Un mese in Vietnam – di Roberto Ceriani – 11 La fotofobia

Attenzione! Prevista oggi elevata concentrazione di raggi UV ad alta intensità”. Apro il tablet e leggo questo inquietante avviso. Mi guardo intorno preoccupato e vedo gente che cammina normalmente, quindi escludo sia esplosa una bomba al neutrone.

Il problema è che qui i raggi solari scatenano una vera e propria fobia di massa, in particolare fra le donne. Infatti la bellezza di una donna vietnamita dipende molto da quanto è bianca la sua pelle. Se per errore dici a una donna vietnamita che ha una bella abbronzatura rischi che lei reagisca come hanno fatto i suoi antenati con gli invasori Mongoli…

Ma come fanno a conservare la pelle bianca con questo forte sole estivo? Semplice: vanno in giro vestite come i nostri RIS di Parma, con tute degne degli addetti alla decontaminazione batteriologica! Infatti moltissime donne, ma anche qualche ragazzo, indossano, anche per passeggiare, una tuta da motociclista che parte dai piedi e arriva a coprire la testa con un cappuccio integrale. Al tutto aggiungono una grossa maschera sul volto e grandi occhiali scuri. Al confronto le donne afgane con il burka sembrano simpatiche garzoncelle…

Questi marziani ambulanti camminano per le strade comunicando fra loro solo a voce, non potendosi vedere l'un l'altra, e avendo difficoltà a gesticolare (dimenticavo: indossano anche guanti fino ai polsi, per impedire che un fotone indisciplinato porti i terrificanti raggi UV sulle unghie…). È vero che fa molto caldo e che il sole è forte, ma mi pare che per avere la pelle bianca facciano un po’ troppi sacrifici. Oltretutto indossano questi scafandri mentre ci sono 38 gradi: che temperatura ci sarà vicino a quei corpi invisibili dalla bella pelle bianca?

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Nel negozio di sordomuti di cui ho raccontato nell'articolo precedente facciamo qualche acquisto. Sono tutte opere di artigianato prodotte usando materiali recuperati in discarica. Un ragazzo sordomuto simpaticissimo ci spiega tutto con gesti chiari, mostrando un sorriso smagliante. Nel frattempo una ragazza sordomuta “chiacchiera” con un’amica via Skype, usando un piccolo tablet: comunicano fra loro usando il linguaggio dei segni che, lo scopro solo ora, è in parte diverso nei diversi Paesi.

Sulle pareti del negozio sono esposte alcune foto fatte a clienti famosi mentre fanno acquisti nel negozio. C’è anche George Clooney mentre compera una grossa borsa. A me non fanno la fotografia.

Uscito dal negozio, dopo questa “conversazione” silenziosa a gesti, entro in un ristorante e con la cameriera scambio le prime battute a gesti, poi mi rendo conto che potevo parlare…

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Qui in Vietnam è facilissimo trovare una connessione internet. Tutti gli hotel la offrono gratis, ma anche qualsiasi bar, ristorante, o anche altri negozi, rende disponibile internet, spesso esponendo un cartello con scritta la password del wifi. Sembra che la cittadinanza digitale qui sia un diritto non solo del cittadino, ma anche del passante. Su questo abbiamo ancora molto da imparare.


(11 continua)  trovate qui le diverse puntate 1) Il museo della rivoluzione2) Le case verticali3) La lingua4) La guerra di Indocina5) Il popolo delle montagne – 6 I turisti e la lingua inglese7 Lo zio Ho8 Un salto in Cambogia9) Hotel cambogiani – 10 Hue cibo di strada e sicurezza