Un mese in Vietnam – di Roberto Ceriani – 7 Lo zio Ho

Ma cosa gli è venuto in mente agli americani di fare la guerra ai vietnamiti? Bastava che leggessero un libro di Storia per scoprire che solo 7 secoli prima i vietnamiti avevano sconfitto nientemeno che i Mongoli! Ma chi si azzarderebbe a fare la guerra a chi ha sconfitto i Mongoli? Uno statista ragionevole non gli farebbe neanche un pizzicotto. Ma gli americani sono ragionevoli? Sono statisti?

Poi, non contenti, i vietnamiti hanno buttato fuori dal loro territorio anche cinesi e cambogiani, in attesa di dare il colpo di grazia, in tempi più recenti, anche ai potenti colonialisti francesi. E gli Americani, poveri ingenui che non conoscono la Storia, credevano forse di vincere?

Ma hanno visto i tanti km quadrati di risaie costruite con terrazze sulle colline? Si sono chiesti quante generazioni le hanno costruite in secoli di lavoro? O forse credevano che i vietnamiti avessero un rapporto con il territorio come ce l’hanno gli Yankee con le praterie del Dakota, dove bastava uccidere un po’ di Sioux, rubare il terreno e poi abbandonarlo quando conviene? No cari americani, i vietnamiti non sono gente strana; siete voi l’eccezione! Se tocchi il territorio dove un popolo ha costruito secoli di tradizioni, non meravigliarti se al popolo girano le palle! Persino a Modena la Resistenza è iniziata quando i Nazisti hanno osato mettere piede nelle cantine dell’aceto balsamico…

Oltretutto gli americani non capivano che dall’altra parte non c’era un popolo generico, ma un’intera nazione organizzata sotto la guida di un grandissimo Capo: Ho Chi Minh. Un Capo che a inizio ‘900 aveva girato il mondo intero come marinaio su una nave francese, un Capo che parlava inglese, francese, tedesco e cinese, un Capo che aveva studiato, che partecipava ai congressi del Partito Comunista francese, un Capo che si era costruito fra i vietnamiti una credibilità di massa che nessun Presidente USA riesce nemmeno a sognare per sé…

Quando avevo 20-22 anni mi facevo crescere baffi e pizzetto, poi li tagliavo, poi ricrescevano e così via… Un giorno qualcuno mi disse che il mio pizzetto ricordava Ho Chi Minh; da quel momento non l’ho ma più tagliato! Ognuno sceglie i propri eroi; i fortunati scelgono quelli giusti!

Oggi Ho Chi Minh riposa ad Hanoi in un grande mausoleo a lui dedicato. La visita al mausoleo di Ho Chi Minh è un’esperienza impressionante, difficile da dimenticare. Il mausoleo fa parte di un complesso che occupa una decina di ettari fra mausoleo, casa dello Zio Ho (come lo chiamano qui), museo, giardini… Il tutto è controllato da tanti soldati in alta uniforme e moltissimi uomini e donne addetti ai servizi di accoglienza e di gestione del luogo.

Al momento dell’apertura, alle 7.30 del mattino, sono già in coda un migliaio di visitatori. Poi ne seguiranno altre migliaia. Sono quasi tutti vietnamiti, vestiti come si deve per un luogo importante. Molti sono emozionati. Bisogna fare la coda per fare una foto sotto la statua di Ho; i bambini sono i più fotografati con lo Zio. Si respira un’atmosfera di sincera partecipazione e forse anche di dolore.

Le regole di sicurezza sono rigide: obbligo di lasciare le borse all’ingresso, proibizione di fare foto dentro al mausoleo. All’interno del mausoleo, dove è visibile la salma imbalsamata (ricorda quella di Lenin che avevo visto a Mosca), è quasi buio e fa molto freddo. Ho la maglietta sudata per il caldo esterno, quindi mi copro la pancia con le braccia, ma un soldato mi indica di tenere le braccia ai fianchi, quasi in posizione di “attenti”. Non ero autorizzato ad assumere una postura irrispettosa di fronte al corpo di Ho.

La casa di Ho è molto sobria. Sono conservate le sue automobili, fra cui una targata HN182; era la 182esima auto di Hanoi… C’è anche una piccola casa in legno, su palafitte, dove Ho dormiva in caso di bombardamenti USA; lo Zio Ho era un bersaglio molto ambito.

Nelle vicinanze c’è una piccola Pagoda vecchia di 1.000 anni, anzi c’è la sua ricostruzione,visto che i francesi hanno distrutto l’originale prima di lasciare il Paese (un po’ come se i tedeschi in ritirata da Parigi avessero distrutto Notre Dame, così, tanto per fare un piccolo dispetto…). In questo Paese caratterizzato dall’Ateismo di Stato si trovano Pagode, Chiese, templi buddisti e induisti, altarini per le strade e in ogni albergo. Milano invece non ha neanche una Moschea, anche se da noi la Costituzione proibisce qualsiasi discriminazione religiosa. Sembra che l’Ateismo di Stato sia più tollerante di noi…

Il museo dedicato a Ho Chi Minh è recente. Le installazioni museali sono molto moderne, pensate per una varietà di pubblico estesa: curiosi, studiosi, bambini, turisti, reduci… Come tutti i musei ha un impianto comunicativo che si sviluppa su tre dimensioni: Documentativa, Emotiva, Retorica. Qui la miscela fra le tre è piuttosto equilibrata: potrei dire che la dimensione Documentativa occupa un 50% del progetto, mentre le altre due si ripartiscono equamente la metà rimanente. Rispetto ad altri musei storici che ho visto, questo mi sembra un buon esempio di equilibrio. Un punto in più a favore dello Zio Ho Chi Minh…


( 7 continua)  trovate qui le diverse puntate 1) Il museo della rivoluzione2) Le case verticali3) La lingua4) La guerra di Indocina5) Il popolo delle montagne – 6 I turisti e la lingua inglese