Monticiano San Galgano – dai tronchi alla passerella permanente
Mi dicono che c'è gente che esita; mi dicono che ora che sul versante di Chiusdino tira ara di disponibilità, iniziano a venire dubbi sul versante monticianino, opera faraonica, opera che non serve fatta a quel modo. Spero che non sia così e ieri sera, dopo essermi un po' documentato, ho fatto anche una escursine ciclistica perché le carte e i ragionamenti si devono sposare con le gambe e la vista.
Quella verso la Merse è una zona di Monticiano largamente sconosciuta anche se è attraversata dalla antica strada Maremmana e merita di essere percorsa dal Mulinaccio, dove i cistercensi di San Galgano avevano piazzato i loro mulini, sino al pian di Campora dove esistono reperti etruschi e romani e dove, dice la tradizione popolare, quando iniziò l'uso dei trattori e dunque di vomeri che andavano in profondità, dai lavori di aratura saltava fuori di tutto (si racconta persino di una spada d'oro). A parte le leggende popolari è invece certo che con l'arrivo dei cistercensi a San Galgano vengono costruiti ex novo o rimodernati gli impianti di Mulinaccio e di Campora (4 mulini e una gualchera, l'impianto per l'infeltrimento della lana tramite pali battenti azionati ad acqua).
Ma torniamo ai problemi della passerella sulla Merse. Il percorso che parte da Monticiano sulla sinistra della scuola, attraversa la zona dell'ippodromo (con la pista dove si allenano i cavalli del Palio perché è sagomata come piazza del Campo) e poi scende verso la Merse in un ambiente misto di querce e castagni. E' una carrareccia antica dove senza grandi problemi si potrebbe rispristinare un turismo con servizio di carrozza a cavalli e la strada, giunti in prossimità della Merse incrocia la vecchia strada Maremmana (il che consentirebbe di allargare il giro sino al pian di Campora). Passati alcuni campi abbandonati si scende la sponda ed ecco la Merse con la passerella provvisoria (che sta lì da una quindicina d'anni) a fianco del guado. La passerella fu realizzata dalla vecchia pro loco, viene distrutta dalle piene invernali e ora si è ricominciato a rimetterla in sesto a primavera avanzata. Quando arrivarte ad una fotografia metteteci sopra il mouse perché ho inserito una serie di diapositive esplicative
Si passa dall'altra parte e si prosegue per qualche centinaio di metri sul limitare di campi coltivati a grano avendo di fronte l'eremo di Montesiepi e improvvisamente ci si trova a 100 metri dalla abbazia che sbuca dalla boscaglia a sinistra quando si incrocia il sentiero pedonale che unisce l'abbazia a Montesiepi (il bellissimo eremo posto su un poggio dove il Cavaliere Galgano piantò nel tufo la sua spada dando inizio alla sua e nostra storia). In tutto sono tre chilometri e lungo il percorso, ereditate dalla vecchia pro loco si trovano ancora utilizzabili quattrro aree di sosta a suo tempo sponsorizzate dalla Coop di Monticiano.
Il collegamento tra Monticiano e San Galgano è antico e garantiva gli scambi tra la frazione chiusdinese di Palazzetto e Monticiano. Il tutto culminava nella processione del lunedì di Pasqua quando gli abitanti di Chiusdino e di Monticiano si ritrovavano a San Galgano. Questi ultimi il giorno dopo vanno all'eremo di Camerata per una festa a metà tra il religioso cristiano e il rito pagano con pranzo-merenda all'aperto a base di salsicce arrostite usando gli scopi (erica) come spiedi, rigatino, capocollo e pecorini mentre il prato è invaso dal fumo di decine di braceri (se non ci siete mai stati segnatevelo per l'anno prossimo; io venendo da Iesa ci arrivo in bici dal Carrotto attraverso i boschi del Monte Quoio che in quel periodo è pieno di liliacee fiorite).
Quando alla fine degli anni 90 si costituisce la pro Loco, il suo presidente Giancarlo Minocci imposta un progetto di sentieristica pensato per un turismo d'area legato alle caratteristiche del territorio (ambiente, bosco, aspetti monumentali) e di fronte alle mancate risposte di Unione dei Comuni e Fondazione MPS circa la realizzazione di una passerelle con caratteristiche di opera pubblica si gioca la carta delle travi legate al centro del fiume e delle tavolette trasversali per il passaggio pedonale. Il tutto è completato dalla cartellonistica (finanziata da un chiusdinese favorevole al turismo lento) e dalle aree di sosta (finanziate e realizzate da Coop e da una azienda boschiva locale).
Dopo una fase interlocutoria che vede la fine della pro loco, poco amata dalle ammistrazioni comunali, e qualche azione della allora assessore all'ambiente Becucci per smuovere le acque, si arriva alla sua sindacatura (2012-2017). Becucci fa in modo che l'Unione dei Comuniu incarichi il geometra Minocci di predisporre un progetto esecutivo per la passerella ed è in questa fase che i Sindaci dei due comuni e la presidente Bartaletti concordano sulle caratteristiche dell'opera: struttura in acciaio con basamento in travi di legno, larghezza utile di 2 metri e quaranta in modo di consentire il passaggio di pedoni, ciclisti, cavalli, carrozze, auto elettriche di trasporto e di piccoli mezzi comunali di manutenzione).
