III repubblica – futuro (5) – di Daniele Marini

Proviamo a vederla da questo punto di vista. In USA han votato per Trump gli emarginati e gli stati dell'interno, contro chi vive sulle coste e partecipa attivamente ai processi di trasformazione mondiale. A Londra han votato contro la Brexit e Londra è uno dei centri mondiali del melting pot sociale e finanziario. In Italia i 5* han conquistato il meridione storicamente arretrato ed emarginato. Al nord la Lega si piazza al livello del PD come adesioni per un progetto di recupero di sovranità quindi di rifiuto della globalizzazione, ma se consideriamo PD e FI come partiti che accettano la sfida arriviamo di nuovo al 35% circa.

Quindi due terzi degli italiani rifiutano di confrontarsi con il mondo del terzo millennio e vogliono rinchiudersi nel passato.

Bel problema! Come si fa a convincere questi ⅔ che stanno sbagliando? O, ed è la stessa domanda formulata in modo diverso, come mai sono convinti che sia necessario fermare il mondo e scendere?

La mia risposta, senz'altro insufficiente e forse sbagliata, è che sono il bersaglio di una narrazione falsa, che chiamiamo fake news. Ma non sono soltanto fake news.

Il fatto che milioni di cittadini del mondo, quindi italiani inclusi, pensino che il lavoro stia finendo sono in realtà vittime di una balla mondiale. Il lavoro non sta finendo perché si diffondono i robot e l'intelligenza artificiale e soprattutto il lavoro non sta finendo affatto, si sta trasformando come già avvenuto quando si sono presentate delle forti trasformazioni tecnologiche e industriali. E' una fase di passaggio che può durare forse una generazione.

Ho ascoltato moltissimi comizi in questa campagna elettorale e l'unica persona che ha messo in luce proprio questo tema è stato Calenda, che per nostra fortuna ha deciso di iscriversi al PD. Anche gli altri esponenti del PD sostengono questa visione ma ancora in modo troppo timido.

Quel che dovrebbero fare i partiti è gestire questo passaggio, cosa che richiede governi in grado di agire per un periodo ben più lungo dei 5 anni di una legislatura. Non sono contro l'alternanza, ma sono per una alternanza tra partiti e orientamenti politici che mettano al centro la attenzione a questi processi, in questo modo si garantisce la continuità necessaria, pur con legittimi cambiamenti di approcci.

Qualcuno dirà che non è vero che i 5* sono contro il cambiamento e contro la globalizzazione. Voglio però ricordare che si sono scagliati con i loro vaffa contro ogni inziativa di modernizzazione (dalla TAV, alla TAP tanto per fare qualche esempio). Sostengono la "decrescita felice" che va esattamente in senso opposto al senso di rotazione del mondo. Rifiutano la costruzione di termovalorizzatori, lasciando le città nella spazzatura e spendendo milioni per portare in giro ecoballe di vario tipo. Offrono l'illusione che, scomparso il lavoro, un potente welfare mantenga i cittadini. Ma se vuoi continuare a correre nel senso di rotazione del mondo devi appunto correre. Se ti fermi non vieni solo sorpassato, ma sprofondi.

La stessa critica vale per gli illusi nostalgici della sinistrasinistrosa. Anch'essi sono ancorati a una visione del lavoro che non c'è più. Le trasformazioni in atto richiedono flessibilità del lavoro non nel senso di licenziare facile ma nel senso di imparare in fretta come cambiare il modo di lavorare.

Alla luce di queste forse ingenue riflessioni è evidente che non c'è possibilità di condivisione di governo tra chi vuole partecipare alla globalizzazione in modo attivo accettando la sfida e chi invece si rifiuta e vuole rinchiudersi.

E alla luce di ciò forse si può individuare il cammino che dovrebbe intraprendere il PD e le altre forze attente alla modernità per riconquistare il consenso dei cittadini, anche di quelli esclusi. Ma mi fermo qui perché ho scritto anche troppo.