Un mese in Vietnam – di Roberto Ceriani – 10 Hue cibo di strada e sicurezza

A Hue incontriamo un’associazione, con cooperazione di italiani, che aiuta giovani sordomuti a riciclare materiali trovati in discarica per produrre oggetti vari, anche a fini artistici. I prodotti vengono venduti in un negozio.

Questi ragazzi si mantengono con il ricavato delle vendite e il 10% viene dato a un ospedale per sostenere le operazioni di chirurgia cardiaca infantile per i bambini nati con malformazioni derivanti dalla diossina regalata dagli americani durante la guerra, e tuttora presente in molte zone vietnamite. In 14 anni sono state fatte 500 operazioni.

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In Vietnam non è possibile rinunciare al cibo di strada. Così almeno dice la Santa Lonely Planet. Magari è cibo ottimo (anche se non è bello vederlo cucinare per terra, fra auto e moto di passaggio), ma come mangiarlo? Occorrerebbe sedersi su sgabelli alti 15 cm, già sufficienti per un blocco lombare di due settimane, su marciapiedi occupati per il 60% da moto in sosta, per il 30% da merci in vendita e il 10% da cibo di strada (cucina + cibanti).

E i pedoni? Per quelli c’è spazio nella strada fra una moto e l’altra (contromano). Conclusione: “In Vietnam è possibile rinunciare al cibo di strada”.
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Per un volo interno prendiamo una specie di RyanAir locale. Le hostess hanno una strana divisa: T-shirt rossa e calzoncini corti a quadretti.

I controlli aeroportuali di security sono molto superficiali. Presento due cartoni di latte, che stavo buttando via, ma li lasciano passare. Avevo dimenticato in borsa una bottiglia d’acqua e non dicono nulla. Con i raggi X trovano un paio di forbici appuntite, fanno aprire, le guardano e me le restituiscono con un sorriso. A pari condizioni a Malpensa ci avrebbero già deferito alla Corte Marziale!

Penso alla sorpresa che provo ogni volta che lasciamo i bagagli in deposito da qualche parte: chiunque li prende senza fare il minimo controllo. In Europa è tutto diverso. Abbiamo così interiorizzato l’esistenza del terrorismo che le nostre abitudini sono cambiate. Per farci coraggio ci diciamo che il terrorismo non modificherà il nostro stile di vita, ma sappiamo di dire una piccola bugia. Il nostro stile di vita è già cambiato e occorreranno decenni per tornare alla normalità.

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NOTA PER I LETTORI: Questi appunti di viaggio raccolgono piccole sensazioni, emozioni, curiosità… Non sono un report documentato o una relazione “seria”. Spesso contengono espressioni ironiche o semiserie, da non prendere alla lettera. A volte lo stile è leggero e scanzonato.

Per esempio, quando ho parlato bene dei Khmer Rossi credevo fosse evidente che era un discorso ironico: è tale l’orrore di quello che hanno fatto, che non credevo immaginabile essere preso alla lettera. Se ho dato luogo a qualche fraintendimento chiedo scusa a chi legge, ma chiedo anche di leggere con meno “serietà”.


( 10 continua)  trovate qui le diverse puntate 1) Il museo della rivoluzione2) Le case verticali3) La lingua4) La guerra di Indocina5) Il popolo delle montagne – 6 I turisti e la lingua inglese7 Lo zio Ho8 Un salto in Cambogia9) Hotel cambogiani