un mese in Vietnam – di Roberto Ceriani – 1 il museo della rivoluzione
Il Vietnam ci aspetta. Io e Daniela saremo in viaggio dal 16 agosto al 13 settembre. Viaggeremo da soli. Abbiamo impiegato molti mesi per organizzare il viaggio senza il supporto di agenzie viaggi. Ringraziamo gli amici che sono già stati in Vietnam; i loro racconti (e l’amata Lonely Planet) ci sono stati molto utili per programmare il viaggio.
Molti anni fa viaggiavamo con lo zaino e il sacco a pelo, portavamo i soldi nelle mutande e scrivevamo lettere a casa. Oggi abbiamo il trolley, la carta di credito e comunichiamo con WhatsApp. Il resto però è più o meno uguale, salute a parte.
All’arrivo ad Hanoi, al mattino prestissimo, rapide pratiche aeroportuali poi taxi abusivo per la città. Qualche contestazione sul prezzo: non proprio truffatori, ma furbetti pronti a succhiare soldi al turista ingenuo.
Notte in volo con jetlag di 5 ore. Risultato: dormito 3 ore e visto due film in americano senza sottotitoli (belle le figure!). Voglia di rivedere “Snowden” per capirlo meglio.
Hotel circondato da un’infilata di negozi monoprodotto; tutti vendono solo urne per ceneri mortuarie. Non è chiaro come possano sopravvivere (i negozi!), ma poi scopri come i vietnamiti guidano la moto e capisci subito che i prodotti mortuari devono essere un business in forte crescita!
Le moto in città sono come le formiche al picnic: non finiscono mai. Impossibile attraversare la strada, sulle strisce (tanto frequenti e ben tenute quanto ignorate), senza raddoppiare le palpitazioni cardiache. Diciamo che non è proprio il Paradiso del Pedone, anzi si sente la mancanza di un onesto cartello Vietato il passaggio agli handicappati. Si dice che la civiltà di un popolo si misura da come trattano i bambini e gli anziani; all’elenco aggiungerei anche i pedoni, ma temo le reazioni degli amici napoletani di fronte all’impietoso confronto con Milano.
Mattino pioggia torrenziale, pomeriggio senza pioggia. Al mattino vestiti fradici di pioggia, pomeriggio bianchieria fradicia di sudore. Clima umidissimo, temperatura ragionevole. I motociclisti sotto la pioggia sfoggiano impermeabili improvvisati di ogni forma e colore. A volte sotto lo stesso mantello si nasconde anche il passeggero, anzi i passeggeri, visto che alcune moto portano coppie con due figli e bagagli vari…
I motociclisti hanno il casco, anzi credono di averlo! Portano infatti un piccolo cappello metallico, quasi una kippa ebraica, che li può difendere solo dalla caduta di una noce di cocco! Però il cappellino-finto-casco ha l’importante funzione di evitare che il mantello di plastica voli via e cada sul motociclista che segue a pochi centimetri di distanza…
Il museo di storia della Rivoluzione è vecchio, impostato con criteri sorpassati e odora di propaganda in ogni stanza. Tuttavia è molto interessante. Mostra nei dettagli la lotta di un popolo che ha subito tante invasioni (cinesi, mongoli, cambogiani, francesi, giapponesi, americani), ma li ha sempre sbattuti fuori tutti, uno a uno.
La dominazione francese e l’invasione americana hanno fatto combattere i vietnamiti per più di un secolo, da metà 800 al 1975. Nel museo la storia è documentata molto bene, anche nei dettagli. Rimane però un mistero: dopo la stanza sul marzo 1975 c’è quella sulla ricostruzione dal 1976 in poi. Manca nientemeno che la liberazione di Saigon del 30 aprile 1975! Perché questa assurda censura? Misteri del Partito (notoriamente così misteriosi da far sembrare dilettanti i misteri vaticani…)
(1- continua) – lo scorso anno Roberto Ceriani ha pubblicato un reportage dalla Indonesia