Val di Merse: fiera della agricoltura
Ieri mattina sono stato al pian di Feccia per assistere al dibattito tra politici, amministratori e agricoltori in occasione della prima edizione della fiera agricola messa in piedi dal comune di Chiusdino ma, che, come hanno ribadito i quattro sindaci Bartaletti, Colozza, Gugliotti e Parenti, ci si augura che diventi la fiera della val di Merse.
Il luogo scelto, a fianco del campo volo del pian di Feccia è baricentrico (salvo per Murlo che è decentrata rispetto al comparto e dunque, dovunque si vada, risulta sempre periferica). Non sono in grado di trarre conclusioni in termini di visitatori, di occasioni di incontro, di businnes potenziale; lo faranno gli organizzatori, ma il primo obiettivo, quello di radunare la gente della val di Merse intorno agli operatori agricoli e del bosco, è stato realizzato.
Lo dicono le fotografie, l'uso delle carrozze a cavalli, la mietitrebbia alla maniera antica, la presenza di animali e di tante tante macchine agricole moderne e del passato.
La discussione di ieri mattina è stata particolare; nonostante il clima torrido da fine luglio erano presenti quasi 200 persone ad una discussione durata quasi tre ore. La Sindaca organizzatrice Luciana Bartaletti ha presentato l'iniziativa rimarcandone il carattere d'area e la importanza che il territorio della val di Merse ritrovi le sue radici che hanno a che fare con la terra. Ha introdotto il presidente della commissione agricoltura della Camera Luca Sani (che viene da Massa Marittima) seguito dal Presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani. Sono stati due interventi dedicati ai temi caldi delle politiche comunitarie, del commercio estero e della dimensione toscana.
A questo punto c'è stata la sorpresa perché quando è stata data la parola al pubblico è arrivata una valanga di domande, lamentazioni, considerazioni varie intorno ad alcuni dei temi caldi. Sono stati interventi molto appassionati e documentati che hanno reso la discussione interessante e partecipata al punto che i Sindaci presenti hanno prospettato la opportunità di organizzare delle iniziative tematiche ad hoc. Una bella sorpresa che fa da buon auspicio sulla opportunità di rendere permanente la fiera e di abituarsi, come Unione dei Comuni, a rendere permanenti forme di partecipazione e di inchiesta.
- la rivolta contro il balzello dei consorzi di bonifica esteso a tutta la regione anche dove il problema non sono le bonifiche, ma il controllo dell'assetto idrogeologico, la pulizia e manutenzione dei fossi, tra pastoie burocratiche e situazioni di abbandono legate alla frammentazione di proprietà boschive lasciate in condizione di abbandono. In proposito i Sindaci della Unione hanno sottolineato che, per questa ragione, prima che la competenza passasse alla Regione, non avevano mai emesso i ruoli per quel tributo, mentre Giani ha affermato che, in ambito regionale, è in corso una verifica-rivisitazione della intera normativa.
- le problematiche connesse ai piani di taglio con un eccesso di pianificazione e la presenza di funzionari-burocrati poco attenti alle esigenze delle aziende boschive (con un rimpianto dei bei tempi in cui di problematiche del taglio se ne occupava la forestale che conosceva i boschi, il territorio e le sue esigenze)
- il ripresentarsi, dovuto ad una malaugurata dichiarazione del presidente della Regione Rossi, dello spettro della diga sul Merse per formare proprio nella zona del pian di Feccia un grande invaso destinato ad approvigionare d'acqua la Maremma. Su questo punto sia i Sindaci, sia il consigliere Giani, hanno rassicurato; il progetto è stato cassato moltio anni fa ed è oggi assolutamente improponibile.
- le problematiche legate al prezzo del grano e alle mancate tutele della produzione locale che sarebbero state accetruate dal recente accordo tra la UE e il Canada (accordo CETA) per la eliminazione dei dazi doganali. Su questo punto è intervenuto con una replica esplicativa l'onorevole Sani sottolinendone gli aspetti di positività e gli elementi critici. Si è chiarito in particolare la necessità che le tutele avvengano sulla base di accordi commerciali perché nel mondo di cultura anglosassone le nostre dop e doc non hanno valore automatico. Sani ha spiegato tra l'altro che proprio in Canada è stato registrato anni fa, da un imprenditore italo canadese, con il marchio prosciutto di Parma, un prodotto locale e tale registrazione impedisce oggi al nostro consorzio del prosciutto di presentarsi con il suo marchio (quualcosa di analogo a quanto avvenne anni fa con il consorzio del Chianti Gallo Nero).
Il tema più caldo è risultato essere quello del grano duro con la preoccupazione da parte dei coltivatori presenti. Il grano duro canadese che, tenuto conto del clima freddo, va a maturazione in 6 mesi (da aprile a settembre) e viene fatto maturare ed essiccare in maniera non naturale e con forti interventi chimici, non dovrebbe essere equiparato al prodotto nazionale per differenze di ordine qualitativo. Un fantasma si aggirava per la sala: la Barilla e i grandi produttori di pasta, grandi acquirenti di grano duro canadese ed esportatori di pasta verso il mercato americano contro i piccoli produttori di grano duro.
Gli interventi dei 4 sindaci sono stati in sintonia e segnalo quello appassionato di Beppe Gugliotti contro l'eccesso di centralismo pianificatorio che caratterizza il governo del territorio in ambito provinciale e che fa sfiorare l'immobilismo tra raccomandazioni e divieti.
Al di là del dibattito, ristorante a pranzo e cena, stand di artiginato e di prodotti legati al mondo agricolo, musica, giri in carrozza e tanta gente da Montieri sino a Sovicille. Buon segno.