che male c’è se ti dico i miei ministri?
Mi è spiaciuto che Gentiloni si sia fatto tirar dentro le polemiche contro i 5 stelle sulla faccenda della esplicitazione della proposta per i ministeri. Io non trovo nulla di riprovevole nella scelta di Di Maio di esplicitare la loro proposta di compagine ministeriale prima del voto.
Si tratta di un atto di lealtà nei confronti degli elettori da parte di una forza politica che, avendo rinunciato ad ogni ipotesi di coalizione, non ha alcuna esigenza di "copertura". Altre forze politiche che si muovono in una prospettiva di alleanze lasciano le porte aperte e dunque tacciono sull'argomento.
Fa così il centro destra che,dietro la apparenza unitaria, ha problemi di sostanza ben più pesanti della esplicitazione della squadra di governo e che, se non prenderà la maggioranza assoluta dei parlamentari, e non la prenderà, subirà un netto processo di divaricazione già dal 5/6 marzo.
Oggi a radio radicale ho ascoltato i comizi istrionici della manifestazione di sabato a MIlano (quella dei Vangeli e del Rosario) della Buongiorno (peccato) e di Salvini (da brivido). Non solo non possono proporre una squadra, non possono proporre il candidato premier e men che meno una ipotesi politica.
Fa così il PD che la squadra ce l'ha già (con il governo Gentiloni) e dunque al più dovrebbe limitarsi ad aggiustamenti oltre che dichiarare il nome del suo candidato premier (e sarebbe ora).
Di Maio ha comunicato, per ragioni di cortesia istituzionale, al Capo dello Stato i nomi che intenderebbe proporgli in caso di incarico dopo il 4 marzo, e lo ha fatto prima di rendere pubblici quei nomi e chiarendo che si tratterebbe solo di una proposta nel pieno rispetto di forma e sostanza costituzionale (il presidente del consiglio incaricato propone e il presidente della repubblica nomina i ministri).
A meno di un improbabile "botto finale" anche il movimento 5 stelle dovrà scendere a patti e dunque, nel caso improbabile, di una adesione ad una compagine a più facce, anche Di Maio si troverebbe a dover scegliere ("questo sì, questo no") e saranno problemi suoi. Se poi il movimento si porrà alla opposizione avremo una ipotesi di governo ombra; ma devo dire che da quando ho iniziato a seguire la politica, era il 1965, non ne ho mai visto uno in grado di resistere nel tempo (anche quando la opposizione la faceva un partito serio, pragmatico e organizzato come il PCI).
Mi è capitato di vedere qualche singolo ministro ombra (penso per esempio a Paolo Bufalini, a Ugo Pecchioli o a Gerardo Chiaromonte), ma mai un vero governo-ombra.
Dunque calma e gesso e cogliamo un altro cambiamento introdotto nella politica italiana rispetto a quando i Presidenti della Repubblica facevano consultazioni che duravano più di una settimana e in cui quando le delegazioni uscivano dai colloqui rilasciavano dichiarazioni incomprensibili in cui il cronista RAI svolgeva il ruolo di interprete dei messaggi di fumo. "Ha parlato per primo XX e mentre parlava YY scuoteva la testa, dunque …".
Per inciso, e chiudo, le consultazioni non hanno rango istituzionale, sono una prassi legata al fatto che il Quirinale è un luogo che deve star fuori dal gioco, ma contemporaneamente deve sapere.