve avvenire con il massimo di semplificazioni consentite dalle nuove tecnologie (posta certificata, pin della PA, …)
- all'uninominale le forze politiche possono partecipare singolarmente o in coalizione e nel corso delle primarie vengono stabiliti anche i candidati per il proporzionale. Poiché i parlamentari da eleggere con il proporzionale sono la metà di quelli dell'uninominale essi sono raggruppati in circoscrizioni di livello superiore ciascuna con almeno 4 collegi. Partecipano alla distribuzione della quota proporzionale solo le forze che ottengono almeno il 3% su scala nazionale, fatte salve le esigenze di rappresentanza delle minoranze linguistiche.
- Per evitare i giochini di cui ci si lamenta anche oggi a proposito delle pluricandidature che hanno determinato una presenza femminile inferiuore a un terzo, e nel caso dei 5 stelle un numero di candidati inferiore ai seggi ottenuti, non sono ammesse più di due candidature: una candidatura all'uninominale e una al proporzionale.
La proposta che ho avanzato ha i seguenti vantaggi:
- rende ordinario e controllabile il meccanismo delle primarie
- evita il mercato delle preferenze garantendo nel contempo la partecipazione dei cittadini alla scelta derlle candidature
- evita il deleterio fenomeno dei candidati paracadutati e dei leader nazionali esentati da un rapporto con il proprio elettorato
- affida agli elettori di una dato territorio la definizione delle candidature
- costringe le forze politiche che hanno un ruolo costituzionalmente garantito ad esplicitarne alcuni elementi attraverso la legge ordinaria.
Mi auguro che non si sollevino obiezioni del tipo: così facendo la Lega e i 5 stelle rischiano di di fare cappotto e allora il progetto non va bene. Mi auguro, infatti, che i ragionamenti sulla legge elettorale si impostino in maniera astratta e avendo presenti soli i paletti della democrazia governante. In proposito non sono ottimista.