Monticiano, il turismo
Non è farina del mio sacco, ma si tratta di un lavoro di ricerca e assemblaggio di dati che stanno sui siti della provincia di Siena e di Regione Toscana. Il lavoro è stato fatto da Renata Poggioli e presentato nella serata pubblica di chiusura della campagna elettorale da parte della lista che ha poi vinto le elezioni.
I dati sono riferiti al 2015 (ultimo anno con dati elaborati) e i confronti sono con la situazione dell'anno precedente.
Come è andata complessivamente la presenza turistica? Decentemente per la Toscana + 6,25%, bene per la provincia di Siena + 10,00% e malino per la val di Merse + 2,60%.
Chiusdino, che vuol dire San Galgano, la fa da padrone in termini di presenze con un risultato paragonabile a quello di Sovicille che, dimensionalmente è molto più grande. Si dice, di solito, che è tutto merito di San Galgano ma non è esattamente così. Chiusdino, insieme a Radicondoli ha una media alta di presenze in giorni di una settimana mentre come è noto la parte consistente degli arrivi turistici su San Galgano è della serie mordi e fuggi: arrivo, faccio le foto, magari faccio una passeggiata sino all'eremo per vedere la spada nella roccia e poi me ne vado. Il fenomeno matrimoni va valutato a parte perché chi si sposa non necessariamente organizza la permanenza a Chiusdino.
Evidentemente le strutture ricettive di Chiusdino, in cifra assoluta, sono riuscite a proporre una offerta che stimola una permanenza più lunga (strutture in cui si sta bene o che propongono visite di area e penso al villaggio di Pentolina). Invece il trend, intorno al 4%, è basso e si tratta di capire se Chiusdino ha già saturato le sue potenzialità negli anni scorsi o se si tratta di un risultato negativo (confrontato con la media senese).
Il quadro che riguarda Monticiano è triste e sconfortante, pochi arrivi, poche presenze e, soprattutto un calo del 35% rispetto all'anno precedente. Crisi su tutta la linea.
Un ultimo dato riguarda le caratteristiche e l'utilizzo delle strutture ricettive. Ce ne sono tante, sia di alberghiere sia di extra-alberghiere ma il dato più rilevante ha a che fare con l'utilizzo in corso d'anno.
A Chiusdino esse sono utilizzate per 106 giorni, a Sovicille per 64 e a Monticiano per 33. La stagione turistica a Monticiano è breve o brevissima. Dunque è sfatato dai dati l'apporto decisivo della caccia al cinghiale in braccata (da novembre a gennaio) ed è confermato quanto qualche operatore turistico in desolata solitudine sostiene da tempo sulla necessità di portare tra i 4 e i 6 mesi il periodo buono. Lo consentirebbero il clima e i beni ambientali ma non è così.
Monticiano ha una serie di strutture di proprietà pubblica (comune, Regione e provincia) che potrebbero essere efficacemente utilizzate per la convegnistica, per i matrimoni e per i corsi di formazione aziendali.
Mi riferisco all'auditorium annesso al museo della biodiversità che negli anni scorsi è stato utilizzato esclusivamente per iniziative convegnistiche della amministrazione comunale, al chiostro di S. Agostino (per i matrimoni) e agli annessi locali di proprietà pubblica, al centro della Pineta che è utilizzato per la formazione antincendio solo in alcuni periodo dell'anno e che è dotato di capacità ricettive, aule con dotazione tecnologica e auditorium.
A proposito del chiostro ricordo la presenza, in locali inidonei, di un notevole patrimonio artistico, paraliturgico e devozionale nella sacrestia della Chiesa attualmente curato con lodevole attività volontaria dalla compagnia del beato Antonio Patrizi. Chiusdino, con molto meno in termini di materiale da esporre, ha messo in piedi un proprio museo che riesce a drenare verso il capoluogo una parte dei turisti di San Galgano.
Nel suo intervento Renata Poggiali ha anche citato la tassa di soggiornoi che a Siena, a parte le tasse sui bus, fornisce da 1,5 a 5 € giornalieri a turista e che, ipotizzando una tariffa di 1 € produrrebbe comunque a Monticiano un introito di 17 mila euro annuio da reinvestire in servizi per l'attività turistica.
Chiudo con alcune considerazioni e proposte che hanno a che fare con la necessità imprescindibile di ricostruire una pro loco che operi entro un progetto di marchio d'area con i comuni della val di Merse (e questa è una delle cose che potrebbe dare un senso alla Unione).
- dotarci di un sistema di sentieri e strade ciclabili mappate, numerate e bandierate con organizzazione di escursioni guidate. In questo quadro non bisognerebbe perdere l'occasione dell'interesse dimostrato dal gruppo trekking senese a fare del Gonna 2 una struttura (tipo rifugio) che faccia da centro motore per il turismo lento d'area
- inquadrare le attività di caccia in singolo e in braccata entro una ipotesi di marchio che preveda le messa in vendita controllata dei prodotti della caccia. Un discorso analogo deve riguardare i funghi che oggi, fuori da ogni controllo sugli accessi sono invece oggetto di predazione per orde che arrivano, spoliano e se ne vanno con casse di prodotti del bosco fuori da ognio controllo
- lavorare per uno scambio virtuoso dei flussi turistici tra i comuni del territorio nel senso che siano le singole pro loco a proporre visite integrate; esemplifico con il nesso San Galgano, Chistro di Sant'Agostino, Eremo di Camerata
- curare la presenza sulla rete Internet e valorizzare quanto è stato fatto (per esempio il pregevole sito dell'eco museo della val di Merse)
- affrontare il capitolo di Petriolo che continua ad essere per Monticiano una specie di escrescenza posta al confine est e del tutto ignorata dal capoluogo. La vecchia amministrazione, anche se è stata carente sul piano delle azioni urbanistiche, infrastrutturali e di vigilanza, ha fatto in modo che l'operazione Italia Nostra per il recupero archeologico monumentale potesse partire. I problemi sono tantissimi e dalle molte facce (termalismo, viabilità, aspetti monumentali, archeologia, la val di Farma come valle medioevale intatta, le ferriere). La cosa che colpisce è la totale impermeabilità del flusso turistico verso le terme libere e i problemi di Monticiano. E' come se Petriolo fosse off-limits.
- comprendere che con un territorio di 11 mila ettari in larga misura a bosco, piene di riserve, torrenti e fiumi il rilancio deve avvenire in sinergia con azioni economiche in grado di sostenersi e dunque evitare di opporsi in partenza ad iniziative come quella della azienda faunistica che se, ben gestita, poitrebbe fare da attrattore turistico. In ogni caso, prima di fare le barricate, se ne discuta con tutti (e dico tutti) gli aventi titolo