Un mese in Vietnam – di Roberto Ceriani – 5 Il popolo delle montagne

Probabilmente è una studentessa. Dimostra circa 20 anni e cammina nella piazza centrale di Sapa, vestita con il costume tradizionale di una minoranza etnica delle montagne del Nord. Indossa robusti calzettoni neri, costituiti da una lunga sciarpa avvolta attorno ai polpacci; sembrano stivaletti di lana che le arrivano alle ginocchia. Una sottana di stoffa rigida nera, ricamata con bellissimi disegni colorati, e un corpetto dello stesso colore completano il vestito tradizionale, a metà strada fra il contadino e l’elegante.

A un certo punto si ferma nella piazza e appoggia una gamba su un rilievo erboso alto 40-50 centimetri. Penso che voglia allacciarsi le stringhe di una scarpa, ma lei resta stranamente immobile per circa un minuto. La guardo incuriosito e poco dopo la vedo riprendere a camminare in mezzo ai passanti. Lascia per terra una piccola pozzanghera bagnata. Piccoli privilegi riservati a chi non indossa le mutande…

Sapa è una cittadina di montagna, immersa in un paesaggio verde di cime e valli. A inizio '900 i francesi la elessero a località turistica, un po' simile a Cortina d'Ampezzo.
È vicina a Dien Bien Phu, dove i francesi furono sconfitti nel 1954 e dovettero abbandonare il Vietnam. La battaglia durò 56 giorni. Otto settimane di fuoco continuo, poi la vittoria vietnamita lasciò il mondo intero a bocca aperta. Il potente esercito francese era stato sconfitto da un piccolo Paese asiatico che nessuno sapeva neanche trovare sulle carte geografiche.

A Sapa le case dei francesi si riconoscono ancora per lo stile coloniale, sobrio, dignitoso e rassicurante. Tutto intorno invece è esplosa la crescita incontrollata di costruzioni turistiche: alberghi grandi e piccoli, edifici ristrutturati senza apparenti criteri, case autocostruite con improbabili negozi per turisti che vendono sia ottimo artigianato sia paccottiglia di bassa lega.

Ognuno cerca il suo ruolo per salire sul carro del business turistico: camerieri improvvisati, venditori per strada, facchini, taxisti con auto, moto o tricicli… Il boom edilizio è in continua contraddizione fra, da una parte molti squallidi scempi, che noi diremmo ecomostri e costruzioni abbandonate a metà (ho visto di peggio solo ad Agrigento), e dall'altra parte generosi, anche se timidi, tentativi di salvare la bellezza di un panorama alpino meraviglioso che ricorda le nostre Alpi. La differenza con le nostre montagne è che qui manca la roccia a vista e le vette sono verdi ovunque. La vegetazione la fa da padrona e alterna alberi da montagna, fra cui molte conifere, con risaie su piani terrazzati costruiti con secoli e secoli di lavoro.

Intorno a Sapa numerosi villaggi di montagna ospitano 50.000 persone suddivise in 6 etnie diverse e varie sottoetnie. Ogni etnia, più o meno isolata dalle altre, ha le sue tradizioni, i suoi modi di vestire e i propri libri con le regole di convivenza, codificate in rigide tradizioni.
L'etnia più importante ha 20.000 abitanti, la più piccola solo 500. Le persone hanno un cognome, in modo da impedire matrimoni fra consanguinei, ammessi solo dopo 9 generazioni. La gente vive di montagna: agricoltura, allevamento, qualche commercio. Oggi inizia a vendere artigianato ai turisti, usando le solite frasi in inglese che puoi sentire a qualsiasi latitudine.

Per visitare i villaggi sulle montagne intorno a Sapa abbiamo preso a noleggio due moto, ognuna con un suo conducente: per Daniela un giovane sveglio che parlava un po’ di inglese, per me un uomo più in età che seguiva le indicazioni del giovane. Tutti e due molto gentili. Ci hanno dato un casco protettivo (più o meno) e ci hanno condotto su strade disastrate, invase da galline ruspanti e da torrenti fangosi.

La mia mania per la sicurezza e la mia paura della moto erano gli ingredienti ideali per una tranquilla giornata di terrore, vissuta guardando le vette delle montagne (per evitare di guardare a valle…).
Frequenti incontri ravvicinati con i camion che trasportavano materiali da costruzione hanno messo a dura prova sia la guida del conducente, sia le mie coronarie (dovrò annullare il prossimo controllo cardiologico, avendo già verificato che il cuore funziona benissimo!).
Tuttavia, nonostante i pronostici preoccupanti, il viaggio in moto si è concluso benissimo e siamo tornati a Sapa sani e salvi.
Al momento della partenza da Sapa ero ateo. Arrivato a destinazione nei villaggi di montagna già credevo ai miracoli. Tornato poi a Sapa tutto intero mi sono convertito a 3 o 4 religioni…


( 5 continua)  trovate qui le diverse puntate 1) Il museo della rivoluzione2) Le case verticali3) La lingua4) La guerra di Indocina