Le rampe di accesso dovrebbero essere realizzate in terra batttuta dalla Unione dei Comuni in economia. Il costo stimato per la passerella è intorno ai 100 mila euro di cui il 90% è dato dalla struttura in acciaio. Si tratta di un dettaglio non trascurabile perché taglia la testa al toro sui possibili risparmi che si otterebbero puntando ad un calibro più ridotto. Se si fa un'opera pubblica destinata a durare e a resistere alle piene il costo non è determinato dal calibro (che è comunque abbastanza ridotto) ma dagli aspetti dimensionali e strutturali (lunghezza, altezza per resistere alle piene).
Il progetto è pronto per la consegna nel 2014 (ci hanno lavorato oltre a Minocci, un ingegnere strutturale, uno idraulico e un geologo) quando si scopre, prima a Monticiano e poi a Chiusdino, che in base alle previsioni di piano regolatore, per entrambi i comuni è necessario procedere ad una variante urbanistica il che comporta un diverso incarico e un apposito studio.
In quella sede si decide anche che il progetto dovrà contenere come parte integrante anche lo studio delle rampe di accesso. Si arriva così al 2016 e al termine dei rilievi emerge una nuova difficoltà. Tenuto conto delle bombe d'acqua che hanno caratterizzato il clima degli ultimi anni regione Toscana modifica i dati sulle portate emergenziali di cui tener conto e ciò determina un ulteriore innalzamento della passerella di circa un metro per un totale di 5,70 metri dal pelo dell'acqua dei periodi di magra estiva.
Riassumendo la passerella avrà una lunghezza di 30 metri, un calibro esterno di 2,70 metri (2,40 interno), due rampe di accesso con pendenza dell'8% (diretta sul lato monticianino e con una curva su quello di Chiusdino) con tubazioni passanti in caso di piena e un carico ammissibile di 400 kg al metro quadro. Allo stato non è ancora stabilita la modalità di blocco fisico per i mezzi a quattro ruote.
A che punto siamo? Le elezioni di Monticiano (primavera 2017) hanno temporaneamente stoppato il tutto; le varianti urbanistiche sono pronte ma si attendono le decisioni politiche.
Dico la mia:
- visto che a suo tempo, per superare alcune resistenze, Becucci si era assunta in proprio l'intero onere della realizzazione, il comune di Chiusdino, che nel frattempo è divenuto capofila del progetto e che ha le entrate straordinarie dalla geotermia, potrebbe fare un atto di generosità, metterci del suo per la lievitazione di costo delle rampe e delle varianti progettuali
- c'è un problema di sistemazione della strada a lato dei campi coltivati sul versante di Chiusdino; la strada deve essere dotata di un suo sedime e steso il necessario strato di breccia mentre sembra superato il problema della percorribilità (strada vicinale)
- il comune di Monticiano eviti di farsi prendere da ansie del tipo si ricomincia da capo perché tutto si può dire ma, visto il progetto, non è vero che si tratti di un'opera faronica a meno di pensare a soluzioni bizzarre e assurde come accessi con le scale o amenità del genere
- entrambi i comuni ragionino su una strategia per fare in modo che il traffico turistico sulla abbazia di San Galgano (oggi intorno ai 250 mila biglietti l'anno) perda una quota significativa di mordi e fuggi (ho visto la cattedrale senza tetto, ho visto la spada nella roccia, ho visto tutto) e diventi un turismo di maggiore qualità sul piano della offerta e dei servizi. Ci sono azioni da compiere in sinergia tra Compagnia del Beato Antonio (già dichiaratasi disponibile), comune, sovraintendenza e comune di Chiusdino.
• Un primo passo lo ha compiuto Chiusdino prima con il museo e ora con il progetto di riqualificazione della abbazia coevo al passaggio di proprietà
• Un secondo passo potrebbe essere una politica monticianina per la valorizzazione del suo e per la integrazione (museo della compagnia del beato Antonio nella grande sala sul lato nord del chiostro, apertura della sala capitolare e valorizzazione degli affreschi,visita ai sottotetti del lato est, predisposizione di materiale pubblicitario e documentario, iniziative di valorizzazione del chiostro, apertura rapida del museo della biodiversità).
• Un terzo passo (ma mi pare di sognare) potrebbe essere la integrazione dei biglietti di accesso (chi acquista l'ingresso a San Galgano può con lo stesso biglietto andare a Chiusdino e a Monticiano) anche perché con la realizzazione nel 2018 degli ultimi tratti di superstrada gli accessi del grande turismo su San Galgano avverranno dai due svincoli di San Lorenzo (da Siena) e di Iesa (da Grosseto) passando per Monticiano.
Con un po' di coraggio, lungimiranza e spirito di collaborazione ce la possiamo fare. Cosa ne pensano i due sindaci Maurizio Colozza e Luciana Bartaletti?